L’appello del segretario nazionale della Cimop al ministro Speranza: «È vero che siamo una nicchia ed un sindacato autonomo lontano dagli interessi dei partiti, ma anche noi abbiamo il diritto di essere ascoltati. La politica mostri interessi anche per i fondi pubblici utilizzati dalla sanità privata»
I medici della sanità privata stanno per intraprendere la strada che li condurrà allo sciopero. Le associazioni datoriali, impegnate in queste ore al ministero della Salute per la trattativa del rinnovo del contratto dei professionisti sanitari della sanità privata, hanno chiesto ancora un po’ di tempo al sindacato Cimop, che quindi non ha ancora fissato una data nè iniziato l’iter formale da seguire. «Ma si va verso lo sciopero», sottolinea a Sanità Informazione il segretario nazionale Carmela De Rango.
È sempre il rinnovo del contratto dei medici della sanità privata il pomo della discordia. Un contratto vecchio di 14 anni, superato da una serie di modifiche legislative, che prevede un trattamento economico pari alla metà di quanto riconosciuto ai medici della sanità pubblica. «La proposta che abbiamo ricevuto da Aiop e Aris è irricevibile – continua la De Rango – perché prevede un autofinanziamento e quindi, di fatto, un aumento di risorse solo se corrisponde un aumento di lavoro. Il ministro della Salute Speranza, che la scorsa settimana ha incontrato i sindacati della sanità privata, ci ha ignorati. È vero che siamo una nicchia ed un sindacato autonomo lontano dagli interessi dei partiti, ma anche noi abbiamo il diritto di essere ascoltati. Invece anche l’attuale governo ci sta discriminando».
«Vorrei ricordare – prosegue il segretario – che le aziende sanitarie private utilizzano fondi pubblici, e che ci dovrebbe essere un interesse da parte della politica nel modo in cui questi fondi vengono utilizzati. Siamo molto arrabbiati e lo stato di agitazione non è un capriccio, ma un passo ponderato, sofferto e indispensabile per far valere i diritti dei medici della sanità privata».
E aggiunge: «Il mancato riconoscimento dei titoli di carriera tra medici che svolgono le stesse funzioni è una ulteriore differenza, ingiustificata e altamente dequalificante per la professione. Uniformare l’humus di una stessa professione, attuata dagli stessi professionisti, con le medesime mansioni, ma che hanno una differenza solo semantica, sarebbe un gesto di grande correttezza e onestà intellettuale per l’intero comparto sanitario. E, aggiungiamo, sarebbe un vero e proprio punto di partenza (nuovo e innovativo) per quel famoso patto tra medici, pazienti e Stato che è cemento per l’inter sfera dei diritti e dei doveri in ambito sanitario».
LEGGI ANCHE: CONGRESSO CIMOP, DE RANGO CONFERMATA SEGRETARIO NAZIONALE: «CONTRATTO È PRIORITÀ. CHIESTO AUMENTO DEL 50%»