Presentato a Ginevra il Rapporto World Health Statistics 2021. Ecco gli effetti collaterali della pandemia sulla salute globale
A ridosso dei 18 mesi più duri, dal punto di vista sanitario, per il mondo intero dal secondo Dopoguerra, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha presentato oggi la sua valutazione annuale sullo “stato della salute mondiale” nel rapporto World Health Statistics 2021. Il rapporto evidenzia gli ultimi dati disponibili sugli oltre 50 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile relativi alla salute, e sugli indicatori del target dei “tre miliardi” perseguito dall’Organizzazione. Nella sua pianificazione strategica quinquennale 2019–2023, infatti, l’OMS ha formulato il cosiddetto “obiettivo dei tre miliardi” che dovrà essere raggiunto entro il 2023, che consiste nell’avere: un miliardo in più di persone rispetto a oggi con un migliore accesso all’assistenza sanitaria; un miliardo in più di persone al sicuro da minacce per la salute; un miliardo in più di persone a godere di una salute migliore.
Il documento pubblicato oggi include anche delle stime preliminari per quanto riguarda i decessi globali in eccesso attribuibili al Covid-19 nel 2020, e lo stato delle tendenze sanitarie globali e regionali dal 2000 al 2019. Oltre a questo, il rapporto analizza anche le persistenti disuguaglianze in materia sanitaria e la carenza di dati, entrambi fenomeni che la pandemia ha accentuato. L’invito è quello di investire urgentemente in sistemi di informazione sanitaria per far sì che, nel prossimo futuro, il mondo sia più preparato a gestire situazioni di emergenza che impattano sulla salute globale.
Per quanto riguarda il numero totale di decessi globali attribuibili alla pandemia di Covid-19 nel 2020, le stime preliminari aggiornate al 31 dicembre 2020 parlano di almeno 3 milioni di decessi, quindi 1,2 milioni di morti in più rispetto agli 1,8 milioni ufficialmente segnalati. Prendendo invece in considerazione i dati sull’eccesso di mortalità per il 2020, i 3,4 milioni di decessi attualmente segnalati all’OMS sono probabilmente sottostimati, con cifre reali almeno 2-3 volte superiori. Come precisato dal rapporto 2021, una delle sfide più difficili affrontate dai singoli Paesi è segnalare in maniera più precisa possibile i decessi da Covid-19, così come l’OMS è al lavoro per far sì che i modelli statistici e, di conseguenza, i conteggi, siano accurati al massimo.
Un altro dato importante segnalato dal documento è l’impatto che la pandemia di Covid-19 sta avendo nell’ostacolare i progressi sul fronte degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e sul target dei “tre miliardi”. Ben il 90% dei Paesi segnala interruzioni e ritardi nei servizi sanitari essenziali, mettendo a rischio le finalità di salute globale perseguite dall’OMS. Questo è ancora più evidente se consideriamo l’impatto sproporzionato che la pandemia ha avuto sulle popolazioni vulnerabili, su coloro che vivono in contesti sovraffollati a rischio più elevato. Anche la mancanza di dati disaggregati (solo il 51% dei Paesi li include nelle relazioni statistiche nazionali) incrementa le disuguaglianze nei risultati sanitari.
Ad emergere, per fortuna, è anche qualche dato positivo: l’aspettativa di vita globale alla nascita è passata da 66,8 anni nel 2000 a 73,3 anni nel 2019, con un’aspettativa di vita sana in aumento da 58,3 a 63,7 anni. I veri e propri passi da gigante vengono registrati proprio nei Paesi a basso reddito, principalmente a causa della rapida riduzione della mortalità infantile e delle malattie trasmissibili. Nei Paesi ad alto reddito, invece, ad essere in aumento è l’obesità, con picchi fino un quarto della popolazione mentre, a livello globale, si registra un calo del consumo del tabacco (- 33% dal 2000). Per quanto riguarda le malattie non trasmissibili, infine, queste hanno causato nel 2019, in tutto il mondo, 7 decessi su 10.
Guardando al futuro, l’OMS ha aperto una collaborazione con Microsoft e Avanade per sviluppare un nuovo World Health Data Hub all’avanguardia, con l’obiettivo di migliorare l’accesso ai dati, semplificarne i processi, e fornire dati sanitari alla stregua di bene pubblico.
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