L’FDA americana ha autorizzato Pfizer per i bambini dai 5 anni in su. L’8 novembre dovrebbero iniziare le somministrazioni che interesseranno 28 milioni di soggetti. Intanto in Argentina e Cile si vaccina da un mese sopra i 6 anni
Dopo quasi un anno dall’inizio delle prime somministrazioni alla popolazione adulta, la US Food and Drug Administration ha autorizzato l’uso di emergenza del vaccino anti-Covid Pfizer-BioNTech per i bambini dai 5 agli 11 anni negli Stati Uniti. Nello scorso mese le case farmaceutiche, Pfizer per prima, hanno provveduto a fornire i dati dei trial di riferimento che hanno portato risultati molto positivi.
Resi noti anche al grande pubblico, i dati hanno mostrato come la risposta immunitaria di questa nuova fascia di età fosse del tutto comparabile con quella mostrata dai soggetti tra 16 e 25 anni. L’efficacia di Comirnaty nella prevenzione della malattia Covid-19 nei più piccoli è stata calcolata a 90,7%. Ai test hanno partecipato 3100 bambini che non hanno mostrato effetti collaterali gravi alla somministrazione o nelle settimane successive. Dopo l’incontro dei CDC (Centers for Disease Control and Prevention) con le eventuali raccomandazioni cliniche, il giorno di inizio per gli shot alla popolazione infantile statunitense è stabilito all’8 novembre 2021. Pur avendo gli stessi ingredienti e le stesse tempistiche di somministrazione, il vaccino sarà «solo un terzo della dose per adulti», ha garantito la dottoressa Allison Arwady, membro della Commissione del dipartimento di salute pubblica di Chicago.
«I bambini hanno corpi più piccoli – ha detto – e negli studi sviluppano lo stesso numero di anticorpi e protezione, ma una dose più bassa ne rende meno probabili gli effetti collaterali». Per ora gli effetti rilevati dai 5 agli 11 anni non superano bracci doloranti, fastidi muscolari e febbre.
L’approvazione dell’uso del vaccino Pfizer in una nuova fascia di popolazione, che finora era rimasta scoperta, è sotto i riflettori non solo per i 28 milioni di bambini interessati dal provvedimento in USA, ma anche per il resto del mondo che utilizza il prodotto nelle proprie campagne vaccinali. L’Australia infatti, potrebbe seguire a breve le decisioni americane e iniziare la vaccinazione anche per i più piccoli, dopo aver coperto la popolazione adulta. È opinione comune che lasciare una fetta ampia di soggetti senza vaccino possa far riaccendere nuovi focolai nelle scuole e nei nuclei familiari.
Intanto, un settimana fa era stata la Cina a dare inizio alle vaccinazioni dai 3 anni in su dopo l’autorizzazione dell’Autorità locale per i vaccini Sinopharm e Sinovac. Un’operazione che era stata anticipata da Cambogia, Argentina e Cile dove da un mese si procede alle somministrazioni dai 6 anni in su. In Cile, attesta il Rio Times, il 75% dei bambini tra 6 e 17 anni ha già ricevuto la prima dose. In comune tra questi paesi c’è l’intenzione di abbassare e portare sotto controllo i numeri in rialzo della pandemia. La Cina con la sua policy “0 cases”, applica chiusure e rigide misure di distanziamento ogni qual volta si forma un focolaio. Eppure il numero di persone non vaccinate permette ancora al virus di diffondersi. La speranza è che l’immunizzazione dei più piccoli porti i numeri vicini a quelli necessari per una immunità di gregge di default.
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