Lavoro e Professioni 1 Febbraio 2022 16:12

Vaccinazione falsificata a un paziente, OPI Varese precisa: «Non è stato un infermiere»

Il presidente Filippini «Basta fake news. Non solo non è stato un infermiere ad effettuare l’irregolarità, ma è stata proprio una nostra iscritta a fare la denuncia e far emergere il caso. Essere chiamati in causa ingiustamente non è accettabile»
Vaccinazione falsificata a un paziente, OPI Varese precisa: «Non è stato un infermiere»

«Ho la certezza che non sia stato un infermiere ad effettuare la registrazione falsa presso l’hub vaccinale di Rancio Valcuvia», respinge le accuse rivolte ad un esponente della categoria, Aurelio Filippini, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Varese. L’episodio a cui si riferisce risale alla scorsa settimana quando, al centro vaccinale in provincia di Varese, in un box, un operatore avrebbe inserito nel sistema di registrazione i dati di una persona utilizzando la tessera sanitaria, ma senza avergli prima praticato l’inoculazione.

È arrabbiato Filippini per quanto accaduto, ma soprattutto per la fake news che ne è seguita con un titolo sbandierato su una testata nazionale. «Non posso dare informazioni troppo dettagliate perché la magistratura sta indagando, ma di sicuro non è uno di noi che ha agito in modo così sleale – aggiunge -. Va bene essere sotto i riflettori, non voglio difendere la categoria a spada tratta, prima viene il cittadino, ma se non è stato un infermiere a commettere il fatto, non è corretto utilizzare impropriamente la categoria per dare enfasi alla notizia piuttosto che riferirsi in modo generico ad un operatore».

30 infermieri in servizio 10 ore al giorno presso l’hub vaccinale delle valli

Il centro di Rancio Valcuvia è localizzato a nord della provincia di Varese e copre una grossa utenza delle valli che faticano a raggiungere la città «fornisce un gran servizio» puntualizza Filippini. In quel centro sono 30 gli infermieri che con una turnazione di dieci ore coprono sette giorni su sette. Ognuna delle sei postazioni prevede la presenza di un infermiere, un amministrativo, un operatore sanitario e un medico ogni quattro postazioni. «Mi sono sentito in dovere di difendere la categoria per il gran lavoro che sta facendo, anche perché la segnalazione dell’irregolarità è partita proprio da una infermiera che presta servizio presso il centro. Va bene non essere più lodati come i primi tempi della pandemia, ma essere chiamati in causa ingiustamente non è accettabile», chiosa Filippini.

 

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