In Francia c’è stato un grande comandamento: tenere aperte le scuole più a lungo possibile. Non tutte le strutture hanno potuto rispettare i protocolli e molte sono diventate focolai. Alcuni ragazzi hanno perso parenti, come al Delacroix dove in 20 hanno subito un lutto per Covid
In Francia le misure di precauzione e contenimento della popolazione sono state prese molto sul serio. Il lockdown è durato più a lungo e ce ne sono stati altri due dopo l’estate. Il coprifuoco è stato imposto alle 18 e i controlli molto severi non si sono mai fermati. Eppure, c’è stato un punto su cui il paese di Emmanuel Macron è stato più “concessivo”: la scuola.
A parte una breve chiusura durante il primo lockdown nella primavera 2020, le scuole aperte sono state un fiore all’occhiello nella strategia epidemiologica francese. Tenute aperte in tutti gli ordini e gradi anche per assicurare un pasto giornaliero a bambini e ragazzi più bisognosi. Il tempo totale di chiusura è stato di 10 settimane, che confrontate con le 27 del Regno Unito, 28 della Germania e 35 dell’Italia raccontano una storia molto diversa.
Da settembre 2020, 12 milioni di scolari francesi sono rientrati in aula a tutti gli effetti. Sopra gli 11 anni la mascherina era obbligatoria, poi ventilazione e distanziamento sociale. Ma non tutti gli edifici scolastici sono stati in grado di rispettare le regole. Per le strutture dei quartieri più poveri gli spazi risultavano già mancanti e obsoleti e seguire i protocolli non sempre è stato possibile.
Inevitabilmente alcune scuole sono diventate dei focolai con l’arrivo delle varianti più aggressive. Il movimento delle Stylos Rouge (Penne Rosse) fatto di 72mila insegnanti ha fatto causa al ministro dell’Istruzione Blanquer perché esposti costantemente al pericolo con bambini facilmente portatori asintomatici.
La Cnn ha indagato nell’Istituto comprensivo Eugene Delacroix di Parigi, una scuola del quartiere Senna-Saint Denis, tra i più colpiti dal Covid in Francia. Qui 22 classi sono state chiuse dopo che alunni e insegnanti sono risultati positivi. La quarantena in Francia scattava ad almeno 3 casi positivi nella stessa classe, ora è arrivata ad uno solo. Nel 2020, nello stesso istituto, 20 ragazzi avevano perso un parente per Covid.
Tanti i giovani che hanno lamentato uno stato mentale fragile per il senso di colpa di poter essere stati vettori in qualche modo del virus. Specie in un luogo, come il liceo Delacroix, dove risultava molto complesso rispettare le regole.
Macron si è visto costretto a invertire la rotta e chiudere le scuole ad aprile 2o21, prolungando le vacanze di pasqua. I tassi di infezione tra gli under 20 sono calati nelle settimane successive. Dallo scorso 26 aprile hanno riaperto le elementari e dal 3 maggio medie e superiori. Gli insegnanti però sono ancora preoccupati. Gli under 55 non potranno aver accesso al vaccino fino a giugno e il programma dedicato alla vaccinazione dei lavoratori della scuola è cominciato solo ad aprile.
La riapertura delle scuole, teme l’epidemiologa Catherine Hill, riporterà in alto i tassi di trasmissione del Covid-19, se non si oppone una importante campagna di testing. Blanquer continua a sostenere che l’istruzione è più importante di tutto ed è un obbiettivo a lungo termine del governo, «anche se la situazione non è perfetta». Chiedendo a insegnanti e alunni, però, ne varrà la pena?
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