Nutri e Previeni 13 Gennaio 2017 11:51

Alzheimer: un aiuto dalla cicoria?

Come dimostra un esperimento su topi pubblicato online sul FASEB Journal, rivista della Federazione delle Società Americana per la Biologia Sperimentale, una sostanza presente nella cicoria potrebbe contribuire a ridurre i problemi di memoria associati all’Alzheimer e forse anche ad altre malattie neurodegenerative. Si tratta dell’acido cicorico, un principio attivo contenuto nella cicoria, ma che si […]

Alzheimer: un aiuto dalla cicoria?

Come dimostra un esperimento su topi pubblicato online sul FASEB Journal, rivista della Federazione delle Società Americana per la Biologia Sperimentale, una sostanza presente nella cicoria potrebbe contribuire a ridurre i problemi di memoria associati all’Alzheimer e forse anche ad altre malattie neurodegenerative. Si tratta dell’acido cicorico, un principio attivo contenuto nella cicoria, ma che si trova anche nella lattuga e altri ortaggi.

Esperimenti sui topi
Per valutarne l’effetto, ricercatori della Northwest A&F University, in Yangling, Cina, hanno condotto un esperimento utilizzando tre gruppi di topi: un gruppo ha ricevuto solo lipopolisaccaride, tossina con potente effetto infiammatorio e coinvolta nella malattia di Alzheimer, un secondo gruppo ha ricevuto anche acido cicorico, e a un terzo gruppo non è stato somministrato nulla. I topi trattati con lipopolisaccaride avevano impiegato più tempo e difficoltà, rispetto al gruppo di controllo, in test che misuravano la capacità di apprendimento e memoria, come riuscire ad uscire da un labirinto e ritrovare luoghi. Ma coloro che avevano avuto la supplementazione con acido cicorico avevano performance migliori.

Dalla ricerca, ha detto Xuebo Liu, uno degli autori, è emerso che “l’acido cicorico ha mitigato la compromissione amiloidogenesi, processo degenerativo tipico dell’Alzheimer, e migliorato la memoria. Questo suggerisce che l’integrazione di acido cicorico potrebbe essere un intervento utile per le malattie correlate alla neuroinfiammazione”. Non solo. Secondo Thoru Pederson, caporedattore del FASEB Journal, “potrebbe rivelarsi utile per l’acutezza complessiva della memoria”.

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