SPECIALE | Prende il via il dossier di Sanità Informazione sul rinnovo del contratto della professione medica: ogni settimana, un’intervista esclusiva a esponenti di punta dei sindacati della categoria e delle istituzioni. Questa settimana parla Riccardo Cassi, Presidente di CIMO
Dopo ben otto anni di stallo, i sindacati della categoria sanitaria sono pronti ad affrontare la trattativa per il rinnovo del contratto, prevista per i prossimi mesi. Molti i nodi che dovranno essere affrontati e, in un modo o nell’altro, sciolti, risolvendo aspetti decisivi della professione: dai turni massacranti ai quali sono costretti migliaia di medici, la cui età media è sempre più alta, agli scatti di carriera e, ultimo ma non per importanza, l’aumento degli stipendi. Proprio su questi temi è intervenuto ai nostri microfoni Riccardo Cassi, Presidente del sindacato dei medici CIMO, che sarà in prima linea nella contrattazione con il Governo.
Presidente Cassi, si torna a parlare di contratto: l’Aran, l’agenzia preposta alle contrattazioni, comincia questa settimana gli incontri con i ministeriali, in attesa della convocazione per il comparto sanità.
«Probabilmente penso che verremo convocati entro la prima settimana di agosto: il Comitato di settore della sanità sta concludendo i lavori e quindi ci sarà una riunione pro forma prima dell’estate per poi rinviare tutto a settembre. Anche perché, al di là delle indicazioni normative del Comitato di settore, noi per ragionare sul serio vogliamo aspettare la Legge di bilancio che dovrebbe contenere i soldi per il contratto di lavoro: già sono insufficienti quelli disponibili adesso, ma in assenza di quelli promessi non ci sono proprio le condizioni per poter fare un contratto di lavoro».
È proprio questo l’aspetto centrale, quello economico: si ragionava intorno a una base di partenza di 85 euro di aumento mensili, ma, appunto, la questione non è molto chiara.
«No, perché i conti non tornano, e poi il Ministro Madia continua a parlare di una distribuzione dei fondi alla Robin Hood alla rovescia: ma abbiamo già affermato più volte che la solidità sociale si fa con le tasse che noi paghiamo, anche abbondantemente; i contratti di lavoro invece servono per pagare il merito e la professionalità, quindi, una volta tanto, cerchiamo di fare le cose serie in questo Paese».
Parlando proprio di questo, come CIMO insieme a Fesmed avete lanciato una proposta interessante e innovativa sull’avanzamento e sugli scatti.
«Si, noi con Fesmed abbiamo fatto una federazione e abbiamo quindi discusso sugli aspetti del contratto. E siccome quello che ci unisce maggiormente è proprio la volontà di rimettere al centro la professione del medico, abbiamo ripreso una nostra vecchia proposta che consente di dare maggiore visibilità alla carriera professionale, visto che si riducono le strutture complesse, non c’è più carriera e non c’è la possibilità di premiare i bravi professionisti. Proponiamo quindi una serie di step e una verifica da fare dopo un determinato periodo di tempo: se si supera positivamente la verifica e non ci sono i posti dello step superiore per una questione di tetti di spesa dell’azienda, il medico prende un incremento economico deciso contrattualmente, premiando quindi il merito di quello che ha fatto. La riforma Madia è molto incentrata sul valutare il merito e le performance, ma noi rifiutiamo che nel settore sanitario la performance siano i tempari proposti nell’ultimo periodo da alcune regioni: nel settore sanitario le performance devono essere di qualità, ormai esistono gli indici e tutti gli strumenti su cui valutarle. Quindi noi chiediamo un sistema di progressione per i medici che hanno incarichi professionali che vada avanti su valutazioni che misurino quello che sanno fare, le competenze acquisite, che attività fanno, anche quanti interventi fanno, ma considerandone il livello: non è possibile che dieci interventi di appendicectomia equivalgano a dieci interventi di pancreasectomia. Va quindi valutato quello che un medico sa fare e, soprattutto, va valutato positivamente quello che progredisce, anche per evitare di correre il rischio che il medico, una volta inserito nel sistema, dovendo essere impegnato su più fronti stressanti, abbandoni oppure trascuri l’aspetto principale che è l’aggiornamento professionale continuo».
Poco fa citava anche il tema dei turni che dovrà sicuramente essere affrontato nel contratto, viste anche le ultime norme approvate e le indicazioni europee. È un tema sempre attuale perché spesso e volentieri le risorse non consentono di far rispettare l’adeguato riposo
«Non solo le risorse, ma anche la mancata volontà delle regioni di riorganizzare gli ospedali. Finché si continua a disperdere personale in presidi tenuti aperti solo per far piacere al sindaco di turno, noi avremo sempre questo problema. Noi dobbiamo seguire il modello del Decreto Ministeriale 70 su come si organizzano le reti ospedaliere, su cosa devono avere gli ospedali, mettere in quegli ospedali il personale necessario a garantire le emergenze e le attività di routine, e soprattutto bisogna sbloccare le assunzioni e far lavorare dentro gli ospedali i giovani: i medici si formano e apprendono dentro gli ospedali, non frequentando le lezioni universitarie, dove diventa difficile imparare a fare il medico».
LEGGI ANCHE