Sanità 21 Dicembre 2022 16:54

Un vaccino unico contro tutti i virus influenzali

I ricercatori dell’Università della Pennsylvania stanno lavorando a un vaccino che colpisca contemporaneamente i 20 ceppi noti del virus dell’influenza, con la tecnica dell’RNA messaggero che è stata dimostrata contro Covid e promette rivoluzioni in medicina. I primi risultati nei topi sono promettenti

di Stefano Piazza
Un vaccino unico contro tutti i virus influenzali

Ogni sei mesi, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) analizza le epidemie di influenza che si sono verificate durante l’inverno nell’emisfero settentrionale o meridionale, utilizzando l’enorme mole di dati forniti dalle autorità sanitarie dei diversi Paesi. Identifica quali ceppi del virus sono più diffusi in quel momento e di conseguenza quindi raccomanda alle aziende farmaceutiche di adattare il loro vaccino contro l’influenza stagionale.

Per molto tempo come sottolineato dal quotidiano francese Liberation, il vaccino antinfluenzale ha protetto contro tre ceppi del virus contemporaneamente: due ceppi di influenza A e un ceppo di influenza B. Poi i vaccini sono diventati “quadrivalenti”: hanno incorporato un quarto ceppo di virus influenzale (tipo B) per coprire un raggio ancora più ampio. Scorrendo i risultati di una ricerca dell’Università americana della Pennsylvania, scopriamo che tra qualche anno avremo (probabilmente) un vaccino antinfluenzale quasi universale, efficace contro tutte le varianti umane conosciute. I risultati della ricerca pubblicati sulla rivista Science raccontano di come ricercatori hanno iniettato nei roditori un vaccino sperimentale mirato a 20 diversi ceppi di influenza e i topi hanno effettivamente sviluppato anticorpi contro tutti i ceppi, con un livello di efficacia che è rimasto stabile per quattro mesi. Il prototipo è stato quindi iniettato anche nei furetti con risultati comparabili.

Albert Osterhaus, ricercatore veterinario ad Hannover (Germania) alla rivista New Scientist ha parlato della ricerca: «Questa strategia potrebbe essere un’opzione se la longevità dell’immunità negli esseri umani venisse confermata. I modelli di topo e furetto dell’influenza sono i migliori che si possano trovare tra i modelli animali». Mentre secondo il biologo americano Peter Palese: «Questi promettenti risultati sono una buona indicazione di ciò che accadrà negli esseri umani». Si tratta di balzo in avanti reso reso possibile da una nuova tecnica di produzione dei vaccini, esplosa all’epoca della pandemia di Covid-19: i vaccini a mRNA messaggero. I vaccini tradizionali contengono un virus “inattivato”, o attenuato, che è innocuo per la persona che riceve l’iniezione, ma è ancora in grado di scatenare una risposta immunitaria e di addestrare l’organismo a difendersi contro quel virus.

Lo studio in sintesi

Questo metodo funziona molto bene, ma richiede l’incubazione dei virus influenzali in uova di pollo, prima di estrarli e neutralizzarli. La tecnica del “messaggero” invece è molto più semplice ed economica: produce semplicemente un filamento di RNA (una variante del DNA utilizzata per trasportare informazioni nelle nostre cellule) che contiene il codice genetico di un frammento del virus bersaglio. L’RNA sintetico viene così iniettato come un vaccino e si insedia nelle cellule. Le cellule iniziano quindi a creare il virus seguendo le istruzioni del manuale, come se stessero montando un mobile. I vaccini Pfizer e Moderna contro Covid, ad esempio, permettono di ricreare la proteina spike, una sorta di corona di spine che circonda il coronavirus. L’organismo riconosce il pezzo di virus che si è creato come un corpo estraneo e ostile e impara a difendersi da esso con una risposta immunitaria.

La tecnica dell’RNA messaggero ha totalmente rivoluzionato la produzione di vaccini: oggi è sufficiente conoscere il genoma di un virus per produrre un vaccino efficace. E se emerge una nuova variante del virus, le sue mutazioni genetiche vengono analizzate per adattare l’RNA e produrre così un nuovo vaccino in un batter d’occhio. Così i vaccini contro il Covid sono stati in grado di adattarsi rapidamente alla variante omicron, ed è così che il vaccino dell’Università della Pennsylvania è stato in grado di colpire 20 ceppi di influenza contemporaneamente: basta inserire 20 modelli di filamenti di RNA.

Si prevede una riduzione dei ricoveri e delle malattie gravi

Ovviamente, il vaccino antinfluenzale universale non è in grado di proteggerci dalle nuove varianti del virus che potrebbero emergere in futuro, come nel 2009, quando un nuovo ceppo di H1N1 ha causato una storica pandemia. Ma potrebbe, ad esempio, essere eccellente per fornire un’immunità di base a tutte le persone anziane o fragili. All’emittente canadese CBC l’immunologo Scott Hensley, autore principale dello studio, ha dichiarato: «Immaginate se la popolazione fosse stata prima vaccinata con questo prodotto. Ciò che si vedrebbe non è necessariamente una protezione contro l’infezione da parte di nuovi ceppi, ma una riduzione dei ricoveri e delle malattie gravi. Questo è il nostro obiettivo principale».

Il lavoro su questo vaccino universale dovrebbe passare presto alla fase I di sperimentazione clinica sull’uomo, per testarne la tollerabilità e i possibili effetti collaterali in un piccolo gruppo di pazienti. Secondo la la virologa Alyson Kelvin «I risultati di Scott Hensley e del suo team mostrano come i vaccini a mRNA possano essere utilizzati in modi che non sono mai stati considerati prima. Questo è solo l’inizio delle possibilità che i vaccini a mRNA aprono».

 

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