A pochi passi dalla ferrovia, Cesvi ha allestito una tensostruttura che può accogliere fino a 10 mila profughi al giorno. L’organizzazione umanitaria italiana è attiva anche in Romania ed è intervenuta in Ucraina sin dalle prime ore dopo lo scoppio della guerra
Ogni ora 500 persone arrivano alla stazione di Zahóny, in Ungheria, a 2 km dal confine ucraino. È qui, a pochi passi dalla ferrovia, che l’organizzazione umanitaria italiana Cesvi, in collaborazione con la municipalità locale e World Central Kitchen, ha allestito una tensostruttura di 200 mq per accogliere le persone in transito verso Budapest e le altre città ungheresi. «Il centro – spiega Andrea Ricci dello staff emergenze Cesvi – può accogliere fino a 10 mila profughi al giorno e offrire un pasto caldo, wi-fi e consulenza legale».
Nella tensostruttura di Zahóny, attualmente, sono ospitati anziani, disabili, bambini e donne. Tra queste c’è Olga, un’infermiera di 28 anni, che racconta di aver lasciato Kharkiv dopo aver trascorso cinque giorni in un rifugio. Quando il cibo ha cominciato a scarseggiare, è fuggita con la figlia di 7 anni e la nonna di 72: «Ho preso poche cose con me, dei giochi per la mia bambina e le foto della mia famiglia», racconta la donna.
«Secondo le autorità ungheresi, finora, sono almeno 150 mila profughi entrati nel Paese dalla stazione di Záhony, una cittadina di appena 4 mila abitanti dove mancano le strutture necessarie per gestire il passaggio di un numero così imponente di persone, soprattutto in vista di un probabile aumento degli arrivi con l’apertura dei corridoi umanitari. Per questo siamo intervenuti», spiega Roberto Vignola, vicedirettore generale di Cesvi.
Più a sud, in Romania, Cesvi è presente nella città di Sighet dove, in collaborazione con Sos Bambini Romania, assiste le mamme con bambini, accolti nel centro Piccolo Principe. Secondo le Nazioni Unite, con quasi 600 mila profughi, la Romania è il secondo Paese, dopo la Polonia, per arrivi dall’Ucraina.
Qui c’è Maryana, fuggita dalla guerra con i suoi figli, dopo un viaggio in auto durato 4 giorni. Nel centro di prima accoglienza Maryana ha trovato rifugio con la sua famiglia e oltre ad un pasto caldo, kit igienici, vestiti puliti, libri e materiale didattico, può ricevere sostegno psicologico e svolgere attività ricreative. «Sono preoccupata per tutti coloro rimasti in Ucraina – dice la donna -. Vorrei poter fare qualcosa per aiutare il mio Paese, ma non posso che sperare in una fine imminente del conflitto».
Cesvi è intervenuta in Ucraina sin dalle prime ore dopo lo scoppio della guerra, attraverso il partner People in Need (PIN), nell’ambito della rete internazionale Alliance 2015. È attiva in particolare a Leopoli, nella parte occidentale del Paese, dove sono stati inviati finora cinque convogli umanitari, con cibo, kit igienici, pannolini, forniture mediche, sacchi a pelo, materassi e altri beni di prima necessità, per gli oltre 200mila sfollati interni della città, tra i quali moltissimi bambini. Un altro carico contenente anche kit medici destinati agli ospedali ha raggiunto la capitale Kiev. A Velykyi Bereznyi invece è sorta una tensostruttura riscaldata dotata di servizi igienici. Qui gli sfollati hanno la possibilità di ricevere cibo, bevande calde, articoli per l’igiene, carte sim e riposare in attesa di varcare il confine.
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