Sanità 12 Giugno 2018 10:56

Un pediatra di famiglia su tre vaccina nel proprio studio

Oltre un terzo dei pediatri di famiglia lombardi ha l’abitudine di vaccinare nel proprio ambulatorio, sia nell’ambito di campagne pubbliche sia su richiesta dei genitori; questa attività è stata svolta per il 49% dal singolo pediatra e nel 51% dei casi in equipe tra pediatra, un altro medico o l’infermiere di studio. Inoltre, nella più recente esperienza […]

Oltre un terzo dei pediatri di famiglia lombardi ha l’abitudine di vaccinare nel proprio ambulatorio, sia nell’ambito di campagne pubbliche sia su richiesta dei genitori; questa attività è stata svolta per il 49% dal singolo pediatra e nel 51% dei casi in equipe tra pediatra, un altro medico o l’infermiere di studio. Inoltre, nella più recente esperienza regionale, il progetto di somministrazione negli ambulatori pediatrici del vaccino antimeningococco-b, attivato da Regione Lombardia dall’estate dello scorso anno per far fronte a liste d’attesa anche superiori ai 24 mesi, oltre la metà dei pediatri di famiglia lombardi che hanno aderito all’iniziativa, lo ha fatto da un lato per “convinzione personale sull’importanza che sia il pediatra la figura professionale deputata a vaccinare i più piccoli”, dall’altro per “vicariare un’esigenza non adempiuta dai Centri vaccinali”.

“Sono alcuni dati emersi, insieme all’esigenza per il futuro di accordi preventivamente dettagliati e condivisi tra Regione e pediatri di famiglia, da due ricerche presentate al congresso Adolescente: focus vaccini. Il pediatra in prima linea per il nuovo piano regionale, che si è svolto a Milano nel weekend”, spiega Massimiliano Dozzi, Consigliere Simpef-Sindacato medici pediatri di famiglia.

“Si è trattato di un incontro tra pediatri di famiglia, esperti del settore, decisori pubblici, tecnici di assessorato e aziende sanitarie che aveva l’obiettivo di confrontarsi sulle rispettive visioni di un problema di strettissima attualità – ha spiegato Rinaldo Missaglia, Segretario nazionale Simpef. Ciò non solo perché di obbligo vaccinale o meno si discute quotidianamente nell’arena politica da ben oltre un anno o perché nel cosiddetto ‘contratto di governo’ è prevista una revisione della legge sull’obbligatorietà attualmente in vigore, ma soprattutto perché si tratta di una questione reale e sentita. Non passa giorno che non emergano, dalle cronache casi anche mortali di malattie prevenibili con la vaccinazione”.

“I numeri che abbiamo presentato – ha sottolineato Missaglia – testimoniano due cose: primo, il pediatra di famiglia crede fermamente nel proprio ruolo di referente naturale dei genitori per la tutela sanitaria dei piccoli assistiti e nella sua ‘centralità’ per le strategie di prevenzione delle malattie trasmissibili, sarebbe utile che tutti ne prendessero atto, anche perché sono le famiglie, con l’elevata soddisfazione che esprimono, a chiederlo; secondo, la rete dei pediatri di famiglia lombardi si dimostra reattiva e pronta a questo compito”.

L’impegno a “sostenere l’implementazione dei programmi vaccinali in base alle indicazioni regionali e in stretto raccordo con le Aziende socio-sanitarie territoriali, i pediatri di famiglia, i medici di medicina generale” è stato garantito da Marino Faccini, Responsabile del servizio profilassi malattie infettive e vaccinazioni dell’ATS Milano. “I risultati raggiunti in termini di recupero delle coperture vaccinali rappresentano un valore da mantenere e potenziare grazie al lavoro di rete di tutti gli attori del sistema vaccinale”, ha aggiunto.

Il convegno è stato anche l’occasione per fare il punto sulle novità in tema di vaccinazioni nell’adolescente e nel giovane adulto, in particolare per quanto riguarda la vaccinazione anti-meningococcica e quella contro l’HPV. “Gli adolescenti rappresentano un gruppo di persone che, per relazioni sociali, sessuali, sport e scuola, è particolarmente a rischio nei confronti di infezioni gravi come quelle causate dai meningococchi e dal papilloma virus – ha detto Silvia Ricci, Immunologia Pediatrica AOU Meyer, Firenze. La cosa più importante è continuare a studiare con le giuste metodiche di laboratorio i microrganismi, in particolare i meningococchi, perché questi cambiano, si ‘baciano’ frequentemente – forse tanto quanto gli adolescenti – e si passano pezzetti genici strategici che aumentano la loro virulenza e quindi la loro pericolosità”.

Ad oggi “l’innovazione scientifica ha reso disponibili diversi preparati vaccinali efficaci, sicuri, ben tollerati nei confronti dei tipi di meningococco che causano maggiormente malattie invasive in Italia e nel mondo. È auspicabile che le fasce d’età più a rischio possano accedere sempre più alle vaccinazioni”, ha aggiunto Andrea Orsi, Dipartimento di scienze della salute, Università degli studi di Genova.

L’estensione della vaccinazione per l’HPV ai maschi, che “rappresenta un momento importante per la prevenzione di patologie con carico sociale e sanitario rilevante” è stata invece consigliata da Vincenzo Baldo, epidemiologo del  Dipartimento di scienze cardiologiche toraciche e vascolari, Unità operativa di igiene e sanità pubblica dell’Università di Padova. Baldo ha richiamato, inoltre, all’importanza delle reti di collaborazione tra professionisti e al fatto che per poter applicare il nuovo Piano vaccini, e raggiungere gli obiettivi indicati, si devono necessariamente coinvolgere attivamente le specifiche e diverse competenze presenti nei territori.

“Poiché la prevenzione si incardina in un’età quale quella adolescenziale, che rischia di risultare nell’organizzazione del sistema sanitario attuale un abitante la ‘terra di nessuno’, sarebbe necessaria l’estensione dell’età di competenza della pediatria di libera scelta fino alla maggiore età. Inoltre, occorrerebbe che le competenti Direzioni generali delle Regioni tornassero ad essere attente all’ascolto di chi conosce la realtà assistenziale pediatrica e considerassero i loro rappresentanti un valido supporto all’efficientamento del sistema. Infine, bisogna investire, non solo economicamente, nell’organizzazione dell’attività del pediatra di famiglia, che non può prescindere prioritariamente dalla messa a regime del servizio di supporto del personale amministrativo e/o infermieristico negli studi”, è la ricetta conclusiva del Segretario Simpef Missaglia.

 

Articoli correlati
Vaccini, Oms e Unicef: “Oltre 120mila bambini a ‘dose zero” tra Europa e Asia Centrale”
La specialista regionale dell'UNICEF per le vaccinazioni in Europa e Asia Centrale: "Non c’è ragione per cui i bambini debbano correre il rischio di morire per malattie prevenibili con un vaccino. Dare priorità ai finanziamenti e investimenti sui programmi di immunizzazione e sistemi sanitari”
Dagli igienisti della SItI una Guida alle buone pratiche vaccinali
La Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI) ha presentato il documento "Guida alle buone pratiche vaccinali", con l'obiettivo di promuovere e garantire servizi vaccinali di eccellenza in tutto il territorio nazionale
di V.A.
“Movember”: la Società Italiana di Urologia in Senato per promuovere informazione e prevenzione sui tumori maschili
La Siu ha presentato la sua campagna di informazione e sensibilizzazione sui tumori della prostata e dei testicoli. Al centro del dibattito la necessità di un cambiamento culturale nella percezione che gli uomini hanno della propria salute ma anche le difficoltà dei clinici ad agire senza una normativa specifica che ne tuteli le scelte e le azioni. Il contrappasso è il rischio di una medicina difensiva costosa e inutile.
Morti in culla: più di 250 casi Sids all’anno in Italia, consigli e test su regole per «nanna» sicura
Nonostante decenni di ricerca intensiva, la sindrome della morte improvvisa del lattante (Sids), conosciuta come «morte in culla», è un fenomeno ancora non del tutto noto. A fare il punto sulla ricerca, sui falsi miti, sui consigli da seguire per ridurre i rischi saranno gli esperti che prenderanno parte conferenza internazionale dedicata alla morte in culla e alla morte perinatale dell’ISPID – International Society for the study and prevention of Perinatal and Infant Death, che si terrà dal 6 all'8 ottobre a Firenze
Il Nobel per la Medicina ai «genitori» dei vaccini a mRNA contro il Covid e non solo
Drew Weissman, 64 anni, e Katalin Karikò, 68 anni, sono i due nuovi vincitori del Nobel per la Medicina 2023. I due scienziati hanno sviluppato la tecnologia che ha permesso, nel giro di pochissimi mesi, di sviluppare i vaccini anti-Covid a mRNA, che hanno salvato milioni di vite umane nel mondo
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Advocacy e Associazioni

Percorso Regolatorio farmaci Aifa: i pazienti devono partecipare ai processi decisionali. Presentato il progetto InPags

Attraverso il progetto InPags, coordinato da Rarelab, discussi 5 dei possibili punti da sviluppare per definire criteri e modalità. Obiettivo colmare il gap tra Italia e altri Paesi europei in ...
Advocacy e Associazioni

Disability Card: “Una nuova frontiera europea per i diritti delle persone con disabilità”. A che punto siamo

La Disability Card e l'European Parking Card sono strumenti che mirano a facilitare l'accesso ai servizi e a uniformare i diritti in tutta Europa. L'intervista all'avvocato Giovanni Paolo Sperti, seg...
Sanità

I migliori ospedali d’Italia? Sul podio Careggi, l’Aou Marche e l’Humanitas di Rozzano

A fotografare le performance di 1.363 ospedali pubblici e privati nel 2023 è il Programma nazionale sititi di Agenas. Il nuovo report mostra un aumento dei  ricoveri programmati e diu...