La Confederazione Italiana Medici Ospedalità Privata chiede un incontro a Speranza che intanto ha convocato i rappresentanti dei sindacati non medici. «Ci è stato proposta un rinnovo in autofinanziamento, con 100 ore di lavoro in più all’anno: così abbiamo interrotto le trattative», sottolinea il segretario Carmela De Rango
Non tutti i medici possono gioire per il rinnovo del contratto. Mentre infatti i camici bianchi che lavorano nel pubblico hanno visto rinnovare il contratto a luglio (anche se non tutte le sigle sindacali hanno firmato) con il relativo adeguamento economico, non possono dire altrettanto quelli del settore privato che ormai da tre anni vedono andare avanti una trattativa con la controparte privata che non accenna a sbloccarsi.
Nodo del contendere è l’aumento: i medici della sanità privata chiedono di colmare quel 50% in meno di retribuzione rispetto ai colleghi del pubblico, un gap che viene contestato dai sindacati. «Giovedì abbiamo interrotto la trattativa perché dopo tre anni di confronto la proposta economica ricevuta non raggiungeva quelli che erano i nostro obiettivi» spiega a Sanità Informazione Carmela De Rango, Segretario di Cimop, Confederazione Italiana Medici Ospedalità Privata. «La percentuale che ci è stata proposta è del 24% ma in autofinanziamento – spiega De Rango – Cioè una parte della retribuzione di questo aumento doveva essere restituito all’azienda o tramite una percentuale di libera professione da svolgere oppure tramite delle ore aggiuntive che devono essere comprese nella retribuzione. Si parlava di 100 ore in più all’anno nella stessa retribuzione su un contratto di 38 ore: non era accettabile una proposta di questo genere». Cimop ha proclamato lo stato di agitazione e non esclude di ricorrere allo sciopero.
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Dottoressa De Rango, parliamo della trattativa per il rinnovo del contratto dei medici dell’ospedalità privata: a che punto siamo?
«Giovedì abbiamo interrotto la trattativa perché dopo tre anni di confronto la proposta economica ricevuta non raggiungeva quelli che erano i nostri obiettivi. È una situazione molto difficile perché i medici che lavorano in una sanità pubblica anche se in istituzioni private godono di una retribuzione che è il 50% inferiore rispetto ai nostri colleghi della sanità pubblica. Ma facciamo le stesse cose, curiamo i pazienti come tutti, però abbiamo questa retribuzione. Questo perché dobbiamo confrontarci con i nostri datori di lavoro che sostengono di non avere le risorse per poter andare a colmare quel 50%. Abbiamo scritto nei giorni scorsi al neoministro della Salute Speranza, siamo in attesa di essere convocati. Sappiamo che ha convocato tutto il personale non medico, quindi tre sindacati rappresentativi dei non medici ma non i medici. Io sono fiduciosa che possa ascoltare anche la nostra posizione e soprattutto il nostro disagio perché non è più possibile avere un contratto fermo dal punto di vista normativo da 14 anni e da un punto di vista economico da 10 anni. Ma in realtà anche dal punto di vista economico ci sono differenze: il rinnovo del 2009 è stato applicato al 50% nelle regioni del centrosud e non è stato applicato nel Lazio nelle strutture religiose. Abbiamo anche tutta la questione dell’equiparazione dei titoli di carriera, quindi siamo discriminati anche su quel versante. Sono fiduciosa che il ministro ci convocherà per ascoltare i nostri disagi».
L’incremento economico che vi è stato proposta a quanto ammontava?
«La percentuale che ci è stata proposta è del 24% però in autofinanziamento. Cioè una parte della retribuzione di questo aumento doveva essere restituito all’azienda o tramite una percentuale di libera professione da svolgere oppure tramite delle ore aggiuntive che devono essere comprese nella retribuzione. Si parlava di 100 ore in più all’anno nella stessa retribuzione su un contratto di 38 ore non era accettabile una proposta di questo genere. Voglio sapere se ci sono delle risorse aggiuntive che si possono mettere a disposizione dei medici dell’ospedalità privata per colmare quel gap che ormai da anni non riusciamo a raggiungere tra noi e i nostri colleghi dell’ospedalità pubblica».
Le controparti private Aiop e Aris non metteranno fondi?
«Aiop e Aris, se facciamo un conto e andiamo a scorporare questa percentuale che loro avrebbero messo a disposizione, sarebbero disponibili a riconoscere delle risorse però con questa formula, cioè non scorporando quella che è l’inflazione di questi 10 anni. Quindi ieri abbiamo interrotto le trattative e abbiamo dichiarato lo stato di agitazione che se non ci sarà la soluzione di questi problemi sfocerà in uno sciopero con purtroppo i disagi per cittadini che poi è la nostra centralità, noi lavoriamo per loro».