«Quando i vaccini in fase di produzione saranno somministrabili, servirà strutturare una grande organizzazione sanitaria perché si tratterà di vaccinare progressivamente circa 40-50 milioni di persone»
«Conosciamo i vaccini in fase più avanzata, ma nessuno di questi è stato al momento approvato nel nostro Paese e in Europa – spiega il prof. Claudio Cricelli, presidente Simg -. Quindi, anche se sono in fase di produzione, non sono ancora somministrabili. Il problema è che quando saranno somministrabili, sarà urgente strutturare una grande organizzazione sanitaria centrata e basata sulla rete dei Medici di Medicina Generale».
«Vaccinare e testare circa 40-50 milioni di persone richiede uno straordinario intervento strutturale sulla medicina generale – prosegue – con immediata adeguata dotazione di personale sanitario di strumenti, di protezioni e di collaboratori per tutti i medici di famiglia coinvolti. Questo tema, inclusa la radicale riorganizzazione degli studi medici, deve essere definito prima dell’inizio della campagna vaccinale, ricordando che occorrerà somministrare il vaccino due volte, per poi probabilmente verificare con test sierologici accurati che i cittadini vaccinati abbiano sviluppato una protezione. Infatti l’efficacia di un vaccino in generale varia dal 50 al 90% e solo raramente raggiunge il 100%. È anche possibile che nel futuro si debba somministrare più di un vaccino, qualora il primo non sia stato efficace: ci vorrà molto tempo. Le prime dosi, è ormai certo, saranno disponibili a partire dagli inizi del 2021, e saranno esclusiva del personale sanitario. Ci vorrà tutto il 2021 per coprire tutto il fabbisogno vaccinale della nostra popolazione italiana. Un grande sforzo, un grande impegno, al quale ci stiamo già preparando».
Si svolgerà dal 21 al 29 novembre 2020 il 37° Congresso Nazionale SIMG – Società Italiana Medicina Generale: sarà la Settimana della Medicina Generale, in modalità online. Lavoro in team, reti tra medici e altri operatori della salute, nuovi strumenti formativi, servizi diagnostici di primo livello negli studi dei Medici di Medicina Generale, utilizzo di device per il monitoraggio domiciliare e strumenti di comunicazione dematerializzata da fornire ai pazienti per migliorare l’educazione sanitaria: questi saranno i principali temi dell’appuntamento. Nel congresso verranno quindi messi in rilievo i principali problemi clinici che si presentano al Medico di Medicina Generale (patologie cardiovascolari, respiratorie, metaboliche, neurodegenerative, controllo del dolore, solo per citare i più ricorrenti) e che dovranno essere affrontati con un approccio manageriale tenendo conto di un contesto che sempre più frequentemente coinvolge la comorbidità, la fragilità, la disabilità, l’età avanzata e, con essi, le politerapie.
L’emergenza Covid-19 passerà e ritorneranno ingigantiti i problemi di fondo della sanità e della medicina del nostro Paese, occorrerà allora immediatamente ripensare l’organizzazione della medicina generale attraverso un gigantesco piano di investimenti che riporti sulle strutture territoriali dei medici di famiglia una adeguata dotazione di personale, studi medici dedicati e dotati di rigorose caratteristiche strutturali, sistemi informatici capaci di integrare tutte le funzioni e le informazioni della salute dei cittadini.
Occorre soprattutto ricordare che una medicina generale così riorganizzata consente di spostare sul territorio processi di cura attualmente costosi ed erogabili in condizioni di prossimità aumentando le cure territoriali. A tale proposito è indispensabile che nel progetto di riforma radicale della medicina generale si definisca la obbligatorietà della presa in carico dei pazienti cronici da parte della medicina generale con la immediata abolizione di tutti gli ostacoli prescrittivi di farmaci indispensabili alla buona cura delle patologie croniche. Attenzione verrà posta alla qualità delle cure e alla misurabilità dei percorsi senza trascurare gli aspetti di relazione e coinvolgimento dei pazienti.
Verranno inoltre presentate e discusse tutte le novità terapeutiche, con particolare attenzione ai farmaci destinati al trattamento delle più frequenti ed importanti malattie croniche, prevalentemente gestite a livello territoriale (Diabete, BPCO, Ipertensione Arteriosa, Fibrillazione Atriale, Osteoporosi), alcune delle quali sottoposte a limitazioni prescrittive imposte ai Medici di Medicina Generale dagli Enti Regolatori.
«Durante il congresso tratteremo dei principali temi di cui si occupano i medici di famiglia: dalle malattie croniche all’invecchiamento della popolazione, della cura e dell’assistenza per le persone fragili – spiega il prof. Cricelli – Quest’anno, più del solito, cercheremo di capire come questi argomenti possano essere utilizzati per migliorare l’attuale situazione pandemica da Covid-19. In questi giorni stiamo assistendo a una diminuzione dell’età mediana dei positivi: quindi si dimostra una malattia non solo pericolosa in base all’età, ma in base al quadro clinico dei pazienti».
Evidenze incontrovertibili dimostrano come una buona assistenza sanitaria di base migliori la salute e riduca le disuguaglianze socioeconomiche. La necessaria realizzazione di una assistenza sanitaria centrata sulla persona, con il 30% della popolazione affetta da patologie croniche, richiede cure personalizzate continue e coordinate. La “cura” delle malattie croniche non trasmissibili ha finora rappresentato la principale sfida per il Servizio Sanitario, tuttavia, l’attuale pandemia di COVID-19 ha messo a nudo anche la difficoltà dei nostri sistemi sanitari nel gestire adeguatamente le malattie acute trasmissibili.
«A queste condizioni noi lanciamo un appello a tutti i Medici di Medicina Generale di questo Paese: immediata convocazione di una conferenza nazionale della medicina generale e della sanità territoriale che costituisca la base dell’identificazione di nuovi, radicali, strumenti e strutture da implementare con adeguate risorse in un piano triennale per la medicina generale – conclude il prof. Cricelli – Qualcuno ci ha chiesto se ce la faremo, se ce la potremo fare a gestire in parallelo le mille telefonate, a somministrare i vaccini, a curare gli anziani, ad assistere gli ammalati, a imparare e ad aggiornarci su tutto, vecchie e nuove malattie. La risposta è una soltanto: “Noi ce la dobbiamo fare, perché è inevitabile: lo dobbiamo a noi, ai nostri concittadini, all’economia e a tutto il nostro Paese, noi siamo al servizio dell’Italia». «Possiamo accettare la sfida, ma solo a un patto: un grande sacrificio in cambio della garanzia di un futuro diverso», conclude.
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