Per raggiungere il 95% suggerito dal ministero della Salute, è necessario avere a disposizione più vaccini e prima, già da settembre. Il presidente Bernabei: «Vaccinare tutti gli anziani contro l’influenza stagionale, pneumococco, pertosse e herpes zoster»
Elevare le coperture vaccinali di adulti anziani e fragili, i soggetti più a rischio rispetto all’emergenza sanitaria in corso, è una necessità ormai largamente riconosciuta e condivisa sia dalle istituzioni che dalla comunità medico-scientifica. Questo il tema al centro del virtual meeting Anziani, fragili, vaccinati: se non ora quando? organizzato da Italia Longeva, durante il quale esperti e decisori si sono confrontati sulla programmazione ed organizzazione della campagna vaccinale ai tempi del coronavirus, in un’ottica di dialogo e scambio fra gli attori del sistema.
«La pandemia ci ha ricordato che per i virus la fragilità è un terreno fertile dove attecchire – ha spiegato Roberto Bernabei, presidente di Italia Longeva -. Un motivo in più per vaccinare tutti gli anziani contro l’influenza stagionale ma anche contro pneumococco, pertosse e herpes zoster» ha precisato.
Le vaccinazioni rappresentano il passo fondamentale per centrare il doppio obiettivo di promozione dell’invecchiamento attivo e di sostenibilità del sistema sanitario pubblico, in difficoltà ora più che mai. L’Italia ha avviato la revisione e l’adeguamento della prossima campagna vaccinale alla luce dell’attuale quadro epidemiologico, ma le tempistiche e i modelli organizzativi sono fortemente differenziati fra le Regioni sia in termini di approvvigionamento che di logistica, distribuzione ed erogazione; questo potrebbe pregiudicare la concreta disponibilità dei vaccini sul territorio.
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Una seconda ondata di infezione da coronavirus, prevista in autunno, e la stessa influenza stagionale che può provocare serie conseguenze nei soggetti a rischio, richiedono senza dubbio l’estensione e il potenziamento delle coperture vaccinali antinfluenzali degli anziani, ferme a poco più del 50% dello scorso anno. I sintomi simili e sovrapponibili rischiano, infatti, di creare confusione tra le due patologie. Inoltre, le categorie più a rischio per entrambe – influenza e Sars-Cov-2 – sono proprio i malati cronici e con comorbidità che spesso individuiamo negli anziani.
Il ministero della Salute, per la prossima campagna di vaccinazione antinfluenzale, ha abbassato da 65 a 60 anni l’età per effettuarla gratuitamente, raccomandando fortemente il vaccino a bambini da 6 mesi a 6 anni, familiari e caregiver e operatori sanitari. «Oggi più che mai – ha evidenziato il sottosegretario alla Salute Sandra Zampa – le persone anziane hanno diritto ad essere tutelate per tornare ad una vita piena e quanto più normale possibile. Per questo – ha sottolineato – l’arma di difesa più utile è sicuramente il vaccino. Ricordiamoci – ha aggiunto – che il virus non è sconfitto. Dobbiamo, in attesa del vaccino, imparare a conviverci».
Il ministero della Salute, quest’anno, spera di raggiungere il 95% delle coperture come traguardo ottimale e il 75% come obiettivo minimo. Questo significa che non c’è tempo da perdere: i vaccini devono essere effettuati prima e le regioni devono organizzarsi da subito per non trovarsi indietro nell’approvvigionamento dei vaccini e provocare così la “corsa” dell’ultimo minuto da parte dei pazienti. Sulle strategie vaccinali contro influenza e pneumococco, nove Regioni hanno già previsto regolamenti ad hoc e avviato le gare per la fornitura dei lotti vaccinali. Il Lazio ha già bandito la gara ed ha deliberato – così come la Campania – l’obbligatorietà per chi ha più di 65 anni e per gli operatori sanitari: «La Regione Lazio si è mossa per tempo sia per il reperimento delle scorte, sia prevedendo l’obbligatorietà vaccinale per gli ultra 65enni – ha specificato l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato -. Abbiamo attivato tutte le procedure e bandito la gara. Bisogna agire per tempo evitando che in autunno si determini una crisi molto seria. È una grande operazione di tutela della salute pubblica».
«Per quest’anno – ha dichiarato Roberto Ieraci del Gruppo di Lavoro “Strategie Vaccinali” della Regione Lazio – si è pensato a un’organizzazione più snella e accessibile possibile per far capire l’importanza di avere una buona copertura vaccinale ai tempi del Covid all’opinione pubblica. L’obbligo per gli operatori sanitari è un dovere etico; fortissima la raccomandazione per bambini e pediatri di libera scelta. Bisogna lavorare per ampliare la cultura vaccinale ed estenderla anche ai pazienti oncologici, cronici e trapiantati».
I servizi sanitari regionali, dunque, non possono farsi trovare impreparati: bisogna chiudere le gare d’acquisto e identificare quanto prima le soluzioni logistiche per vaccinare in sicurezza. Sulle strategie da mettere in atto, è intervenuto Claudio Cricelli, presidente SIMG (Società Italiana Medicina Generale e delle Cure Primarie): «In autunno-inverno ci troveremo ad avere le due patologie, influenza e Covid, sovrapposte. Noi stiamo preparando un kit per i nostri iscritti e ci stiamo occupando di come si deve organizzare la vaccinazione antinfluenzale. Il successo della vaccinazione antinfluenzale dipende dal luogo deve viene fatta – ha spiegato -, stiamo valutando di vaccinare in modalità drive-in. Ad ogni modo, ci vorrà più tempo e più distanziamento. Va ripensata la professione».
Dello stesso avviso, Tommasa Maio, responsabile area vaccini FIMMG: «In italia ci sono 46mila medici di famiglia e 65mila studi medici. L’emergenza Covid ci ha costretto a riadattare la medicina generale ai tempi difficili che attraversiamo. La medicina generale ha ottimizzato i propri strumenti grazie ai supporti informatici con la scheda vaccinale personalizzata. Ci stiamo organizzando per vaccinare i pazienti negli studi con le seguenti modalità: triage telefonico, accessi programmati su appuntamento, rilevazione temperatura, ingresso e uscita separati e sanificazione. Bisogna promuovere le vaccinazioni, estendere la campagna vaccinale e recuperare quelle perse per il Covid-19» ha concluso.
Secondo Annarosa Racca, presidente di Federfarma Lombardia, «le farmacie possono fare molto in termini di prevenzione e diffusione – ha evidenziato – . Dobbiamo aumentare i punti vaccinali e in tanti Paesi europei la vaccinazione viene fatta in farmacia. Vanno tolti i dubbi delle persone sulla sicurezza delle vaccinazioni: la gente deve sapere che il vaccino è il successo della scienza. Ecco, questo è il messaggio che vorrei lasciare: lavoriamo insieme e vacciniamoci tutti» ha concluso.
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