I volontari italiani raccontano il forte contrasto tra la vita e la morte che si respira al confine tra Romania e Ucraina. La fuga degli animali, la scelta di molti anziani di non partire e il terrore negli occhi dei più giovani che hanno visto spazzato via in un attimo il loro futuro
I corvi con il loro gracchiare fanno da sottofondo al rumore della guerra, mentre i nidi di cicogne simbolo della vita abitano gli alberi della campagna di Siret, la cittadina rumena a pochi chilometri dal confine con l’Ucraina. Il teatro della guerra è all’orizzonte e nel cielo che sovrasta la via di fuga di tantissimi profughi gli occhi dei volontari si fermano ad osservare la natura, mentre il pensiero corre ai giovani costretti a combattere una guerra che non vogliono.
«Il contrasto che appare nei cieli è qualcosa di indescrivibile – racconta Titti, una volontaria appena rientrata da Siret – stuoli di corvi fanno da contraltare ai tanti nidi di cicogne, la morte e la vita che si incontrano in un luogo di disperazione e di speranza. Il terrore negli occhi dei più giovani è qualcosa che non si può dimenticare. Hanno perso tutto, in un attimo il loro futuro è stato spazzato via. E poi lo sgomento delle mamme e il sorriso amaro dei bambini che strazia il cuore. Io spero che l’intero mondo faccia qualcosa per fermare questa guerra assurda».
Cani, gatti, galline, anche gli animali fuggono dalla guerra. Nessuno li abbandona, come racconta Alberto Sinigallia, presidente di Fondazione Progetto Arca: «Ho visto persone fuggire dalle loro case con i conigli in braccio, così come cani e gatti che seguono i loro padroni per chilometri verso la frontiera». Viaggi interminabili verso la libertà che non sempre riescono. «Al confine tra Romania e Ungheria siamo rimasti bloccati per oltre dieci ore. Nessuna pietà per i civili in fuga – aggiunge il presidente di Fondazione Progetto Arca – ho visto respingere un bambino di undici mesi perché sprovvisto di passaporto biometrico, un’assurdità».
Donne e bambini che fuggono e anziani che scelgono di restare, tra i tanti sentimenti contrastanti alimentati dalla guerra, anche quello che divide le famiglie e spezza il cuore di tutti. «Se devo morire, preferisco restare nella mia terra», dicono i nonni dell’Ucraina che non hanno voluto lasciare le loro case, anche a costo di perdere la vita. «La paura è tanta, ma il desiderio di restare e di non abbandonare la propria casa è altrettanto forte».
Il racconto carico di emozione di Alberto si interrompe, cerca di condensare in poche parole un fiume in piena di sentimenti e di emozioni provate in una terra di confine crocevia di storie, di morte e di speranza. Come quella che cercano di dare i tanti volontari che sono arrivati da ogni parte del mondo. «Un gruppo di cuochi rumeni ha preparato dei pranzetti deliziosi – ricorda ancora Alberto – nessun gesto o parola è superfluo o inutile. Il lavoro dei volontari è prezioso, anche per il conforto che riescono a portare».
Lo sanno bene Enzo e Dante che si sono messi alla guida del convoglio della Fox Logistic messo a disposizione di Fondazione Progetto Arca per raggiungere, dopo un viaggio di 30 ore, il teatro della guerra. Dante saluta la moglie e stringe a sé la sua bambina di due anni che non vuole separarsi dal papà. Il loro distacco durerà pochi giorni, mentre quello di altri uomini al fronte potrebbe essere per sempre. Dante accenna un sorriso, e sale sul convoglio senza più voltarsi indietro. Ha deciso di partire perché «non si può restare insensibili davanti a tanto dolore – racconta – ho chiamato un amico svizzero che ha messo a disposizione il mezzo di trasporto ed eccoci qui pronti a partire». «La generosità di questi ragazzi è commovente – riprende Alberto – si sono messi a disposizione e non hanno voluto neppure i soldi della benzina per il viaggio».
Moreno e la nazionale cantanti
La gara di solidarietà partita dall’Italia è un’onda che cresce di giorno in giorno e che vede impegnati tantissimi volontari nella raccolta di abiti, viveri e medicinali. «Abbiamo ricevuto di tutto in via San Martini sede della raccolta – spiega Emanuela, una volontaria della Fondazione Progetto Arca – noi abbiamo dato la priorità all’alimentazione, legumi, pasta, riso e latte sono arrivati in quantità enormi, ma anche all’igiene e ai sanitari: pannolini per bambini e assorbenti per le donne, e ancora medicine. Abbiamo ricevuto anche coperte e abbigliamento che deve essere pulito e non usurato».
A donare sono in tanti, persino bambini come racconta Enzo. «Tra gli scatoloni arrivati c’era un piccolo pacchetto con all’interno una bandiera italiana fatta da un bambino e un disegno con una scritta in pennarello blu e giallo “Peace Ucraina”. Sono piccoli gesti che toccano il cuore. La partecipazione è tanta, a tutti i livelli».
Tra i volontari anche volti noti come il rapper Moreno Donadoni che ha voluto portare a Siret il sostegno di tutta la nazionale italiana cantanti. «Con una delegazione siamo andati al confine di Romania e Ucraina per dare il nostro supporto. Abbiamo portato giubbotti, coperte e abbiamo messo a disposizione insieme alla Partita del cuore Humanitas Onlus un numero solidale per donare e dare un contributo a queste persone che stanno soffrendo. Per quanti volessero dare il proprio contributo il numero solidale è 45527».
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