ActionAid sul campo con interventi salvavita e aiuti immediati per 35mila persone in Afghanistan. De Ponte: «Presto attivo un progetto di sostegno psicologico per le famiglie fuggite dai loro villaggi»
«Sono arrivate a Kabul, Mazar e Herat con nient’altro che i vestiti sulle spalle». È così che Sudipta Kumar, direttore nazionale di ActionAid Afghanistan, descrive le migliaia di famiglie fuggite dai loro villaggi per raggiungere i centri urbani. «Siamo profondamente preoccupati – aggiunge Kumar -. Senza un soccorso immediato le famiglie pressate nei campi sfollati sono ad alto rischio di contrarre il Covid-19».
Come lui, altri 120 operatori afghani di ActionAid vivono nel mezzo di una crisi umanitaria. Proprio in queste ore stanno verificando i bisogni più urgenti della popolazione a Mazar-i-Sharif, Herat e Kabul, dove migliaia di persone, tra cui bambini orfani, fuggite dalle tensioni nelle province circostanti, hanno un disperato bisogno di aiuto.
«In un solo campo convivono trecento famiglie, costrette a dividere un unico bagno. Tende della capienza di dieci persone vengono usate in cinquanta», denunciano gli operatori afghani. È Marco De Ponte, segretario generale ActionAid, a farsi loro portavoce. Temendo di finire nel mirino dei talebani, preferiscono non comunicare in modo diretto con gli organi di stampa.
«ActionAid sta riorganizzando tutte le sue attività per adeguarsi al periodo di transizione politica che sta vivendo il Paese. Il nostro obiettivo – dice De Ponte – è di raggiungere 35 mila persone con interventi salvavita. Cibo, alloggi, acqua, servizi igienici sono le priorità da assicurare nei campi sovraffollati e negli insediamenti informali dove la gente è arrivata in cerca di sicurezza».
La malnutrizione è in aumento ed è probabile che presto ci si troverà di fronte ad una crisi alimentare. Secondo il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (PAM) 14 milioni di persone in Afghanistan stanno affrontando gravi carenze alimentari, compresi 2 milioni di bambini che sono a rischio malnutrizione.
Secondo i dati dell’UNHCR, dai primi giorni del 2021 alla fine di agosto, gli sfollati interni sono oltre 550 mila. Dall’inizio della crisi ActionAid sta continuando a sostenere le famiglie più bisognose in sette province dell’Afghanistan.
ActionAid è presente in Afghanistan dal 2002 ed ora arricchirà il suo operato con un supporto di consulenza psicosociale per le persone traumatizzate e sfollate nelle ultime settimane: «Si tratterà di un’assistenza ai gruppi, più che ai singoli individui – aggiunge De Ponte – non solo per aiutare le famiglie sfollate ad affrontare la situazione, ma anche per capire quali sono i loro bisogni emergenti, così da poter adeguare il nostro operato alle loro nuove esigenze».
Intanto ActionAid, in attesa di estendere il proprio lavoro nelle aree in cui fuggono gli sfollati interni, continua ad operare in sette province dell’Afghanistan, fornendo programmi educativi per ragazzi e ragazze ed affrontando l’insicurezza alimentare. «Dunque – conclude il segretario generale – mentre l’emergenza umanitaria in Afghanistan si aggrava, il lavoro di ActionAid per proteggere i più fragili appare più urgente che mai».
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