La denuncia della Federazione Italiana Autonomie Locali e Sanità. «Ecco una panoramica di quello che sta succedendo»
«AAA cercasi infermieri: in Italia è caccia ai professionisti sanitari, ma centinaia di bandi delle Aziende rivelano che, nonostante la domanda sia alta, le assunzioni vere si fanno con il contagocce o a tempo determinato». A denunciarlo in una nota la Fials (Federazione Italiana Autonomie Locali e Sanità). «Ecco una panoramica di quello che sta succedendo. Basta dare un’occhiata agli ultimi bandi di febbraio. A indire concorsi: Israa Treviso che cerca 10 infermieri; Asl Cuneo ne cerca 25; il Gaslini di Genova cerca 52 infermieri pediatrici; Asst Lodi cerca 10 infermieri; Asp Reggio Calabria, 77; Asst di Cremona, 23. All’Asst della Valtellina e Alto Lario (Sondrio) cercano 30 infermieri a tempo determinato».
«Mentre l’Ausl Reggio Emilia – si può ancora leggere nella nota – ha indetto una call per la campagna vaccinale e recluta infermieri e assistenti sanitari con rapporto di lavoro autonomo di tipo occasionale o libero-professionale o di collaborazione coordinata e continuativa: compenso previsto 20 euro l’ora lordi. Un bando recentissimo delle Fiamme Gialle di Bologna, sempre per inoculare vaccini, offre 25 euro orarie agli infermieri per un massimo di 100 ore, specificando luogo (la caserma ‘Valani’) e numero di sedute giornaliere, quantificate in 32, di quattro ore ciascuna secondo programma. In Abruzzo, qualche giorno fa, la Protezione Civile ha indetto un bando per 160 infermieri e 140 oss con scadenza 2 marzo, aperto e chiuso in fretta e furia nell’arco di pochi giorni, una modalità a dir poco discutibile».
La casistica dell’offerta è ampia e «dimostra il caos: ogni struttura si muove motu proprio, ogni Azienda sanitaria idem e senza un confronto con le organizzazioni sindacali, così come ogni regione si dà un’organizzazione diversa per il piano vaccinale anti Covid». Unico leitmotiv è «la carenza di personale infermieristico». Dato che emerge prepotente «nell’ ‘entropia’ della seconda ondata, per usare un’espressione dell’ex commissario Arcuri», al quale «vengono dedicate intere pagine di giornale che parlano dei suoi reclutamenti flop, ma solo ora lo scoprono che una cospicua fetta della torta è finita nelle tasche delle agenzie interinali? Uno scandalo attenzionato da sindacati di categoria e ordini professionali sin da subito – spiega Fials –, e che solo ora prende forma nelle parole di un infermiere intervistato (dal Fatto Quotidiano) che parla di 1.200 euro netti al mese, a fronte degli oltre 3.000 euro lordi messi a disposizione».
Intanto le dosi si «accatastano nei magazzini e, anche se il fenomeno delle mancate somministrazioni sono altalenanti da regione a regione, è pur vero che ovunque il problema resta il personale sanitario, ancora infermieristico. Vessato contrattualmente e vilipeso dalla scarsa valorizzazione professionale. Le infermiere (donne per oltre il 75% della categoria) e gli infermieri sono un esercito instancabile e ligio al dovere, con un’età media di 55 anni nella pubblica amministrazione. Poco importa se la carriera la fanno in pochi, anzi pochissimi, e nemmeno se in alcune Aziende non hanno trovato nella busta paga né le indennità, né il premio Covid. Vanno avanti testa bassa incontro alla terza ondata e, silenziosi, combattono in corsia indossando la loro corazza, i Dpi», quali: «mascherine (su cui continuano a imperversare inchieste e scandali giudiziari), visiere (da cui al Sant’Orsola di Bologna i nostri eroi bevono qualche sorso d’acqua da cannucce provvidenzialmente improvvisate dai colleghi) e tute ‘lunari’, quelle ad alto contenimento. Che per metterle, guai a sbagliare una mossa. Meglio fare attenzione – spiega la Federazione Italiana Autonomie Locali e Sanità – e le Aziende sanitarie lo sanno bene, perché di contagi ce ne sono stati oltre 100mila (certificati come infortunio dall’Inail). Ma succede anche che ai nostri eroi non venga corrisposto il legittimo tempo di vestizione/svestizione, un ‘extra’ di una manciata di minuti aggiunto ai 15 previsti dall’ultimo rinnovo contrattuale, sudata conquista (sono queste le conquiste?) riconosciuta dopo estenuanti battaglie, financo nei tribunali».
E intanto il Contratto collettivo nazionale di lavoro del triennio 2019-2021 è in scadenza e la categoria attende risposte: «Se parlare di emolumenti proprio ora potrebbe risultare fastidioso, allora infermieri, oss e professioni sanitarie si aspettano quantomeno il rispetto. Un rispetto dovuto non ad eroi, anche se centinaia di vittime ne testimoniano il senso del dovere fino al sacrificio supremo, ma a professionisti che attendono risposte sul rinnovo contrattuale in primis, sulle annunciate prestazioni aggiuntive per vaccinare previste in Legge di bilancio, sull’organizzazione e la gestione della campagna massiva e sui reparti Covid che si stanno riempiendo di nuovo. Chiediamo regole di ingaggio serie questa volta, caro governo Draghi, per vedere davvero la luce in fondo al tunnel», conclude la nota.
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