Lavoro e Professioni 13 Maggio 2020 14:44

Violenza medici, trend in aumento: il 55% degli operatori vittima di aggressioni. L’indagine Anaao Assomed

Gli psichiatri i camici bianchi più colpiti, seguiti dai colleghi del pronto soccorso. Ma l’80% delle aggressioni non viene denunciato

Il Ddl aggressioni, nato per arginare la preoccupante escalation di violenza ai danni degli operatori sanitari, è in discussione alla Camera dei Deputati, già approvato dal Senato. Vista la discussione politica sul tema, l’Anaao Assomed ha deciso di lanciare una nuova survey destinata al personale medico, per dar voce agli addetti ai lavori. «L’analisi – spiega il sindacato – condotta da gennaio a febbraio 2020, ha interessato 2059 soggetti, con una responsività crescente con il progredire dell’età. Il 55,44% dei responders ha affermato di essere stato personalmente vittima di violenza, in valore assoluto 1137 medici rispetto agli 832 del 2018, nel 76,52% dei casi di carattere solamente verbale. I più colpiti dal fenomeno gli psichiatri: l’86% degli utenti dichiara di aver subito aggressioni, il 77% dei medici di medicina d’urgenza, il 60% dei chirurghi, il 54% dei medici del territorio, il 40% degli anestesisti».

LEGGI L’INDAGINE ANAAO ASSOMED

All’analisi hanno partecipato 19 regioni con picchi in Lombardia, Campania, Veneto; il 21% delle risposte proviene dalle regioni del sud e delle isole, mentre il 57% arriva dalle regioni del nord ed il 22% da quelle del centro. Questi dati dimostrano che «la violenza sugli operatori sanitari, per lungo tempo attribuita prevalentemente a regioni del sud Italia ed alle isole dove le situazioni socio-economiche e sanitarie sono più complesse, è ormai diventato fenomeno largamente diffuso su scala nazionale».

I PRINCIPALI NUMERI DELLE AGGRESSIONI
86%    psichiatria
77%    pronto soccorso emergenza-urgenza
60%    chirurgia
54%    medicina territoriale
40%    anestesia e rianimazione

Ma il dato preoccupante è che il 79,26% degli operatori vittime di violenza non ha presentato denuncia e che il 66% dichiara di essere a conoscenza di episodi simili ai danni di operatori. Il 23% dei partecipanti afferma, inoltre, di essere venuto a conoscenza di casi da cui è scaturita invalidità permanente o decesso conseguenti ad episodi di violenza.

Un fenomeno, dunque, sottostimato e anche sottovalutato dagli addetti ai lavori: solo il 37%, infatti, risponde di conoscere le leggi attualmente vigenti in termini di prevenzione delle aggressioni, mentre il 50% non conosce nemmeno il protocollo della propria azienda.

Secondo il 40% di coloro che hanno risposto, la causa principale delle violenze è da individuare in fattori strutturali di natura socioculturale e per questo non sono sufficienti misure estemporanee per contrastare il problema. Contrastanti le opinioni sul ruolo degli operatori: un 40% indica un approccio non idoneo da parte del medico o dell’infermiere e un altro 43% nega che questo possa rappresentare un fattore scatenante.

Nel rintracciare le possibili soluzioni, il 75%, dei responders pensa all’introduzione della punibilità d’ufficio come deterrente ma il 47% chiede anche l’introduzione negli ospedali di posti di polizia. Tra le richieste, campagne di sensibilizzazione rivolte alla cittadinanza (44%) e maggiori investimenti in termini di personale (51%) e strutture.

«Il vuoto applicativo di norme pur esistenti nonostante le sollecitazioni continue da parte di sindacati ed istituzioni – precisa il sindacato – rende necessaria una maggiore consapevolezza del rischio da parte del management aziendale, che spesso lo sottostima o, peggio, lo ignora volutamente per non impegnare risorse nella sua prevenzione».

Inoltre, secondo l’Anaao Assomed, il sovraffollamento del Pronto Soccorso non aiuta: dalla survey risulta essere la struttura organizzativa più colpita dalle aggressioni verbali e fisiche, con percentuali insostenibili per chi vi lavora e alla radice del burnout di medici e infermieri.

«Occorre mutare velocemente – conclude l’Anaao Assomed – sia l’attuale organizzazione delle cure, soprattutto in emergenza urgenza, sia il paradigma dell’accettazione del paziente, umanizzando l’accesso alle cure prima e più che le cure stesse. Umanizzare vuol dire valorizzare figure professionali che fino ad oggi sono state poco e male coinvolte nei percorsi di cure, quali assistente sociale e psicologo, che possono diventare strumento di rassicurazione durante l’attesa».

 

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SANITÀ INFORMAZIONE PER RIMANERE SEMPRE AGGIORNATO

Articoli correlati
Medici di famiglia sull’orlo di una crisi di nervi… Stressati 9 su 10. Pesano Covid, burocrazia e Whatsapp
Il malessere dei medici di famiglia, tra carenza di colleghi, difficoltà a trovare sostituti e una burocrazia sempre più elevata, «è palpabile» e arriva a sfiorare il 90% di professionisti. Lo dicono i sindacati, gli esperti di sanità, gli analisti del settore. E lo dicono i pensionamenti anticipati che crescono
di V.A.
Medici e cittadini contro la deriva del Ssn: manifestazioni il 15 giugno nelle piazze e sciopero in vista
Fermare la deriva verso cui sta andando il nostro Servizio sanitario nazionale, con liste di attesa lunghissime per accedere alle prestazioni, personale medico e infermieristico allo stremo, contratti non rinnovati e risorse insufficienti per far fronte all’invecchiamento progressivo della nostra popolazione e dunque della crescente richiesta di cure per malattie croniche. E’ l’appello che arriva […]
«Diritto alle cure a rischio senza personale», le richieste dei medici in piazza a Roma. E Schillaci convoca i sindacati
A Roma significativa adesione per la manifestazione dell’intersindacale medica convocata per denunciare le sempre più difficili condizioni di lavoro dei camici bianchi stretti tra turni massacranti e stipendi tra i più bassi d’Europa. Ben 8mila camici bianchi hanno lasciato il SSN tra il 2019 e il 2021
Agenas: in Italia infermieri e medici di base insufficienti
Nel rapporto di Agenas emergono le difficoltà del sistema tra i tagli imposti dal 2007 fino all'aumento delle risorse degli ultimi anni. L’Italia è al quart’ultimo posto tra i paesi OCSE per il numero di posti a disposizione negli atenei per la laurea in Infermieristica. Hanno un numero di posti più basso solo Messico, Colombia e Lussemburgo
Medicina generale, la denuncia di Fismu: «Riforma ancora in alto mare, manca atto di indirizzo»
Le proposte della Federazione Italiana Sindacale Medici Uniti alla vigilia della segreteria nazionale di sabato del sindacato
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Salute

Sanità Informazione sospende gli aggiornamenti per la pausa natalizia. Grazie e auguri a tutti i lettori!

Sanità Informazione sospende gli aggiornamenti per la pausa natalizia e, ringraziando tutti i suoi lettori, augura a tutti feste serene dando appuntamento al 7 gennaio 2025
Advocacy e Associazioni

Disabilità: ecco tutte le novità in vigore dal 1° Gennaio 2025

L’avvocato Giovanni Paolo Sperti, in un’intervista a Sanità Informazione, spiega quali saranno le novità in tema di legge 104/1992, indennità di accompagnamento e revi...
Advocacy e Associazioni

Natale, successo virale per il video dei ragazzi dell’Istituto Tumori di Milano

Il video di ‘Palle di Natale’ (Smile, It’s Christmas Day), brano scritto e cantato dagli adolescenti del Progetto giovani della Pediatria dell’Int, in sole 24 ore è stat...
Prevenzione

Ecco il nuovo Calendario per la Vita: tutte le vaccinazioni secondo le ultime evidenze scientifiche

Il documento affronta tutti gli strumenti per la prevenzione, dai vaccini contro il COVID-19 agli strumenti per combattere l’RSV, passando per i vaccini coniugati contro lo Pneumococco e quello ...
Advocacy e Associazioni

Amiloidoisi cardiaca: “L’ho scoperta così!”

Nella nuova puntata di The Patient’s Voice, Giovanni Capone, paziente affetto da amiloidosi cardiaca racconta la sua storia e le difficoltà affrontate per arrivare ad una diagnosi certa. ...