La giornalista che ha scoperchiato lo scandalo Cambridge Analytica commenta a Sanità Informazione: «Sappiamo che molti giganti del web stanno raccogliendo dati sanitari, ma non conosciamo il modo in cui sono o potrebbero essere utilizzati. È estremamente preoccupante»
«In Gran Bretagna è in corso un esperimento. DeepMind, un’azienda di proprietà di Google che si occupa di intelligenza artificiale, ha firmato un accordo con il nostro Servizio sanitario nazionale che le consente di accedere alle cartelle cliniche di milioni di persone. Quelli sanitari sono dati particolarmente intimi e personali, che sappiamo essere raccolti da molte aziende di diverso genere. Ma non sappiamo in che modo questi dati vengono utilizzati o potrebbero essere utilizzati». Una situazione che Carole Cadwalladr, giornalista investigativa di The Guardian e The Observer, definisce più volte ai nostri microfoni «molto preoccupante».
È la giornalista che ha scoperchiato lo scandalo Cambridge Analytica. Che, per questo, è stata tra i finalisti del premio Pulitzer 2019. Ed esclusa da Facebook per sempre. È colei che per la prima volta ha acceso i riflettori sulle campagne condotte sui social network in modo del tutto incontrollato da Donald Trump e dai sostenitori del “Leave” nel referendum sulla Brexit, plasmando i messaggi elettorali sulle paure dei singoli elettori, ‘profilati’ da Facebook stesso. Poco male se quei messaggi corrispondessero o meno alla verità; quel che è certo è che sono stati anche quei messaggi a determinare i risultati di quelle votazioni, e di chissà quante altre.
Grazie alle sue inchieste Carole Cadwalladr è diventata un’icona della difesa dei dati personali. Per questo è stata invitata alla Conferenza internazionale sulla privacy, che si è svolta nei giorni scorsi a Tirana, in Albania. «Spero che si inizi a prestare la dovuta attenzione a questi temi – prosegue – e che chi utilizza queste piattaforme capisca quanto potere hanno su di noi e su aspetti così diversi delle nostre vite. Spetta a noi essere consapevoli di quanto non siano controllabili, e pretendere dai nostri legislatori che queste aziende siano regolamentate e che rispettino le regole».
Maggiore consapevolezza è l’obiettivo primario che si pongono conferenze di questo genere. Ma l’intento dei giornalisti che portano avanti un lavoro come quello di Carole Cadwalladr è fare in modo che le cose cambino. E qualcosa, effettivamente, sta cambiando: «I giganti del web si stanno comportando in modo diverso, ma non migliore – sottolinea la giornalista del Guardian -. Sappiamo che stanno alzando la posta. Facebook un paio di settimane fa ha annunciato che di fatto permetterà ai politici di utilizzare la sua piattaforma per diffondere menzogne. È una dichiarazione incredibile, rilasciata qualche giorno dopo un incontro a porte chiuse tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ed il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg. Significa ammettere di conoscere il modo in cui il social network possa essere un vettore chiave per la diffusione di disinformazione. Credo che non ci siano più dubbi sulle modalità in cui queste piattaforme vengono utilizzate. Sono del tutto fuori controllo, e questo è estremamente preoccupante», conclude Carole Cadwalladr.