«I contagi crescono, alzare il livello di attenzione. Considerato lo scenario europeo, sarebbe un’illusione pensare che siamo fuori pericolo». E sui tamponi rapidi dai medici di famiglia: «Se c’è questa disponibilità Governo e Regioni lavorino subito per dar loro gli strumenti necessari e garantire sicurezza»
«La situazione è seria e delicata. È il momento di alzare il livello di attenzione». Questo il commento del ministro della Salute Roberto Speranza sull’aumento dei contagi che si è registrato oggi in Italia: sono 3.678 i nuovi casi, mille più di ieri, e 31 i morti. «L’Italia sta un po’ meglio rispetto agli altri Paesi europei: la Francia registra 17.000 casi al giorno, il Regno Unito 12.500, la Spagna 10.000. Questa è la fotografia. Sarebbe un’illusione, quindi, pensare che noi siamo fuori pericolo. Per questo il Consiglio dei Ministri ha deciso che la mascherina va indossata sempre, sia all’aperto che al chiuso, tranne quando si è isolati».
Intervenuto al Congresso della Federazione italiana dei medici di Medicina Generale in corso a Villasimius, ha quindi risposto a due delle richieste che poco prima erano state pronunciate dal segretario Scotti: «Dobbiamo fare in modo che i 235 milioni stanziati per la diagnostica di primo livello arrivino subito ai medici. Se serve, anche usando i poteri straordinari di questi mesi».
E sulla possibilità che i medici di famiglia possano effettuare i tamponi rapidi: «Se c’è questa disponibilità, governo e regioni devono mettersi subito al lavoro per dare loro gli strumenti necessari. È uno straordinario messaggio al Paese».
Quindi, ha ringraziato più volte i medici di famiglia per il ruolo che hanno ricoperto in questi mesi: «L’Italia non ha bisogno di eroi, non mi è mai piaciuta questa parola. Ha bisogno di altro, di coltivare virtù antieroiche, persone che si svegliano la mattina e decidono di fare per tutto il giorno, fino in fondo, il loro lavoro con sobrietà e serietà. Questo è quello che hanno fatto le donne e gli uomini del Servizio sanitario nazionale. Ed è questo su cui abbiamo potuto contare dinanzi ad una sfida senza precedenti e senza manuali di istruzioni. Eppure il Paese ha retto nei giorni più difficili».
«La vostra – ha aggiunto Speranza rivolgendosi alla platea – è una funzione straordinaria, fondamentale. Siete un pezzo insostituibile dello Stato, e dobbiamo difendere e valorizzare ogni studio di medico di Medicina Generale. La capillarità straordinaria della Medicina Generale, e la fiducia che i cittadini nutrono nei suoi confronti, ha delle potenzialità che ancora non sono state espresse del tutto. E se ho questa prossimità con il cittadino, dentro quello spazio ci devo mettere tutto quello che è necessario per dare risposte migliori».
«I prossimi mesi – ha continuato Speranza – saranno ancora più difficili. Perché non solo dovremo gestire l’emergenza ancora in corso, ma dovremo anche iniziare a costruire il Servizio sanitario nazionale del futuro, a partire da alcuni assi fondamentali che vorrei condividessimo. Serve un grande patto per ragionare insieme, non ce la fa un Ministro da solo».
«Però – ha puntualizzato – dobbiamo invertire la tendenza in merito alla spesa in sanità. Dobbiamo far passare il concetto che ogni euro messo sulla salute non è una spesa pubblica ma un investimento. E che non possono essere le tabelle degli uffici di bilancio a dire che diritto alla salute possiamo garantire; al contrario, è il diritto alla salute che dobbiamo garantire a dover scrivere quelle tabelle».
Infine, un passaggio sulla formazione: «Un Ssn che cambia ha bisogno di una formazione adeguata. Un pezzo della questione ha a che fare con la l’ingresso nella professione, un altro con la formazione continua. Se ci sono nuovi strumenti e innovazioni, dei cambiamenti veloci che entrano in casa, la formazione non deve essere episodica ma costante».
«Abbiamo davanti a noi mesi difficili – ha concluso -. Servirà che il Paese si stringa, e voi sarete motore di un Paese che ce la fa. Dopo aver sconfitto il virus, costruiremo insieme una nuova idea di Servizio sanitario nazionale che parta dalla prossimità».
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