La Società italiana di pediatria raccomanda ai medici e ai genitori di sottoporre tutti i bambini e gli adolescenti con diagnosi o sospetta diagnosi di Covid una visita di controllo per affrontare eventuali sintomi del Long Covid
Tutti i bambini e gli adolescenti con una diagnosi sospetta o provata di Covid-19 devono sottoporsi a una visita di controllo per verificare la presenza di possibili sintomi di Long Covid. Lo raccomanda la Società italiana di pediatria a genitori e ai pediatri di famiglia per monitorare e gestire i possibili casi di Long Covid, la sindrome post-virale che può debilitare una persona, compresi bambini e adolescenti, sotto molti aspetti anche per parecchie settimane dopo la negativizzazione, e cioè dopo la guarigione e la conseguente eliminazione del virus dall’organismo.
Le raccomandazioni sono contenute in un nuovo Documento di Consenso redatto dalla Sip, su proposta del suo Tavolo Tecnico Malattie Infettive e Vaccinazioni e della Società Italiana di malattie respiratorie infantili (Simri), in collaborazione con le principali società scientifiche pediatriche. Le indicazioni dei pediatri sono molto chiare: la visita di controllo andrebbe fatta dopo 4 settimane dalla fase acuta dell’infezione e in ogni caso, anche in assenza di sintomi, si raccomanda di programmare un ulteriore controllo dopo 3 mesi dalla diagnosi dell’infezione. Per gli esperti queste visite sono fondamentali «per confermare che sia tutto normale o per affrontare i problemi emergenti, attraverso una valutazione approfondita degli stessi», specifica la Sip.
«La reale diffusione del long Covid tra bambini e adolescenti non è determinata, varia dal 4 al 60% a seconda degli studi, peraltro molto eterogenei», dice Annamaria Staiano, presidente della Sip. «Negli Stati Uniti sono stati diagnosticati oltre 6 milioni di casi di Long Covid in bambini e adolescenti (al 10 ottobre 2021) pari al 16% di tutti i casi di Long Covid segnalati nell’intera popolazione. Sono necessari – continua – ulteriori studi non solo per definire la reale prevalenza del Long Covid nei bambini, ma anche per comprendere meglio questa malattia e migliorare il trattamento. Al momento non esistono cure standardizzate; dopo gli accertamenti di routine si praticano le terapie sulla base del sintomo prevalente. Nel frattempo, la vaccinazione appare fondamentale per proteggere bambini e adolescenti dalle possibili conseguenze a lungo termine del Covid-19».
Sebbene non esista una definizione precisa e completamente condivisa da tutte le autorità sanitarie, si può parlare di Long Covid dopo tre mesi dalla diagnosi di infezione da Sars-CoV-2 in presenza di sintomi che perdurano da almeno 2 mesi e non possono essere spiegati da un’altra diagnosi. È importante valutare la possibile presenza di sintomi al termine della fase acuta tra la quarta e la dodicesima settimana. «Come per gli adulti, anche per i bambini uno dei sintomi più comuni riscontrato nei lavori scientifici è l’affaticamento persistente che riportano fino all’87% dei pazienti con long Covid», spiega Susanna Esposito, responsabile del Tavolo Tecnico Malattie infettive e Vaccinazioni della Sip. «Altri sintomi ai quali prestare attenzione sono: cefalea, disturbi del sonno, difficoltà di concentrazione, dolore addominale, mialgia o artralgia, dolore toracico persistente, mal di stomaco, diarrea, palpitazioni cardiache e lesioni cutanee. I sintomi neuropsichiatrici persistenti – aggiunge – sembrano essere i disturbi più comuni nei bambini e negli adolescenti che hanno avuto il Covid-19».
Questi sintomi possono manifestarsi sia da soli che in combinazione, possono essere transitori o intermittenti, cambiare nel tempo o rimanere costanti. Sebbene queste manifestazioni siano più frequenti in coloro che hanno avuto un’infezione acuta sintomatica o grave, sono state descritte anche in pazienti asintomatici o pauci-sintomatici. «Queste manifestazioni sono solo in parte legate al danno tessutale dovuto alla presenza del virus. In massima parte sono la conseguenza dello stress causato dalla pandemia, indipendentemente dall’azione patogena del virus», sottolinea Esposito. Non sembrano invece esserci nei bambini conseguenze importanti a lungo termine sull’apparato respiratorio associate al Covid.
«Abbiamo realizzato un follow up che da febbraio 2021 a oggi – riferisce Fabio Midulla, presidente della Simri – ha coinvolto circa 1000 bambini seguiti da vari centri pneumologici di tutta Italia con lo scopo di monitorare gli effetti dell’infezione a lungo termine. Abbiamo riscontrato che questi sono stati soprattutto di tipo psicologico (quali ansia e depressione sino ad arrivare all’autolesionismo) in linea con quanto emerge da altri studi. Non a caso il documento di Consenso raccomanda che i bambini con evidenti sintomi di stress mentale abbiano un supporto psicologico personalizzato». La Sip precisa che il documento di Consenso sarà ulteriormente discusso tra specialisti ospedalieri e territoriali in modo da condividere le definizioni cliniche e l’approccio diagnostico-terapeutico.
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