Nutri e Previeni 7 Luglio 2017 09:37

Alcol: un consumo moderato fa bene davvero? Al via maxi-studio negli USA

Negli Stati Uniti sta per partire un maxi-studio coordinato dal National Institute of Health (NIH) volto ad indagare se un consumo moderato di alcol possa fare bene alla salute del cuore, come molti sostengono. La ricerca, sottolinea il New York Times, coinvolgerà 8 mila persone per sei anni in tutto il mondo, e sarà però […]

Alcol: un consumo moderato fa bene davvero? Al via maxi-studio negli USA

Negli Stati Uniti sta per partire un maxi-studio coordinato dal National Institute of Health (NIH) volto ad indagare se un consumo moderato di alcol possa fare bene alla salute del cuore, come molti sostengono. La ricerca, sottolinea il New York Times, coinvolgerà 8 mila persone per sei anni in tutto il mondo, e sarà però finanziata per la gran parte dalle stesse aziende produttrici di alcolici.

I volontari, di età superiore a 50 anni, saranno reclutati in 16 diversi centri in tutto il mondo, e assegnati a caso o a un gruppo che dovrà smettere totalmente di bere o a uno a cui verrà ‘prescritto’ un singolo drink al giorno, a scelta del soggetto tra birra, vino o superalcolici, per tutta la durata dello studio. Lo stanziamento del NIH è di 100 milioni di dollari, rileva il quotidiano, mentre 67 milioni sono stati messi a disposizione dell’istituto attraverso una fondazione da cinque compagnie tra le più grandi al mondo nel campo degli alcolici, una circostanza che, unita al fatto che molti dei ricercatori coinvolti hanno avuto contributi da aziende legate all’alcol, potrebbe influenzare secondo alcuni esperti l’esito della ricerca.

“Alcuni studi hanno dimostrato – afferma ad esempio Marion Nestle della New York University – che le ricerche sponsorizzate dall’industria quasi invariabilmente favoriscono gli interessi degli sponsor, anche quando i ricercatori coinvolti pensano di essere immuni dalle influenze”. L’accusa è rispedita al mittente dagli organizzatori dello studio. “I soldi ricevuti dalla fondazione non hanno etichette – afferma George Koob, direttore del National Institute on Alcohol Abuse and Alcoholism – non sono un contributo per lo studio, non lo influenzeranno e nessuno ne ha parlato”.  

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