Nutri e Previeni 7 Settembre 2016 10:52

Cilento. Dna, stile di vita e dieta alleati per la longevità

Un gruppo di ricercatori italiani, studiando i ‘super anziani’ del Cilento, ha identificato un fattore in più, una buona microcircolazione sanguigna, che si aggiunge allo stile di vita, alla dieta mediterranea e all’attività fisica, nel determinare la longevità. Con un’aspettativa di vita media di 92 anni per le donne e 85 per gli uomini (a fronte […]

Cilento. Dna, stile di vita e dieta alleati per la longevità

anzianiUn gruppo di ricercatori italiani, studiando i ‘super anziani’ del Cilento, ha identificato un fattore in più, una buona microcircolazione sanguigna, che si aggiunge allo stile di vita, alla dieta mediterranea e all’attività fisica, nel determinare la longevità. Con un’aspettativa di vita media di 92 anni per le donne e 85 per gli uomini (a fronte di una media italiana rispettivamente di 84 e 79), il paese di Acciaroli, in provincia di Salerno, ha una delle più alte concentrazioni al mondo di centenari, anche superiori a Okinawa, città del Giappone nota per la longevità dei suoi abitanti.

Studio pilota

Lo studio pilota “Cilento initiative on aging” (Ciao) guidato da Salvatore Di Somma, professore di Medicina Interna dell’Università La Sapienza di Roma, ha preso in considerazione 29 super anziani (età media 92 anni) e 52 parenti più giovani (età media 60 anni), con simile background genetico ed esposti allo stesso ambiente e stili di vita. I risultati degli esami del sangue sono stati confrontati con quelli di una coorte di 194 soggetti sani (età media 63,9 anni). Come previsto, bassi valori di MR-proANP e penKid, indicatori di disfunzioni renali o del cuore, erano elevati nei ‘SuperAgers’, a causa del processo di invecchiamento degli organi. Lo stesso gruppo mostrava però bassi valori di adrenomedullina (bio-ADM), ormone che aumenta la quantità di sangue nella circolazione periferica e agisce come vasodilatatore.

“Concentrazioni basse di questo biomarcatore indicano un sistema endoteliale e un microcircolo ben funzionante, che consenta una buona perfusione sanguigna degli organi e dei muscoli”, conclude Di Somma. Un buon flusso sanguigno attraverso i piccoli vasi del sangue è ciò che assicura ai maratoneti un rendimento migliore a parità di frequenza cardiaca rispetto all’uomo medio. Permette infatti di far arrivare alle cellule di tutto il corpo ossigeno e sostanze nutritive, e di portare fuori tossine e anidride carbonica.

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