Dagli aumenti salariali ai turni di lavoro, dagli scatti di carriera alle tutele assicurative, senza dimenticare i capitoli giovani, precariato e l’esigibilità del contratto. Saranno questi gli ostacoli che ARAN e sindacati dovranno affrontare nei prossimi mesi in vista di un rinnovo contrattuale atteso da otto anni.
Si riapre la stagione contrattuale per i dipendenti della Pubblica Amministrazione, che include il personale socio sanitario. Dopo otto anni di attesa, l’ARAN, l’Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni, preposta alla contrattazione, ha programmato i prossimi incontri con i sindacati, durante i quali dovranno essere affrontate molte questioni importanti legate alla vita lavorativa, alla carriera e al salario dei medici. Ma quali sono i principali nodi da sciogliere?
Aumenti salariali
Senz’altro tra gli argomenti principali che dovranno essere affrontati nel giro di contrattazione spicca, per difficoltà e interesse dei medici, il tema dell’aumento dello stipendio. I sindacati richiedono aumenti chiari e garantiti sui tabellari per tutti i dirigenti medici e sanitari, respingendo le proposte del Ministro Madia che, invece, propone di limitare gli aumenti contrattuali alle sole fasce più basse di reddito. Sarà probabilmente uno dei capitoli più difficili da scrivere, visti anche gli accordi con il governo dei mesi precedenti che si scontrano con l’insufficienza dei fondi che, attualmente, non permetterebbe di dar seguito alle promesse fatte. Per questo, si attende l’approvazione della Legge di Bilancio 2018 che dovrà prevedere, tra l’altro, lo stanziamento dei fondi proprio il rinnovo contrattuale della PA. Il punto di partenza della contrattazione sarà l’accordo risalente allo scorso novembre 2016 che aveva stabilito un aumento di 85 euro mensili. A questa previsione si è aggiunta poi la Direttiva Madia sul pubblico impiego, che ha previsto aumenti dell’1,09% per quanto riguarda il 2017 e dell’1,45% per il 2018: in base a calcoli presentati da Quotidiano Sanità, l’applicazione di queste percentuali comporterebbe un aumento pari a una media di 875 euro spalmate su 13 mensilità, pari, facendo una rapida divisione, a circa 67 euro al mese. I conti non tornano, quindi, anche perché non è chiaro se nei famosi 85 euro mensili siano inclusi o meno i 26 euro della vacanza contrattuale, ovvero una sorta di “rimborso” per gli otto anni che medici e dipendenti della Pubblica Amministrazione hanno dovuto attendere per giungere all’agognato rinnovo del contratto. Non si ha certezza quindi delle risorse disponibili o di come saranno distribuite, né di come il contratto pubblico sarà uniformato a quelli privati in temi di defiscalizzazione, altro tasto dolente per il personale del SSN.
Meccanismi premiali e scatti di carriera
Ritenuto necessario da più voci l’introduzione di meccanismi che garantiscano la valutazione del lavoro, della competenza e della professionalità dei camici bianchi. Un sistema quindi che premi il percorso professionale oltre che gestionale, più trasparente, obiettivo e con tempi certi, senza difformità regionali e aziendali, e che preveda non solo scatti di carriera in caso di valutazioni positive, ma anche aumenti di stipendi e premi in base al livello di difficoltà, responsabilità ed esperienza professionale richieste. Obiettivo è quindi anche incentivare i medici a fare sempre meglio, aggiornandosi continuamente e permettendo una progressione e un miglioramento dell’intero sistema sanitario. E queste valutazioni, sottolineano all’unisono i sindacati di categoria, non possono essere fatte in base al rispetto o meno dei tempari proposti da alcune regioni: «La professione medica non può essere paragonata a una catena di montaggio, e il rapporto tra un dottore e un paziente non può essere relegato al rispetto di una tabella oraria», risuonerà nelle stanze in cui si svolgeranno i tavoli di confronto.
Turni e orari di lavoro
Quello dei turni e degli orari di lavoro è un altro tema ritenuto prioritario: sarà infatti necessario adeguare l’attuale norma che regola le attività di lavoro alle nuove indicazioni UE, secondo le quali l’orario lavorativo settimanale non dovrebbe superare le 38 ore, ad esclusione dei Direttori di struttura complessa che sono invece svincolati da orari prefissati. Fare troppi turni mensili di pronta disponibilità dovrebbe essere solamente un’eccezione in caso di necessità; in ogni caso si sottolinea come questa situazione straordinaria non possa superare un lasso di tempo prolungato e, in ogni caso, debba essere garantito un aumento dell’indennità. Porre fine all’annosa vicenda dei turni massacranti, rischiose anche per l’efficacia delle cure e, quindi, per la salute dei pazienti, richiederebbe perciò maggiori risorse e una riorganizzazione delle attività all’interno delle strutture ospedaliere. Tra le richieste dei sindacati, anche l’introduzione per il personale di più di 60 anni della facoltà di non effettuare turni notturni.
Giovani e precariato
Per poter attuare una riorganizzazione del sistema, è centrale assumere giovani medici. Spicca l’intenzione dei sindacati di inserire solo contratti a tempo determinato e indeterminato, escludendo qualsiasi forma maggiormente flessibile di rapporto lavorativo. In questo modo, forse, i tanti giovani medici che da anni si ritrovano a lottare con situazioni di estrema precarietà o che fuggono all’estero dove viene loro garantita una maggiore stabilità professionale ed economica, sarebbero portati a restare o a tornare nel loro paese natale.
Responsabilità professionale e tutele assicurative
Alla luce della Legge Gelli, che introduce importanti novità in tema di responsabilità professionale, giunge dai sindacati la richiesta di una maggiore certezza sul tema delle tutele assicurative: rendere obbligatorio per le aziende ospedaliere l’assicurazione senza limiti e franchigie e coinvolgere i dirigenti medici nella gestione del rischio clinico; dovrebbe inoltre essere assicurato ai medici l’accesso ai documenti in caso di inizio di contenzioso civile o penale.
Esigibilità del contratto
Altro tema fondamentale, su cui tutte le piattaforme sindacali hanno dedicato un capitolo: la necessità di rendere il contratto esigibile, quindi omogeneo e interpretabile ugualmente da parte di tutte le Regioni ed aziende sanitarie. Si dovrà fare quindi in modo che il contratto abbia indicazioni chiare e cogenti per la contrattazione aziendale, ed evitare che la stessa disposizione venga interpretata, e quindi applicata, in modo difforme dalle varie aziende ospedaliere della penisola.
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