Nutri e Previeni 23 Novembre 2017 12:58

Alzheimer: estratto di zafferano in aiuto

In uno studio italiano l’estratto di zafferano ha mostrato un potenziale effetto anti-Alzheimer. Infatti, sarebbe in grado di favorire la degradazione della proteina tossica beta-amiloide (che resta la principale indiziata tra le cause della malattia) in cellule di pazienti studiate in provetta. Inoltre è risultato in grado di attivare l’enzima degradativo catepsina B, rendendolo più […]

Alzheimer: estratto di zafferano in aiuto

In uno studio italiano l’estratto di zafferano ha mostrato un potenziale effetto anti-Alzheimer. Infatti, sarebbe in grado di favorire la degradazione della proteina tossica beta-amiloide (che resta la principale indiziata tra le cause della malattia) in cellule di pazienti studiate in provetta. Inoltre è risultato in grado di attivare l’enzima degradativo catepsina B, rendendolo più efficiente.  E’ quanto osservato da Antonio Orlacchio del Laboratorio di Neurogenetica – Centro Europeo di Ricerca sul Cervello (CERC) – IRCCS Santa Lucia, e colleghi che hanno pubblicato lo studio sul Journal of the Neurological Science.

Lo zafferano è un complesso di molecole che include potenti antiossidanti, come pure molecole bioattive, quali crocine e crocetine, i due principali componenti attivi della spezia con un potenziale neuroprotettivo enorme. In altri studi lo zafferano si è dimostrato efficace nel trattamento di tessuti neurali degenerati come la  retina mentre crocine e crocetine hanno mostrato effetti antinfiammatori in cellule cerebrali in provetta.

Nel presente studio, spiega Orlacchio, cellule immunitarie di 22 pazienti con la forma più diffusa di Alzheimer e con un quadro di declino cognitivo ancora lieve sono state trattate in provetta con un componente attivo dello zafferano, una trans-crocetina.  emerso che questa potenzia la degradazione della proteina tossica beta-amiloide attraverso il potenziamento dell’attività di un enzima di degradazione cellulare chiamato catepsina B.

Questi dati, conclude Orlacchio, suggeriscono che l’integrazione dietetica con zafferano potrebbe essere testata su pazienti con la forma non ereditaria di Alzheimer (quella più diffusa) al fine di verificare “in vivo” il potenziale di questa spezia nel contrastare l’accumulo di beta-amiloide, che è probabilmente il risultato di uno sbilanciamento tra i processi di produzione e degradazione di questo peptide.

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