Lavoro e Professioni 17 Agosto 2021 10:03

Sanitari non vaccinati, scattano sospensioni in tutta Italia. E qualcuno torna sui suoi passi

A Milano 10mila segnalati, a Palermo più di 800 e in Veneto 5mila: sono medici, professionisti sanitari e oss che hanno scelto di non vaccinarsi e che riceveranno gli avvisi per le sospensioni dal lavoro. C’è chi lascia pazienti senza mmg, chi abbandona un reparto in emergenza e chi cambia idea

Sanitari non vaccinati, scattano sospensioni in tutta Italia. E qualcuno torna sui suoi passi

Il tempo è scaduto per i professionisti sanitari che finora hanno rifiutato la vaccinazione anti-Covid. Agosto è stato il mese delle sospensioni, che viaggiano veloci con le comunicazioni ufficiali inviate dagli Ordini e dalle strutture sanitarie. Tra i sospesi anche chi lavora in un reparto molto oberato e in emergenza, chi è a stretto contatto con persone anziane e fragili, medici di famiglia e lavoratori nel settore privato.

Come funziona la sospensione

Dopo aver completato il complesso iter richiesto dal decreto, che prevede una prima segnalazione con invito a presentare vaccinazione o esenzione, poi un secondo invito, il controllo incrociato dei dati tra aziende sanitarie e Regione e infine la sospensione, si vedono i primi effetti.

Il risultato dell’accertamento viene poi comunicato all’interessato, al datore di lavoro e agli Ordini professionali perché ne prendano atto e adottino i relativi provvedimenti di competenza. La sospensione arriva poi all’interessato dall’Ordine professionale, e la Commissione dell’albo di competenza adotta la delibera della presa d’atto della sospensione e l’annotazione nell’albo di riferimento.

Non tutte le persone segnalate e contattate poi vengono effettivamente allontanate. Tanti ci ripensano e decidono di fare il vaccino per rientrare a lavorare. È stato il caso di tanti professionisti milanesi, che dopo gli avvertimenti arrivati nei giorni scorsi hanno infine ceduto e con ritardo hanno fatto la prima dose.

Le prime sospensioni

Non è successo così a una dottoressa di Cervarese (Padova) che ha scelto la sospensione lasciando 1300 mutuati senza medico, che ora si rivolgeranno a professionisti più lontani. In Liguria sono già 71 i sospesi, in Veneto 70 nella Asl 3 Serenissima ma la Regione ha calcolato 4.950 professionisti scoperti. In Sardegna si contano 700 operatori non in regola, le prime 57 lettere sono state inviate. A Milano molti dei primi 2.500 avvisati sono tornati sui loro passi, ma le posizioni segnalate sono 10mila: già 50 i sospesi. Così ad Avellino dove sono in 30 ad essere a casa. Nella Usl Umbria 2 sette tra infermieri e oss hanno rifiutato il vaccino e sospeso l’attività lavorativa.

Da Palermo l’Ordine dei medici ha comunicato che l’Asp ha richiesto la mail pec ufficiale di 849 medici. Nei prossimi giorni, si legge in una nota, scatteranno gli accertamenti. «La sola alternativa per continuare a svolgere l’attività – come spiega il presidente dell’Ordine dei medici di Palermo, Toti Amato, componente del direttivo della Federazione nazionale Fnomceo – è il trasferimento in un ruolo diverso che non comporti il contatto con i pazienti per i rischi di contagio delle infezioni da Sars-CoV-2».

Un meccanismo “farraginoso”

Il meccanismo di gestione delle sospensioni ha rallentato di molto le procedure. Anche il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici e odontoiatri, Filippo Anelli, lo ha definito “farraginoso”. «Lo avevamo detto che la legge non era chiara – ha dichiarato –. Poi la sospensione porta con sé il problema di sguarnire certi reparti, mettendo in difficoltà l’assistenza delle Asl. Comunque, devo dire che i medici hanno risposto alla grande, l’intera professione si è confermata un baluardo della scienza».

Ricorsi per ora respinti

Nelle sospensioni sono coinvolte infatti anche le professioni sanitarie e gli operatori sociosanitari, che sono parte degli oltre 600mila lavoratori del settore. Alcuni si sono rivolti al giudice del lavoro: è successo a Bolzano dove i ricorsi di quattro persone sospese senza retribuzione sono stati respinti. In 68 hanno invece scelto di rivolgersi al Tar. Il decreto 44, convertito in legge lo scorso 28 maggio, tuttavia non lascia spazio a contestazioni. Gli operatori della sanità che vengono a contatto con pazienti fragili e bisognosi di cure devono essere immunizzati al 100%. Se la linea è una delle più dure in Europa è perché la posta è molto alta.

 

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