Manifestazione sotto la sede Aiop a Roma di un centinaio di operatori della sanità. Cittadini (Aiop): «Siamo in attesa che tutte le regioni varino delibera per erogare i fondi pubblici necessari». Anche Cimop e Ugl hanno incrociato le braccia
“La salute non si rapina”, “Aridatece er contratto”, “Padroni predoni con i soldi pubblici”. Sono sempre più arrabbiati i lavoratori della sanità privata oggi nuovamente in strada in sciopero per protestare contro il mancato rinnovo del contratto assente ormai da 14 anni. Questa volta la protesta, organizzata da Cgil, Cisl, Uil, è arrivata sotto le finestre dell’Aiop, l’Associazione italiana ospedalità privata: un centinaio di persone ha bloccato via Lucrezio Caro a Roma scandendo slogan contro le associazioni datoriali.
La protesta ha accompagnato lo sciopero generale che ha riguardato circa 100mila lavoratori, l’ultimo atto di un braccio di ferro infinito tra i sindacati da una parte e Aiop e Aris dall’altra che, dopo la preintesa dello scorso 10 giugno, hanno fatto marcia indietro sulla firma del contratto.
«C’è bisogno che Aris e Aiop si convincano a confermare gli impegni che hanno assunto con noi il 10 giugno. C’era scritto in quel verbale di intesa che entro il 30 luglio avremmo sottoscritto il contratto – spiega Serena Sorrentino, Segretario della Cgil Funzione pubblica -. Ad oggi quello che manca è la firma: le risorse ci sono, le regioni stanno approvando le delibere. Quindi non ci sono alibi: in realtà i datori di lavoro hanno recuperato qualche mese di tempo evitando di riconoscere gli aumenti ai lavoratori e ancora una volta hanno dato uno schiaffo alla dignità delle persone che curano la nostra salute e ci hanno salvato la vita durante il Covid. Pensiamo che questo sia vergognoso e chiediamo una risposta corale. Chiediamo a tutte le istituzioni in queste ore di dire ad Aiop e Aris di convocare le loro assemblee generali e firmare il contratto».
Rincara la dose Maurizio Petriccioli, Segretario della Cisl Funzione pubblica: «Dobbiamo continuare a rendere noto a tutti il comportamento di queste due associazioni datoriali che da 14 anni non firmano un contratto e che dopo 3 anni di trattative si sono rimangiate la parola. Chiediamo aiuto alle istituzioni e chiediamo che intervenga Confindustria dicendo alla propria federazione che le relazioni sindacali sono importanti, sono un valore e creano coesione, mentre loro stanno creando una spaccatura sempre più insanabile».
Tanta la rabbia dei lavoratori, che in un flash mob hanno simulato la firma del contratto con un grande assegno intestato ad Aiop. «La delusione l’abbiamo lasciata 14 anni fa quando pensavamo che un contratto poteva essere rinnovato secondo i tempi di legge – racconta un lavoratore della Cgil -. Quando i nostri parenti vengono a curarsi nelle nostre cliniche non vedono un infermiere di serie A o di serie B, ma un operatore del Servizio sanitario nazionale: noi vogliamo essere pagati come i nostri colleghi».
«Devo ringraziare, una volta ancora, il Ministro, il Presidente della Conferenza delle Regioni e tutte le Istituzioni perché si sono adoperate in maniera lucida, tempestiva e partecipata alla soluzione di un problema che si trascina da 14 anni – spiega a Sanità Informazione la Presidente nazionale Aiop, Barbara Cittadini -. Tutti gli impedimenti normativi, di loro competenza, sono stati rimossi e quanto a loro ascrivibile è stato fatto, così come da impegni assunti. Adesso bisogna confrontarsi con le Regioni, perché il Titolo V lascia loro piena autonomia. Ogni Regione dovrebbe, in relazione alle risorse che sono state svincolate, con norma nazionale, che consente, anche, di incrementare la spesa per le strutture di diritto privato del SSN, definire un accordo, un percorso con le Aiop regionali per garantire la contribuzione del 50% del costo del rinnovo contrattuale. Le Regioni sono autonome e posso decidere come erogarlo. Ogni Regione ha i suoi tempi: ad oggi hanno deliberato Veneto, Lombardia, Sicilia, Marche e Lazio, ma sono certa che lo faranno tutte. È un problema di tempi. Noi abbiamo già convocato l’Assemblea per il giorno 25 settembre e siamo fiduciosi, di qui a quella data, di essere nelle condizioni di dare una risposta alle lavoratrici ed ai lavoratori che aspettano da 14 anni questo contratto e che, ogni giorno, garantiscono professionalità, tempo e dedizione ai malati del SSN e alle nostre aziende»
Respinge le accuse l’Aris, l’Associazione religiosa istituti socio-sanitari, che in una nota del presidente padre Virginio Bebber parla di “sciopero inutile” e scarica la responsabilità su «quelle Regioni che non solo non tengono conto degli accordi presi in sede Governo e Conferenza delle Regioni, ma si negano ad ogni confronto con i rappresentanti delle parti datoriali le quali, pronte da giugno scorso a fare la loro parte, chiedono agli assessori regionali alla Sanità di dar seguito concretamente a tali accordi». Inoltre secondo Bebber lo sciopero «viola le norme a suo tempo sottoscritte e tutt’ora vigenti, che prevedono espressamente il ‘divieto di effettuare scioperi nei 5 giorni immediatamente precedenti e nei 2 giorni susseguenti le consultazioni elettorali o referendarie».
A Bebber controbatte Serena Sorrentino: «Già da luglio c’è una presa di posizione del Ministero della Salute inviata a tutte le regioni e una nota della presidenza della Conferenza delle regioni con l’impegno di tutti i presidenti a deliberare. Se poi c’è bisogno che materialmente i soldi siano sui conti correnti dei datori di lavoro per anticipare risorse che stanno accantonando da 14 anni siamo all’assurdo e all’irricevibile da parte di tante persone che in questi anni hanno fatto troppi sacrifici a fronte di tante aziende che hanno fatto troppi profitti: ricordiamo che la maggioranza di queste aziende sono quotate in borsa».
A pagare il conto di questa lunga attesa sono gli operatori della sanità privata che si sentono sempre di più ‘lavoratori di serie B’: il mancato rinnovo del contratto non incide solo sul mancato adeguamento salariale ma intacca anche i contributi previdenziali perché per 14 anni non c’è stata la rivalutazione del loro montante contributivo.
«I lavoratori che operano in questo settore sono lavoratori che hanno gli stessi titoli abilitanti che hanno i dipendenti pubblici, né più né meno – spiega Domenico Frezza, Responsabile Uil Sanità Privata Roma e Lazio -. Li abbiamo chiamati eroi durante il Covid ed ora nessuno parla dell’aumento degli organici e degli adeguamenti salariali».
«Sono 14 anni di menzogne – spiega amareggiata una lavoratrice -. Ma noi abbiamo una famiglia. Sono 14 anni senza un centesimo in più. Ora vediamo che scusa accampano adesso per non firmare».
Sostiene lo sciopero della sanità privata anche la Cimop, Confederazione italiana medici ospedalità privata, che però non ha organizzato sit-in. «È il terzo sciopero in un anno, e non era mai accaduto – scrive la segretario Carmela De Rango -. Gli “angeli” del periodo Covid sono stati da tutti dimenticati, sia da coloro che offrivano servizi alle istituzioni (Aiop e Aris) sia dalle istituzioni che di quei servizi hanno usufruito. È una partita giocata senza i medici ma con i medici impegnati a fronteggiare l’emergenza Covid. Riteniamo che questa situazione sia diventata vergognosa. Vogliamo il contratto subito».
L’UGL, nella giornata dello sciopero generale della sanità privata Aiop-Aris, è scesa in piazza con un presidio che si è Svolto di fronte alla Regione Lazio. «Riteniamo che l’azione vada sempre di pari passo con le rivendicazioni. Per questo motivo con tanti lavoratori del comparto abbiamo manifestato in tutta Italia la rabbia per un accordo, quello della sanità privata Aiop-Aris, fermo da 14 anni e che deve essere sottoscritto al più presto. Da Nord a Sud abbiamo raccolto e rilanciato le proteste degli oltre 100mila professionisti di questo comparto. In questo lunghissimo arco di tempo hanno continuato a svolgere con professionalità e dedizione il proprio lavoro. Sono gli stessi che in assenza di un nuovo contratto non hanno esitato a affrontare con generosità l’emergenza del Covid-19 ma che oltre alle parole di elogio hanno ricevuto ben poche gratificazioni. Per tutti questi lavoratori, per i loro diritti e le loro tutele abbiamo incrociato le braccia» afferma in una nota Gianluca Giuliano, Segretario Nazionale della UGL Sanità. In mattinata una delegazione sindacale della UGL è stata ricevuta da Egidio Schiavetti, responsabile della Segreteria dell’Assessore alla Sanità della Regione Lazio che proprio ieri ha varato la delibera per la copertura del 50% del rinnovo del CCNL, così come stabilito dagli accordi raggiunti dalle OO.SS. in sede Ministeriale alla presenza della Conferenza Stato Regioni.
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