Riorganizzare il Ssn anche con le disponibilità del Recovery Fund, la formazione dei Mmg e il ruolo della sanità convenzionata tra gli highlights del tavolo sulla medicina generale
“Lungimiranza”. È stata questa la parola d’ordine per il Tavolo ministeriale sulla Medicina Generale, avviato ieri tra ministro della Salute e sindacati. Proposte e vulnus per rinnovare una delle categorie più pesantemente colpite dall’emergenza coronavirus. Roberto Speranza ha affermato di volere ora preparare il terreno per una riforma del Servizio sanitario nazionale, che comprenda sia gli ospedali che il territorio.
«Da parte nostra, noi medici non possiamo che rispondere al forte appello lanciato dal Ministro a tutelare la salute pubblica in questo delicato momento, rinnovando la nostra disponibilità, in ottemperanza all’articolo 9 del nostro Codice di Deontologia». Ha commentato così Filippo Anelli, presidente Fnomceo, in occasione della propria partecipazione.
«Il governo sta facendo di tutto per trasformare la crisi in un’opportunità, investendo risorse nel Ssn come mai era accaduto in passato», ha aggiunto. Anelli ha quindi aggiunto che la disponibilità del Recovery Fund segna un punto di svolta. «Assistenza che non può più essere in capo a un singolo medico – l’osservazione – il Medico di Medicina Generale o il Pediatra di Libera Scelta, ma deve essere erogata da un team multidisciplinare, che metta a disposizione del cittadino, in uno stesso luogo e in modo sinergico, le diverse e peculiari competenze dei professionisti. In altre parole, un sistema che, per rispondere in modo appropriato alle domande di salute dei cittadini, metta, sul territorio, i professionisti al centro, e non più le aziende».
Soddisfazione è arrivata anche da Silvestro Scotti, segretario generale Fimmg, che ha lodato l’iniziativa del ministro. Tra le priorità: «Bisogna definire i protocolli operativi da attuare in eventuali nuove fasi di emergenza e che saranno utili anche in futuro per altre eventuali crisi, incasellando queste procedure in fattispecie previste in maniera chiara e stabile nell’Accordo collettivo nazionale», ha indicato.
Insieme anche la discussione sul ruolo della medicina convenzionata. «Un ruolo centrale – ha sottolineato Scotti – perché la convenzione è uno strumento che se usato bene offre risultati anche migliori di altre forme contrattuali, soprattutto sul territorio che ha bisogno della capacità di iniziativa e dell’adattamento del libero professionista convenzionato ben più delle gerarchie di processi che rispondono ad ordini di servizio».
Tra i temi affrontati anche quello della formazione in medicina generale, «troppo spesso gestita attraverso sanatorie o riformulazione di titoli per l’accesso ad un’area che merita invece di essere riconosciuta sia nel percorso pre-laurea che nel post laurea come disciplina a sé stante, con una sua dignità specifica e non surrogabile – si legge in una nota -. Non a caso è stato proprio il ministro Speranza, in occasione dell’apertura del tavolo, a sottolineare l’impegno dei medici di medicina generale anche nella fase più dura del lockdown».
Fimmg ha approfittato di questo contesto collaborativo per ribadire la propria disponibilità a mettersi al servizio del Paese per la riapertura delle scuole e i test sierologici sul personale scolastico. «Non ha alcun senso né fondamento scientifico – ha concluso Scotti – affermare che i nostri studi non sono sicuri per questa attività che non richiede alcuna protezione in più di quelle che oggi vanno previste per il semplice accesso di qualunque paziente (Dpi, guanti e camici monouso). Così come incomprensibile appare la polemica sulla validità dei test confondendo uno screening di massa con esami più specificamente diagnostici, che nel progetto saranno comunque previsti per la parte che sarà individuata come positiva. Fimmg c’è e continuerà ad esserci per garantire ai cittadini la migliore assistenza possibile di una medicina generale pubblica nel suo senso di appartenenza al Ssn, ancor più in un momento di grande difficoltà per il Paese».