Il progetto di Regione Veneto prevede 400 ore di formazione (150 di attività formativa e 250 di tirocinio). Gli Operatori sociosanitari formati saranno impiegati nelle strutture extra ospedaliere residenziali e semiresidenziali per anziani. Contraria l’associazione: “Orgogliosamente infermieri”: «Così si aggira il problema»
Gli infermieri non bastano? Arriva il super OSS, nuova figura professionale per l’assistenza sanitaria nelle strutture extra ospedaliere residenziali e semiresidenziali per anziani. A lanciare l’idea e ad attivarla per prima è la regione Veneto che a breve darà il via al corso di formazione complementare per fornire agli OSS le competenze sanitarie necessari.
«Il progetto è nato proprio qui – fa sapere l’Assessore alla Sanità di Regione Veneto Manuela Lanzarin – infatti nei giorni scorsi è stato istituito il gruppo tecnico interregionale che si occupa di personale del Sistema Sanitario Nazionale, un gruppo di lavoro che opera con il Ministero della Salute, finalizzato alla revisione del profilo di operatore socio sanitario e dell’operatore socio sanitario con formazione complementare in assistenza sanitaria».
L’iniziativa formativa era stata concepita inizialmente per gli operatori sociosanitari in attività, presso le strutture residenziali e semiresidenziali per anziani, extraospedaliere pubbliche e private accreditate. Con l’avanzare dello stato di emergenza invece sono stati fatti numerosi atti di riorganizzazione dell’assistenza sanitaria finalizzati a fronteggiare le problematiche che la pandemia aveva generato. Tale riorganizzazione ha coinvolto in misura consistente le strutture sociosanitarie residenziali per anziani non autosufficienti.
«In considerazione dell’esperienza maturata nel corso dell’emergenza sanitaria, nonché alla luce degli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) in materia di organizzazione dell’assistenza territoriale, si è ritenuto opportuno procedere all’aggiornamento delle iniziative regionali in materia di formazione, più in generale, degli operatori sanitari coinvolti nell’assistenza – fa notare l’assessore – Considerata l’importanza strategica della professione infermieristica e degli operatori socio sanitari nei nuovi processi di cura, entrambe le attività corsistiche sono state oggetto di confronto con gli Ordini provinciali delle Professioni infermieristiche e i referenti nazionali delle professioni sanitarie e socio sanitarie OSS, OSSS, infermieri generici e psichiatrici (Migep)».
Il corso per acquisire il titolo di super OSS avrà una durata di 400 ore, suddivise in 150 di attività formativa teorica e 250 di tirocinio. L’organizzazione complessiva è affidata a Azienda Zero che avrà il compito di coordinare i soggetti istituzionali, l’organizzazione tecnico informatica sarà affidata alla Fondazione Scuola Formazione SSP ritenuta adeguata allo scopo, mentre per il tirocinio e la programmazione dell’avvio delle attività è demandata ai responsabili delle professioni infermieristiche delle Aziende Ulss. In totale i posti a disposizione sono 510 suddivisi tra le varie Ulss in modo da coprire in modo uniforme tutto il territorio.
Il nuovo percorso formativo è rivolto a operatori sociosanitari di strutture extra ospedaliere residenziali, semiresidenziali per anziani, pubbliche e private, accreditate dalla Regione Veneto.
Il costo dell’intero percorso formativo è stimato in 700 euro a partecipante. 400 euro la quota riferita al tirocinio verrà assorbita dalla stessa azienda sanitaria, i restanti 300 euro saranno a carico del datore di lavoro o del singolo partecipante.
L’accordo raggiunto non trova il consenso di quanti svolgono la professione infermieristica con passione come ribadisce Gabriella Scrinieri rappresentante dell’Associazione “Orgogliosamente infermieri”. «In questo modo si aggira il problema, perché se si pensa di far fronte alla carenza di infermieri con figure tecniche non laureate né iscritte agli albi, si rischia di cadere nell’abuso di professione – rimarca – La figura dell’OSS è assolutamente utile se concepita come supporto alle attività di assistenza di base della persona. Se a domicilio è ammissibile l’assistenza da parte di un OSS o super OSS, in una residenza, in uno stato di dipendenza totale, è necessario un professionista che faccia diagnosi di bisogni essenziali. Occorre dunque la presa in carico da parte dell’infermiere, con eventuale attribuzione di mansione all’OSS».
Anche in tema di formazione complementare per i super OSS la Scrinieri solleva una questione importante: «A chi è attribuita la responsabilità delle mansioni e di quali mansioni si tratterebbe poi? Ricordo che l’infermiere si forma in ambito accademico con tre anni di studi universitari, più altri aggiuntivi se si pensa alle lauree magistrali e master. Come si può pensare di risolvere il problema della carenza di organico con questa soluzione? Bisogna dare speranza alla professione, non mettere delle toppe».
Per essere ancora attrattivi per i giovani, l’associazione “Orgogliosamente infermieri” suggerisce alcune strade: «Occorre equiparare gli stipendi a quelli dei colleghi europei, abolire l’esclusività nel rapporto di lavoro, rinnovare i contratti fermi da decenni, valorizzare le competenze avanzate e favorire percorsi di carriera e ridurre i carichi di lavoro disumani. Solo così potremmo tornare ad avere uno staff sanitario ricco di professionisti e tecnici preparati e motivati con ricadute positive sull’assistenza erogata» conclude Gabriella Scrinieri.
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