Il presidente Amsi Foad Aodi illustra il Manifesto “Buona sanità internazionale” in tre punti e presenta le richieste alle Istituzioni
Un manifesto per elencare i punti da affrontare con urgenza a livello legislativo per consentire l’integrazione di medici e professionisti sanitari stranieri all’interno del sistema sanitario nazionale. È quanto previsto da “Buona Sanità internazionale”, un documento presentato alla presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato Anna Maria Parente da Foad Aodi, presidente e fondatore dell’Associazione medici di origine straniera in Italia e Unione medica euro mediterranea, nonché membro della Commissione Salute Globale della FNOMCeO.
La prima questione riguarda la carenza di infermieri, medici di famiglia e specialisti con cui il SSN fa i conti da anni. «Nel 2026 mancheranno 50mila medici che dovranno essere sostituiti. Un’emergenza che annunciamo da anni» ha denunciato a Sanità Informazione il rappresentante dei medici stranieri in Italia.
Secondo Aodi, una possibile soluzione potrebbe essere l’applicazione dell’Art. 13 del decreto Cura Italia. Aodi ha chiesto di estenderlo «in modo omogeneo» sia ai medici che provengono dall’estero che a quelli che già sono in Italia. «All’inizio dell’emergenza, il decreto ha aperto le porte ai professionisti sanitari stranieri iscritti regolarmente ai loro albi professionali» ha spiegato Aodi. Di fatto, però, ha escluso «quelli che già ci sono e parliamo di 77.500 professionisti della sanità: 22mila medici e 38mila infermieri. Bisogna coinvolgere quelli che sono già qui, conoscono bene la sanità, la cultura e, soprattutto, la lingua italiana».
La proposta avanzata dal Presidente dell’Amsi è quella di coinvolgere i sanitari stranieri che lavorano in Italia da cinque anni regolarmente, con permesso di soggiorno e iscrizione all’albo professionale, senza l’obbligo della cittadinanza. «Ultimamente – ha evidenziato – vengono fatti tanti concorsi ma nessuno si presenta o si presentano in numero inferiore a quello richiesto. Questo avviene specialmente per radiologia, anestesia e ginecologia».
Concorda l’Assessore alla sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato, che ha dichiarato: «Il Lazio non solo è pronto ad applicare le norme previste dal ‘Cura Italia’, ma riteniamo sacrosanto, per chi lavora in Italia da 5 anni, parla la lingua italiana, è iscritto ad un Ordine professionale dei medici e che possiede il regolare permesso di soggiorno, il diritto di poter partecipare ai bandi di reclutamento previsti dal Sistema sanitario, indipendentemente dal possedere la cittadinanza italiana».
Infine, nel manifesto si chiede di «promuovere la telemedicina, l’aggiornamento professionale, la cooperazione internazionale – ha concluso Aodi -. Per noi è importante l’internazionalizzazione del SSN e la valorizzazione delle buone pratiche in sanità».
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato