Mazzacane (Goal): «Lettera Cogeaps è un atto di buona volontà. Gli ordini si adopereranno per informare gli iscritti». Foschi (Cic): «Paradossale che una professione complessa come quella medica abbia un unico momento di “abilitazione”». D’Anna (Onb): «Solo aggiornandosi un operatore sanitario può svolgere al meglio la propria professione»
Affinché tutti i professionisti della sanità comprendano davvero quant’è importante l’aggiornamento continuo in Medicina occorre, prima di ogni altra cosa, «una rivoluzione delle coscienze». Ne è convinto Vincenzo D’Anna, presidente dell’Ordine nazionale dei Biologi, che parla a pochi mesi dalla chiusura del triennio formativo corrente, prevista per il prossimo 31 dicembre. L’ex senatore spiega inoltre che, al di là delle sanzioni per chi non risulta in regola con l’obbligo ECM, il professionista deve aggiornarsi «perché solo così può svolgere al meglio la propria professione».
«I giuristi tedeschi – spiega D’Anna – dicevano che “una norma senza il precetto è una spada senza lama”. Lei la brandisce ma non serve a niente. Gli italiani avrebbero bisogno del precetto oltre che della norma perché la norma hanno la vocazione ad evaderla. Però a un professionista non basta intimare il precetto. Il professionista non si forma perché qualcuno lo può multare ma perché deve svolgere al meglio la propria attività. Il vero problema non è né la sanzione né il convincimento: sommando i vari corsi sono 25-30 mila colleghi su 55mila che seguono i programmi di Formazione ECM dell’Ordine. Il vero problema è che bisogna superare l’idea che l’Ordine sia un costo. Io mi lamento – continua il presidente dell’Onb – ma credo che negli altri Ordini sia la stessa cosa. Dopo aver fatto tutte le capriole di questo mondo, io le posso dire che il 40% delle nostre mail e delle nostre newsletter viene vanificato dal fatto che ci sia gente che non le apre.
Il Cogeaps a breve invierà delle lettere ai vari Ordini con le posizioni dei professionisti che ancora non hanno completato il fabbisogno minimo di crediti per il triennio. Danilo Renato Mazzacane, Segretario di Goal (Gruppo Oculisti Ambulatoriali Liberi), considera questo provvedimento un «atto di buona volontà» da parte del Consorzio. «A loro volta gli ordini, essendo organi sussidiari dello Stato, si adopereranno per informare i propri iscritti, anche quelli un po’ più distratti e ritardatari, per mettersi in regola – spiega Mazzacane –. Pertanto, io penso che al 31 dicembre del 2022 la maggior parte dei medici, spero tutti, sarà in condizione di soddisfare le richieste dei crediti formativi. Oltretutto, l’Ordine dei medici ha delle questioni non meno importanti da portare avanti e quindi sicuramente si adopererà in questo senso».
Il presidente di Goal conclude con un’osservazione: «L’aggiornamento professionale deve essere anche utilizzato in maniera positiva per fornire un segnale ai pazienti e tranquillizzarli. Coloro che sono in cura dai medici devono sapere che i medici sono aggiornati. Questo è il messaggio importante che deve giungere loro per ricostruire un rapporto fiduciario medico-paziente che vada ad arginare il fenomeno dell’infodemia e delle false informazioni che vengono spesso diffuse nel web».
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Secondo Diego Foschi, presidente del Collegio italiano chirurghi (Cic), il sistema attuale di aggiornamento professionale «è valido ma suscettibile di miglioramenti sostanziali. È necessario che il nostro corpo sociale modifichi le sue attese nei riguardi dei medici» e che questi ultimi «accettino l’idea che avere acquisito competenze professionali di alto livello richieda un aggiornamento continuo. Quando prendiamo la patente di guida – è l’esempio che fa Foschi –, che implica un compito relativamente semplice e ripetitivo, siamo tutti consapevoli della necessità di verificare periodicamente le nostre abilità in relazione alle caratteristiche fisiche e all’età. È paradossale che un’attività complessa come la professione medica viva di un unico momento di “abilitazione”, al momento incluso nell’esame di laurea, prolungato all’infinito sulla base del solo aggiornamento culturale, cosa che oltretutto non sempre viene perseguita secondo quanto richiesto dai regolamenti».
Di fatto, secondo il presidente di Cic, «questo aspetto della nostra vita professionale è divenuto prevalente o addirittura totalizzante, facendo in modo che le attività svolte nella pratica professionale vengano relegate ad un ruolo del tutto marginale. Credo che invece visite, esami ambulatoriali, interventi, valutati nella loro prospettiva di risultato siano il reale banco di prova della nostra adeguatezza professionale».
Il presidente OMCeO Napoli, Bruno Zuccarelli, non scusa «i colleghi che non hanno completato l’aggiornamento per pigrizia e indolenza, in quel caso non li giustifico». E questo nonostante la pandemia che ha travolto gli operatori sanitari negli ultimi anni: «Il Covid ha significato carichi di lavoro incredibili e molti non hanno avuto il tempo di formarsi: oggi come oggi recarsi a un evento formativo consente di assentarsi da un contesto ospedaliero? No, perché si generano gli SOS raddoppiando il turno per cui si deve coprire il collega in ferie o in malattia. Questa è la realtà. Non ci facciamo troppi sogni». Di occasioni per raggiungere il numero necessario di crediti non ne sono però mancate. «Ci sono state diverse proroghe per lasciare ai colleghi il tempo di recuperare – ammette – però continuo a dire che veniamo da un periodo estremamente duro: non è che ne dobbiamo tenere conto, ma è una sanità diversa rispetto a quella di 15 anni fa quando si è programmato sugli ECM. Probabilmente bisogna ritarare il discorso ECM fermo restando che un medico che si laurea oggi in Medicina dopo cinque anni ha visto il mondo cambiare, dobbiamo essere al passo con i tempi. Dobbiamo lavorare in modo concreto».
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