La Terapia Occupazionale parte dall’assunto che le occupazioni, intese come attività quotidiane significative, promuovono non solo il benessere fisico, ma anche quello psicologico, emozionale e sociale
Sta cambiando il paradigma nel percorso di cura, che vede il coinvolgimento di un terzo soggetto rispetto al Professionista Sanitario e alla persona assistita: il Caregiver. Ed è da questo presupposto che prende vita il congresso “Vivere la malattia dalla parte del caregiver. Coinvolgimento e supporto nel percorso di cura: il contributo della Terapia Occupazionale”, in programma per domani, sabato 8 giugno 2024 ed organizzato dalla Commissione d’Albo dei Terapisti Occupazionali dell’Ordine dei Tecnici Sanitari di Radiologia Medica e delle Professioni Sanitarie Tecniche, della Riabilitazione e della Prevenzione (TSRM e PSTRP) di Milano, Como, Lecco, Lodi, Monza Brianza e Sondrio in collaborazione con gli Ordini TSRM e PSTRP di Bergamo, Pavia e Varese, la Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus e il Corso di Laurea in Terapia Occupazionale dell’Università degli Studi di Milano. “Molte delle Professioni Sanitarie che rappresento rivestono un ruolo fondamentale nella presa in carico delle persone più fragili, e il Terapista Occupazionale è senza dubbio una di queste” commenta il Presidente dell’Ordine, Diego Catania.
“Il suo operato si esprime in percorsi articolati, che non possono prescindere dal dialogo con la famiglia e con le figure di cura. In un orizzonte demografico segnato da un progressivo invecchiamento e da un’elevata incidenza di malattie croniche, la capacità di valutare il soggetto nella sua dimensione familiare si rivela sempre più importante, variabile cruciale per il raggiungimento di una migliore qualità di vita”, continua Catania. “La Terapia Occupazionale parte dall’assunto che le occupazioni, intese come attività quotidiane significative, promuovano non solo il benessere fisico, ma anche quello psicologico, emozionale e sociale – aggiunge Michela Bentivegna, Presidente della Commissione d’Albo Terapisti Occupazionali di Milano -. Un aspetto fondamentale, nel contesto di un intervento così complesso, è il lavoro con i Caregiver e la famiglia, che giocano un ruolo fondamentale nel sostenere il percorso terapeutico e nell’assicurare che i benefici della terapia siano integrati alla vita di ogni giorno. I Caregiver sono interlocutori preziosi, perché forniscono informazioni di prima mano su come adattare le strategie terapeutiche alla routine quotidiana, all’ambiente domestico e alle caratteristiche della persona in trattamento. Sono anche, in un certo senso, i primi ‘spettatori’ della terapia, in grado di fornire utili riscontri al Terapista Occupazionale sui suoi risultati più immediati, nonché i primi sostenitori della persona assistita, che sostengono e incoraggiano nel raggiungimento degli obiettivi”.
Il convegno permetterà di analizzare casi specifici, come quello dei giovani Caregiver, e le differenze nelle esperienze di cura rispetto al trattamento di soggetti in età evolutiva o in età anziana. Verrà inoltre approfondito il contributo della Terapia Occupazionale in diversi ambiti e in rapporto alle tecnologie assistive e alla telemedicina. Un passaggio obbligato è anche la riflessione sui diritti del Caregiver, che talvolta, nel caso dell’assistenza a un familiare, rischia di veder ridotti al minimo i propri spazi di vita, professionali, sociali e di svago. “L’evento vuole mostrare come il Terapista Occupazionale sia un alleato non solo del soggetto con bisogno di salute, ma anche dei suoi Caregiver – conclude Michela Bentivegna -. Grazie all’intervento della Terapia Occupazionale, chi supporta un proprio caro affetto da disturbi o patologie croniche può avere accesso a metodi, strumenti e approcci più efficaci nella gestione della quotidianità. Allo stesso tempo, l’approccio creativo della nostra Professione contribuisce a favorire l’autonomia dell’assistito, dando vita a un circolo virtuoso: più si riesce a fare, più si vuole fare. Le vittorie del soggetto in trattamento diventano poi vittorie condivise, contribuendo a un clima più ottimista e sereno e a un maggior senso di cooperazione. È questo, alla fin fine, lo scopo ultimo del nostro intervento: riportare la speranza e la fiducia nel futuro in contesti familiari difficili”.
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