Nutri e Previeni 22 Dicembre 2015 10:04

Il movimento degli occhi aiuta a curare i disordini alimentari

E’ stato inaugurato a Milano un centro specialistico per la cura di diversi problemi psicologici che si basa su una  tecnica chiamata, in inglese, Eyes movement desensitization and reprocessing (Emdr) che studia i movimenti oculari del soggetto da trattare. Ampiamente utilizzata per superare traumi causati da eventi come attentati terroristici, la tecnica è una possibile […]

Il movimento degli occhi aiuta a curare i disordini alimentari

shutterstock_139188881E’ stato inaugurato a Milano un centro specialistico per la cura di diversi problemi psicologici che si basa su una  tecnica chiamata, in inglese, Eyes movement desensitization and reprocessing (Emdr) che studia i movimenti oculari del soggetto da trattare.

Ampiamente utilizzata per superare traumi causati da eventi come attentati terroristici, la tecnica è una possibile soluzione anche per i disordini alimentari, che interessano ben cinque persone su cento e che si riacutizzano in un periodo delicato come il Natale, nel quale il cibo amato e al tempo stesso odiato, diventa un tema predominante.

In Italia, dal 3,7 al 6,4% delle ragazze 12-25enni ha disturbi alimentari, in particolare lo 0,8% soffre di anoressia e il 3% di bulimia. “E’ ormai acclarato – spiega Isabel Fernandez, direttrice del Centro di psicotraumatologia di Milano e presidente dell’Associazione Emdr italiana ed europea – che le memorie legate a eventi traumatici rivestano un ruolo decisivo nel manifestarsi dei disturbi alimentari. Attraverso movimenti oculari, la tecnica, supportata da molta letteratura scientifica e già da tempo utilizzata per curare vittime di crimini, disastri naturali, guerre e abusi, è in grado di agire sull’immagazzinamento dei ricordi, permettendo la rielaborazione dei traumi all’origine dei disturbi alimentari”.

Nel corso di una seduta Emdr, che in italiano significa ‘desensibilizzazione e ristrutturazione attraverso il movimento degli occhi’, la persona da trattare è invitata a ripensare l’evento traumatico e nel frattempo viene sollecitata con stimoli che interessano i due emisferi cerebrali. Il punto di partenza, infatti, prosegue Fernandez, “è che gli eventi siano traumatici perché  ‘rimasti ‘intrappolati’ nell’emisfero destro, quello emotivo, senza che il sinistro, o cognitivo, li possa rielaborare. La stimolazione bi-emisferica aiuta l’integrazione tra i due, ricollocando il trauma nel passato”. Da sedute terapeutiche individuali a terapie di gruppo e familiari, l’equipe multidisciplinare del centro milanese inizierà ad accogliere i pazienti da gennaio.

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