Il Presidente della Società Italiana Sistema 118 traccia un quadro preoccupante: «I nostri mezzi devono essere sanificati completamente e gli equipaggi si devono svestire e rivestire. Servono 45 minuti e in quel frangente i territori rischiano di rimanere scoperti». Sotto pressione tutte le aree metropolitane
Lunghe code di ambulanze davanti agli ospedali con attese che arrivano fino a sei-sette ore, centralini oberati di chiamate, personale sempre più sotto pressione. Con la consueta schiettezza che lo contraddistingue, Mario Balzanelli, Presidente della Società Italiana Sistema 118, traccia un quadro desolante della situazione che sta affrontando il sistema di emergenza. E lancia il suo appello all’esecutivo nei giorni più difficili per l’Italia dopo il primo picco pandemico: «O si rafforza il 118 o si rischia un “crack di sistema”» è il suo grido di allarme.
Balzanelli racconta a Sanità Informazione cosa ha determinato il sovraccarico degli ultimi giorni: «Una settimana dopo l’apertura delle scuole, un numero enorme di persone con febbre che non rispondeva ai comuni trattamenti e che non passava con la tachipirina e con tosse persistente e secca che non passava con l’antibiotico, ha iniziato a chiamare il numero di emergenza. Abbiamo dovuto inviare mezzi e far fronte a tutti i casi inquadrati come sospetti Covid che poi in buona parte si sono dimostrati Covid conclamati e sintomatici. Come è salita la curva dei ricoveri, ancor più è salita la curva degli interventi del 118».
Ma non si tratta solo di eccesso di richieste: a complicare il lavoro degli operatori ci sono tutti gli interventi di sanificazione dei mezzi, oltre alle lunghe attese perché i Pronto soccorso non avevano gli spazi per poter gestire una così grande massa di casi ‘sospetti Covid’.
«Dopo questi interventi – continua Balzanelli – i nostri mezzi devono essere sanificati completamente e gli equipaggi si devono svestire e rivestire: per fare ciò servono circa 45 minuti e in questi 45 minuti tutta l’area geografica di cui quel mezzo di soccorso è tributario per l’emergenza-urgenza dev’essere servita da un altro mezzo che a sua volta potrebbe essere bloccato per sanificazione e così via. A questo problema se ne aggiunge un altro: la fila interminabile di ambulanze in coda indiana davanti alle strutture ospedaliere dove i pazienti non trovano spazi di accoglienza che invece dovevano essere predisposti durante l’estate. Ci si doveva organizzare per le aree Covid, per un eventuale riempimento massivo improvviso che di fatto si sta verificando».
La gravità della situazione spinge il Presidente della SIS 118 a lanciare un appello al governo: «Il 118 chiede conto del perché le misure governative di finanziamento della sanità che assommano a quasi 7 miliardi di euro non hanno visto rinforzare, sostenere e potenziare il 118 che è allo stremo delle forze. Chiediamo di aumentare gli operatori nelle centrali operative, i canali di flusso primario per evitare le code telefoniche, i mezzi di soccorso per assicurare che sulle prestazioni tempo-dipendenti non ci siano ritardi: non ci dimentichiamo che non esiste solo il Covid».
Balzanelli ricorda come il tempo per prepararci a una seconda ondata, prevista da molti esperti, non sia stato utilizzato al meglio. «La fase 1 ci ha fornito degli insegnamenti importantissimi: per certi aspetti ci ha preso alla sprovvista quando non dovevamo esserlo perché siamo stati costretti a gestire una pandemia privi di un piano pandemico nazionale per la maxiemergenza non convenzionale da minaccia biologica. Dopo la fase 1, forti degli insegnamenti ricevuti, dovevamo organizzarci per prevedere una fase 2 che potesse far fronte all’avvicendarsi della stagione invernale».
«Era necessario – continua Balzanelli – predisporre un fronte di risposta organizzato che sanasse quelle criticità in primis relativamente ai sistemi di emergenza territoriale 118. Il fatto è che ora, ai ricoveri per Covid, si sommano esigenze ordinarie correlate alle varie problematiche acute mediche e chirurgiche incomprimibili come gli infarti, gli ictus cerebrali, i traumi. A questa quota incomprimibile si associa una quota di richieste di soccorso da parte dell’utenza che vengono molte volte presentate agli operatori delle centrali operative neanche troppo fedelmente pur di avere una valutazione sul posto. Allora le centrali sono state subissate da un numero enorme di richieste di consigli telefonici, spiegazioni, stati ansiosi, quadri interpretativi».
«Tutte le aree metropolitane sono in affanno e le attese davanti gli ospedali arrivano fino a sei-sette ore – continua Balzanelli -. C’è gente che ci è morta in quell’attesa, come riferisce la cronaca nazionale. Chiediamo aiuto del governo affinché il 118 venga rinforzato urgentemente con provvedimenti normativi adeguati altrimenti rischiamo di essere subottimali o addirittura non appropriati nelle risposte essenziali. Non possiamo continuare ad essere dimenticati e a rischiare, per la mancanza dei dispositivi di protezione individuale, di essere noi stessi contagiati, ammalati e seppelliti».
Sulle USCA, le Unità Speciali di Continuità Assistenziali, che garantendo assistenza a domicilio avrebbero dovuto in qualche modo alleggerire il lavoro dell’emergenza-urgenza, Balzanelli è lapidario: «Non giudichiamo nessuno, non ci permettiamo di entrare nel campo dei colleghi ma una cosa è certa: stanno chiamando tutti il 118 perché siamo quelli che rispondono e arrivano sempre».
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