Vaccini ai paesi non industrializzati per sconfiggere la pandemia: lo scopo di Covax è il più nobile di tutti. Ma dove siamo arrivati finora? Le cifre aggiornate
È quasi momento di bilanci, a 6 mesi dalle primissime inoculazioni in tutto il mondo, del più ambizioso programma di fornitura di vaccini della storia. Stiamo parlando di Covax Facility, la risposta delle Nazioni Unite a Covid-19, ovvero un’immensa operazione di acquisizione e distribuzione di vaccini a tutti i paesi poveri che avrebbero difficoltà a procurarsene in altri modi.
Il proposito di Covax è la messa a disposizione di 2 miliardi di dosi entro la fine del 2021, di cui 1,3 miliardi alle economie a basso reddito e i restanti agli altri paesi membri, con l’obiettivo di accelerare la “guarigione del pianeta”. L’accesso equo ai vaccini – e su questo l’Organizzazione mondiale della Sanità è stata molto chiara – è indispensabile per assicurarci l’uscita dalla pandemia. Da solo eviterà 375 miliardi di dollari di perdita per l’economia mondiale, secondo i calcoli degli esperti.
Il programma è avviato e lavora a regime da mesi, ogni giorno i leader mondiali annunciano donazioni per Covax. L’ultima è la Svizzera che, dopo l’ennesimo blocco d’età su AstraZeneca, ha devoluto tutte le dosi restanti al progetto. Il premier Mario Draghi, durante il Global Health Summit, ha annunciato che l’Italia donerà a Covax 300 milioni di euro. Con lo scopo di importare nei paesi a basso reddito anche esperti e tecnologie che possano assicurare una propria produzione di vaccini. Esaminiamo lo status quo del partenariato e i risultati raggiunti finora.
In Africa ad oggi sono arrivate 13 milioni di dosi di vaccino anti-Covid (13.034.092), distribuite tra i vari stati sulla base di grandezza e popolazione. Le prime in assoluto sono arrivate in Ghana, lo scorso 24 febbraio, mentre il Camerun non le ha viste arrivare fino al 17 aprile. I prodotti utilizzati sono stati AstraZeneca, SII-AstraZeneca (Covishield) – il prodotto pensato per i paesi a basso reddito, prodotto in India da AstraZeneca a prezzo inferiore – e Pfizer BionTech. L’Etiopia da sola ha ricevuto 3 milioni 924 mila dosi, mentre Swaziland e Isole Comore 12mila a testa per le piccole dimensioni. Altre arriveranno. Da inizio pandemia l’Africa ha segnato 4 milioni di casi confermati e 95mila morti su una popolazione di 1,216 miliardi di persone. Anche se è verosimile che i numeri siano di molto inferiori alla realtà, considerate le estreme difficoltà nel testare i malati e nel gestire alcune aree difficilmente raggiungibili.
In America Latina sono arrivate con Covax 10.311.480 di dosi di vaccino anti-Covid Vaxzevria (AstraZeneca), Covidshield (AstraZeneca) e Pfizer. Le prime dosi sono arrivate l’11 marzo in Perù, mentre il Costa Rica è rientrato nell’ultimo turno del 7 aprile. In compenso in Brasile, Colombia e Paraguay sono già arrivati i secondi carichi tra fine aprile e inizio maggio. Il Brasile da solo ha ricevuto 5 milioni di dosi, la Jamaica solo 14.400. Il continente americano (compresi gli USA) ha segnato da solo 72 milioni di casi di Covid-19 con 1.896.955 morti.
Nel continente europeo sono 10 gli stati coinvolti nelle donazioni Covax, dall’Azerbaijan all’Uzbekistan, a cui sono arrivate 3.140.1o2 dosi di vaccino. Le prime il 4 marzo in Moldavia, le più recenti il 4 aprile in Azerbaijan. L’Ucraina ha ricevuto 1.663mila dosi, il Montenegro 24mila.
L’immenso continente asiatico viene diviso da GAVI (Vaccine Alliance), che colleziona i dati, in tre aree geografiche: mediterraneo orientale, sud-est asiatico e pacifico occidentale. Nella prima (mediterraneo orientale) sono compresi anche alcuni Paesi africani quali Tunisia, Somalia e Libia. L’area ha ricevuto in totale 4.441.660 dosi di vaccini, tra i tre già elencati, con le prime arrivate l’8 marzo in Afghanistan e le ultime il 22 aprile nel difficile territorio della Siria. Il Pakistan ha ricevuto il numero più alto: 1.338.620 dosi, contro le 33.600 del Libano. A Gaza e in Cisgiordania sono arrivate 133.440 dosi in totale, mentre la vicinissima Israele diventava il primo paese al mondo a eliminare le mascherine all’aperto e a raggiungere l’immunità di gregge. In quest’area si contano 10 milioni 985 mila casi di Covid da inizio pandemia, con 216mila morti accertati.
Nell’area del sud-est asiatico i paesi coinvolti erano Bangladesh, Indonesia, Nepal e Timor Leste. Sono arrivate 5.463.020 dosi con Covax, concentrate per la maggior parte in Indonesia, che da sola ne ha avute 4.913.600 prima l’8 marzo e poi il 26 aprile. Da osservare il caso Bangladesh che, con una popolazione di 164 milioni di persone, ha ricevuto poco più di 100mila dosi di Pfizer, mentre delle quasi 11 milioni di dosi di AstraZeneca allocate non è ancora arrivato nulla. Il numero di casi in quest’area ha toccato i 34 milioni con 489mila decessi.
Infine, nell’area del pacifico occidentale, che comprende 13 paesi tra Asia e Australia, sono state consegnate 9.265.770 dosi dei tre vaccini coinvolti. Anche in questo caso la distribuzione è molto eterogenea: numeri alti nelle Filippine e in Vietnam (oltre la metà delle dosi attualmente giunte sono infatti arrivate in questi due Paesi). Le Filippine sono state anche il primo paese a riceverle, lo scorso 4 marzo. La Malesia è stata l’ultima, il 21 aprile. A Tuvalu, un’isoletta con poco più di 11mila abitanti, sono arrivate 4.800 dosi: sufficienti a immunizzare metà della popolazione in brevissimo tempo. In questa zona si conta il numero di casi più basso in assoluto: 3.553.482 confermati e un totale di 54mila morti per la malattia.
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