Tra i Paesi dell’Unione europea il Belgio ha il tasso di letalità più alto per Covid, pari al 14,6%, contro il 13,2% dell’Italia, il 13,5% del Regno Unito e il 12,6% della Francia
Emanuele è uno dei tanti medici italiani all’estero che vive la battaglia contro il Coronavirus in prima linea. Medico nucleare, da 6 anni in Belgio oggi impegnato al pronto soccorso in un ospedale a cinquanta chilometri da Bruxelles, nel Paese che ha fatto registrare il più alto tasso di letalità per Covid in Europa, pari al 14,6% contro il 13,2% dell’Italia, il 13,5% del Regno Unito e il 12,6% della Francia. Dati che hanno alimentato polemiche nei confronti del governo guidato da Sophie Wilmes, e posto alcuni interrogativi sulle cure adottate.
«Si è verificato questo perché all’inizio non si sono prese le dovute precauzioni – ci spiega raggiunto via Skype mentre fa ritorno a casa dopo uno dei tanti interminabili turni -. La ministra della Salute pensava fosse una piccola febbre virale, quindi non c’erano precauzioni come è accaduto, d’altra parte, anche in altri Paesi d’Europa dove si è partiti in ritardo. Però adesso le precauzioni sono state prese, anche abbastanza stringenti. Ora ci si può spostare nei parchi o andare a fare footing o in bici, però tenendo le distanze, solo le persone della stessa famiglia possono restare insieme, ma sono vietati gli assembramenti di persone e tanti portano la mascherina, soprattutto nei supermercati».
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Al ritardo iniziale il Belgio ha risposto con tamponi e test a tappeto, triage prima di entrare in ospedale, percorsi separati e cure a base di antivirali. Un cocktail di medicinali che sembra dare buoni risultati tanto da ipotizzare una ripresa delle attività e della scuola il prossimo 4 maggio.
«Abbiamo iniziato la cura dei malati con antivirali, ma il peggio sembra essere passato. Il picco è stato lo scorso 12 aprile, quindi adesso siamo in fase calante».
La parola d’ordine è ripresa. Il Belgio cerca di accelerare i tempi per evitare un lockdown totale come accaduto in Italia, che per Emanuele ha generato una situazione ancora più difficile: «Secondo me le restrizioni sono state troppo rigorose, si poteva agire diversamente, anche perché adesso ci sono problemi economici e di altra natura, come depressioni e malattie mentali».
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