«Preferita la ricerca di anticorpi con test immunoenzimatico su tutti gli operatori sanitari, i più colpiti dal Covid in Europa, e su un campione di popolazione»
Niente test sierologici rapidi. La Spagna dopo aver acquistato una grande quantità di kit testati a Madrid e Barcellona ha deciso di cambiare rotta e puntare sulla ricerca di anticorpi con il test immunoenzimatico. A confermarlo Alessandro, radiologo pugliese impegnato in prima linea a combattere il Coronavirus in un ospedale di Barcellona.
«Si è discusso a lungo della possibilità di usare i test sierologici come metodo di screening della popolazione e del personale sanitario – puntualizza Alessandro, che da qualche anno è impegnato nell’Ospedale Germans Trias i Pujol -. Ricordiamo che la Spagna ha avuto la più alta incidenza di personale sanitario colpito dall’infezione da Covid in maniera più o meno grave. Quindi si è discusso di utilizzare i test sierologici, e il governo spagnolo ha acquistato sul mercato internazionale alcuni kit, ma al momento di validare queste prove, si è scoperto che non erano sufficientemente sicuri, per cui questa strada è stata completamente abbandonata, nonostante siano stati spesi vari milioni di euro per l’acquisto dei kit. Per cui l’unico metodo affidabile per la ricerca di anticorpi rimane il test classico immunoenzimatico. Questo metodo dovrebbe essere molto più sensibile dei test di rapido risultato, ma ovviamente richiede un processo di elaborazione più complesso, perché significa analizzare non una goccia di sangue dal dito, ma effettuare un vero e proprio prelievo analitico, con tempi più lunghi e soprattutto è più costoso. Si analizzerà un campione della popolazione sul quale effettuare questo tipo di test, mentre al personale sanitario verrà offerto a tutti».
Ospedali completamente convertiti per gestire i malati Covid, farmaci antivirali per la cura, tamponi solo ai sintomatici e lockdown: la Spagna sembra essere in linea con molti altri Paesi d’Europa nel trattare il coronavirus e per la prima volta, dopo sei settimane, anche i numeri sembrano dare ragione alle scelte fatte.
«Questa nuova fase si suddivide in quattro periodi della durata di quindici giorni. Molto dipenderà da come evolverà l’epidemia: se la curva dei contagi scenderà, le misure si allenteranno. Si inizia con la cosiddetta fase 0, con l’apertura di piccoli negozi e con l’obbligo di concordare con i clienti un appuntamento preventivo in maniera da evitare il sovraffollamento o le agglomerazioni di persone. Dopodiché, se tutto continuerà positivamente e non avremo un aumento dei contagi, si passerà alla fase 1 in cui si prevedono ulteriori misure di allentamento fino ad arrivare alla fine di giugno ad una totale apertura. A partire dalla scorsa settimana, poi, ai bambini è permesso uscire accompagnati dai genitori. Questo ha fatto sì che si siano già verificati dei piccoli agglomerati in spazi ristretti. Non sappiamo se questo avrà delle conseguenze oppure no. Vedremo. In generale dobbiamo essere ottimisti, ma prudenti», conclude Alessandro.
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