Il Presidente dell’Ordine dei Medici di Roma chiede di integrare la legge Gelli per fermare le cause temerarie: «Seguire il modello degli Stati Uniti dove c’è il patto “quota-lite”». In Italia sono 300mila le cause giacenti nei tribunali contro i dottori e le strutture sanitarie private e pubbliche
Una proposta di legge per completare la legge Gelli sulla responsabilità professionale dei medici e assicurare un argine alle cause temerarie che costringono sempre più i camici bianchi alla medicina difensiva. La proposta arriva da Antonio Magi, presidente dell’Ordine dei Medici di Roma, il più grande d’Europa, che chiede una norma che possa frenare una tendenza ormai consolidata nel nostro Paese e che mette medici e operatori sanitari in una situazione di grande disagio. «Il fatto di prevedere per legge un risarcimento anche per i medici accusati ingiustamente e che il risarcimento vada a pesare su chi fa la causa temeraria secondo me diminuirebbe in maniera considerevole cause mediche e contenziosi», sottolinea Magi che invita a guardare al modello americano dove con il patto “quota-lite”, cioè quell’accordo con il quale l’avvocato e il cliente stabiliscono che il compenso per la prestazione professionale svolta è determinato in percentuale rispetto al risultato ottenuto, gli avvocati ora tendono a scegliere le cause quando sono sicuri che ci sia possibilità di vittoria. I dati, del resto, parlano da soli: secondo il network legale Consulcesi in Italia sono 300mila le cause giacenti nei tribunali contro i dottori e le strutture sanitarie private e pubbliche, 35mila nuove azioni legali vengono intentate ogni anno ma il 95% dei procedimenti penali per lesioni personali colpose a carico di esercenti le professioni sanitarie si conclude con un proscioglimento. «Anche se il procedimento penale viene archiviato il medico subisce comunque dei danni – sottolinea Magi -. In primis bisogna pagare l’avvocato, perché il penale è a carico solo di chi si è difeso, non è che chi perde la causa paga il penalista. E meno di 10-15 mila euro il penalista non chiede. Poi, se c’è una questione penale in corso l’assicurazione aumenta la polizza».
Presidente, lei ha sostenuto recentemente che sarebbe necessario un risarcimento per i medici accusati ingiustamente. Da cosa nasce questa considerazione?
«Nella legge Gelli manca questo passaggio. Nella legge si è pensato a tutti meno che ai medici che subiscono danni professionali e non dovuti alle cause temerarie. Il fatto di prevedere per legge un risarcimento anche per questi medici e che il risarcimento vada a pesare su chi fa la causa temeraria secondo me diminuirebbe in maniera considerevole cause mediche e contenziosi. Una cosa è quando c’è veramente un danno e il cittadino ha diritto ad avere un risarcimento. Diverso quando è soltanto un fatto speculativo. Per esempio negli Stati Uniti stanno calando fortemente i contenziosi anche perché lì vale il patto quota lite. Quindi ora scelgono le cause quando sono sicuri che ci sia possibilità di vittoria. Lì la legge prevede che chi perde paga e viene coinvolto l’avvocato. Dato che è obbligato a vincere, l’avvocato si sceglie le cause migliori, quelle su cui è sicuro di poter vincere. Dunque evita la cause temerarie. Grazie a questo meccanismo c’è stato un calo del 50% di tutte le cause temerarie negli Stati Uniti. Se noi approvassimo la stessa cosa in Italia, questo ci permetterebbe di utilizzare tutto ciò che viene utilizzato nella mediazione per i risarcimenti: molto spesso le compagnie di assicurazione preferiscono mediare che andare incontro a una causa che gli costerebbe di più. Magari con 5mila euro se la cava e si evita la causa. Questo andrebbe a creare le condizioni per far risparmiare soldi al Fondo sanitario nazionale: sia il costo delle polizze assicurative sia le aziende che vanno in autotutela. Inoltre si abbasserebbe il costo della medicina difensiva».
Lei sottolinea che magistratura, in assenza dei decreti attuativi, sta interpretando la legge Gelli non sempre in modo favorevole verso i medici…
«A livello penale c’è il 95% di archiviazione. Anche se il procedimento penale viene archiviato il medico subisce comunque dei danni. In primis bisogna pagare l’avvocato, perché il penale è a carico solo di chi si è difeso, non è che chi perde la causa paga il penalista. E meno di 10-15 mila euro il penalista non chiede. Poi, se c’è una questione penale in corso l’assicurazione aumenta la polizza. Sono già danni diretti e non è successo ancora nulla».
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Voi avete lanciato anche uno sportello per aiutare i cittadini…
«Noi abbiamo lanciato lo sportello che orienta il cittadino a capire se ci sono veramente le condizioni per richiedere un risarcimento, a quel punto noi consigliamo al cittadino di procedere. Noi dobbiamo evitare che il cittadino cada in società che speculano in un momento in cui il cittadino è debole. È facile speculare sul dolore delle persone. Poi non gli dicono che se le cause le perdono le paga il cittadino. Bisogna fare in maniera tale che il cittadino non subisca un doppio danno. Per questo l’Ordine agisce orientando il cittadino nel migliore dei modi con dei consulenti esperti».