Nutri e Previeni 22 Settembre 2015 12:33

Expo: dieta mirata per l’autismo

shutterstock_250467004La giusta alimentazione aiuta i bambini autistici, perché facilita l’equilibrio dei pensieri e la riabilitazione. Sono stati individuati, infatti, enzimi intestinali anomali nel bimbo affetto da sindrome autistica che non consentono una fisiologica digestione di alcuni alimenti, trasformandoli in sostanze tossiche che creano infiammazione e, come conseguenza, iperattività.

In particolare, appaiono maldigeriti, latte vaccino, glutine e alcuni grassi idrogenati di cui sono ricchi i prodotti alimentari confezionati. Lo mostra una ricerca americana presentata oggi all’EXPO che porta la firma di un italiano, Massimo Montinari, Visiting Professor e ricercatore Neuro-immuno-gastro-enterologia Pediatrica presso il Baptist Hospital di Miami.

“L’alterazione del microbiota, nei bambini autistici, è quasi un marcatore e rende la digestione di questi alimenti molto tossica. Abbinando uno stile alimentare mirato alle giuste terapie, si aiuta la gestione della malattia, in particolare i bimbi diventano più calmi e si facilita così anche la riabilitazione, che diventa più fruibile”, spiega Montinari che da cinque anni dirige il gruppo di ricerca di Miami.

Accanto all’effetto infiammatorio di alcuni alimenti lo studio mostra anche la loro relazione con il comportamento. “Non solo siamo quello che mangiamo, ma se il cibo è tossico, inevitabilmente, il modo di pensare cambia”.

E’ quanto spiega Paolo Mainardi, membro del gruppo di ricerca, tra i primi ad individuare una correlazione diretta tra quello che accade nel tubo digestivo e le patologie neuronali, ovvero a livello dell’asse neuro-immunologica intestino-cervello.

“Molti sono i medici che non conoscono affatto il disturbo autistico” – commenta Mario Ascolese, promotore dell’incontro e presidente della sezione campana dell’Associazione Medici Cattolici (Amci) – “è dunque indispensabile seminare nuove conoscenze cliniche e diagnostiche nel mondo medico per una  presa in carico ottimale di questi pazienti”.

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