Lavoro e Professioni 5 Agosto 2020 15:59

Sanità privata, la protesta di Cgil, Cisl e Uil: «Firma entro pochi giorni o sciopero generale»

Presidio di decine di lavoratori davanti alla Camera dei deputati: tra gli slogan «contratto subito» e «padroni predoni». Landini (Cgil): «Firmare il contratto vuol dire riconoscere il lavoro delle persone e mettere al centro la salute dei cittadini». Bombardieri (Uil): «Se non si rinnovano i contratti, lo scontro sarà inevitabile». Ai manifestanti la solidarietà del vicesegretario dem Andrea Orlando

«Padroni predoni coi soldi pubblici» e «vergogna». Erano di questo tenore i cartelli apparsi in piazza Monte Citorio nel giorno della ‘rabbia’ dei lavoratori della sanità privata verso la controparte, Aiop e Aris, le associazioni datoriali che secondo la pre-intesa del 10 giugno avrebbero dovuto firmare entro il 30 luglio il rinnovo del contratto atteso ormai da 14 anni.

La pre-intesa è rimasta invece lettera morta e così Cgil, Cisl e Uil hanno portato in piazza il disagio dei lavoratori che si sentono «traditi» dopo il grande sforzo profuso durante l’emergenza Covid.

«Si sono riempiti la bocca definendo eroi questi lavoratori, ma poi se ne sono dimenticati quando si è trattato di rinnovare il contratto scaduto da anni – sottolinea il leader Uil Pierpaolo Bombardieri -. Bisogna dare un segno di riconoscenza a chi ha dato la vita, in questi mesi, per salvarla a tante lavoratrici e lavoratori. Il contratto nazionale è un istituto fondamentale per la redistribuzione della ricchezza e per la garanzia dei diritti dei cittadini. Se non si rinnovano i contratti, lo scontro sarà inevitabile. Non ci saranno sconti per nessuno. Se qualcuno pensa di far saltare la copertura sociale per i più deboli e di continuare a dare i soldi ai più ricchi, si sbaglia di grosso: noi non lo permetteremo».

Ai lavoratori è arrivato anche il sostegno di alcuni politici: prima l’ex leader Cgil Guglielmo Epifani, poi il vicesegretario del Pd Andrea Orlando: «Credo sia fondamentale dare un contratto a questa categoria che abbiamo visto quale rilevanza ha per la tenuta sociale del Paese – sottolinea Orlando -. Credo sia inaccettabile il comportamento datoriale, il modo in cui questo contratto sia stato rinviato nel tempo e poi strappato dopo una prima intesa. Tutto il nostro sostegno deve andare a questi lavoratori».

LO SCIOPERO GENERALE SI AVVICINA

In piazza la folla si è fatta sentire: al grido di «contratto, contratto» e «basta lucrare sulla pelle dei lavoratori» tutti hanno preannunciato battaglia con una mobilitazione che ha buone chance di sfociare in uno sciopero generale.

«Sono 14 anni che i lavoratori del settore privato, che è convenzionato, aspettano il rinnovo del contratto, non si può continuare così» afferma il leader della Cgil Maurizio Landini. Firmare il contratto vuol dire riconoscere il lavoro delle persone e significa mettere al centro davvero la salute dei lavoratori e dei cittadini». Poi tuona anche contro il governo: «Se non proroga il blocco dei licenziamenti sino alla fine del 2020, si assumerebbe tutta la responsabilità del rischio di uno scontro sociale».

Pieno sostegno ai lavoratori della sanità privata anche dalla segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan: «Centomila lavoratori attendono il legittimo riconoscimento economico e le giuste tutele. È irresponsabile il comportamento delle associazioni datoriali».

Ancora più dura Marianna Ferruzzi, Segretario Cisl Funzione pubblica con delega per la sanità pubblica e privata, che arriva ad ipotizzare una revisione del meccanismo di accreditamento: «Una cosa del genere non è più tollerabile. In questi anni abbiamo fatto un percorso proprio per superare questa differenziazione e avere, per lo stesso lavoro, lo stesso salario e gli stessi diritti. Avevamo raggiunto la pre-intesa lo scorso 10 giugno dove ogni singolo punto era stato concordato con Aiop e Aris. Purtroppo la ratifica non è arrivata. Questo nonostante gli impegni che governo e regioni avevano assunto per andare a coprire il 50% dei costi contrattuali. Un meccanismo di gioco al rialzo che i lavoratori non possono più tollerare. Per cui o si arriva a ratifica entro pochissimi giorni o sarà sciopero generale e il Paese dovrà ripensare profondamente il sistema degli accreditamenti. Questa politica non si può più permettere di essere ostaggio di questi imprenditori privati».

Inutile il tentativo di conciliazione in conference call organizzato in mattinata dal Ministero del Lavoro. Ai confederali si aggiunge l’Ugl che minaccia lo sciopero generale: «Retribuzioni, tutela dei diritti, dignità, sono i capisaldi ancora una volta calpestati che gli operatori della sanità privata meritano, per la loro professionalità mostrata a più riprese anche durante questo lungo periodo di emergenza dove non hanno esitato a scendere in prima linea nella lotta al Covid-19. Il mancato accordo esito dell’incontro odierno non può che portare, senza garanzie certe – affermano il Segretario Nazionale della Ugl Sanità Gianluca Giuliano e il Dirigente Nazionale Carmelo Urzì – allo sciopero generale dei lavoratori della sanità privata».

 

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