«Non rinnovare il contratto dei medici da oltre 10 anni significa mancar loro di rispetto e non considerare la dignità di una professione. Spero che manifestazione risvegli senso di responsabilità dei politici». L’intervista al presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici
C’era anche buona parte del direttivo FNOMCeO al sit in della dirigenza medica a piazza Monte Citorio. Il presidente Filippo Anelli, il vicepresidente Giovanni Leoni ed il segretario Roberto Monaco sono intervenuti alla manifestazione per «portare solidarietà ai colleghi» e chiedere a Governo e Parlamento di rinnovare un contratto che dia «dignità alla professione». Ma tra le motivazioni che li hanno spinti a scendere in piazza c’è anche un definanziamento del Servizio Sanitario Nazionale che rischia di far aumentare le disuguaglianze: «Se non si investe nella sanità – commenta ai nostri microfoni il presidente Filippo Anelli – la situazione precipiterà».
Presidente, la sua presenza al sit in dei sindacati della dirigenza medica e sanitaria è significativa…
«Oggi la FNOMCeO è presente a questa manifestazione per portare solidarietà a tutti i colleghi e considerare questa rivendicazione una rivendicazione dell’intera professione. Non rinnovare il contratto dei medici da oltre 10 anni significa mancar loro di rispetto e, soprattutto, non considerare la dignità di una professione. Il rinnovo di un contratto, infatti, non è soltanto un problema di carattere economico, ma deve anche rispecchiare il cambiamento che abbiamo subito in 10 anni: i servizi sono cambiati e gli episodi di violenza testimoniano la necessità assoluta di garantire sicurezza e serenità durante il lavoro. E questo non si può fare se non attraverso un contratto. Questo è quello che chiediamo oggi al Governo e al Parlamento, che devono prendere coscienza fino in fondo di questa situazione. Credo infatti che le risorse messe a disposizione non siano ancora sufficienti a garantire il rinnovo contrattuale di decine di migliaia di professionisti che si sono presi in carico l’assistenza dei cittadini, talvolta con sacrifici anche di carattere personale».
Sul piatto c’è anche la sopravvivenza della sanità pubblica. Che cosa rischiano i cittadini in assenza di finanziamenti per il Servizio Sanitario Nazionale?
«L’aumento delle disuguaglianze. Oggi, nonostante tutto, i livelli di assistenza sono buoni, Bloomberg ci ha classificato al quarto posto al mondo per efficienza delle cure e aspettativa di vita. Però abbiamo pagato un prezzo molto alto: nelle città chi abita al centro rispetto alle periferie ha aspettative di vita diverse; chi abita al Nord ha un’aspettativa diversa rispetto al Sud. Per evitare che la situazione precipiti bisogna investire nella sanità».
Che reazioni vi aspettate da parte delle istituzioni?
«Io mi aspetto grande attenzione perché la sanità è un settore che non può essere dimenticato. È strano vedere dei professionisti in piazza protestare, ma penso che una manifestazione di questo genere possa risvegliare un po’ il senso di responsabilità nei politici e darci delle risposte precise».