Nutri e Previeni 27 Ottobre 2015 11:54

Industrie carni e salumi italiane: allarmismi ingiustificati

Industrie carni e salumi italiane: allarmismi ingiustificati

shutterstock_124416958Gli Italiani, mangiano in media due volte la settimana 100 grammi di carne rossa (e non tutti i giorni) e solo 25 grammi al giorno di carne trasformata. Un consumo pari a meno della metà dei quantitativi individuati come potenzialmente a rischio cancerogeno dallo studio IARC. Come sottolineano Assocarni e Assica (Associazione industriali delle carni e dei salumi) ricordando che ”gli italiani, il secondo popolo più longevo al mondo, seguono la dieta mediterranea che  è molto più equilibrata e sostenibile di quella della maggior parte dei Paesi considerati nella ricerca IARC. I consumatori italiani non dovrebbero quindi modificare le loro sane abitudini a causa delle anticipazioni dello studio IARC”.    E aggiungono ”gli allevamenti italiani producono carni più magre e di migliore qualità rispetto a quella di allevamenti di altri Paesi. E la qualità delle carni trasformate  è ben diversa dalle produzioni nord-europee”.

Il consumo annuo di carne degli italiani, aggiunge Coldiretti, con 78 chili a testa, è ben al di sotto di quello degli Stati Uniti (125 chili pro-capite), o degli australiani (120 chili), ma anche dei francesi con 87 chili a testa. Il valore del settore carni e salumi nazionale è circa 30 miliardi, includendo sia la parte agricola che quella industriale. Settori che danno lavoro a circa 125.000 persone a cui va aggiunto l’indotto.

”Confidiamo non si crei un ingiustificato allarmismo – concludono Assocarni e Assica – che rischia di colpire uno dei settori chiave dell’agroalimentare italiano. Il settore agroalimentare in Italia contribuisce a circa il 10-15% del prodotto interno lordo annuo, con un valore complessivo pari a circa 180 miliardi di euro. Di questi, circa 30 miliardi derivano dal settore delle carni e dei salumi, includendo sia la parte agricola che quella industriale. E i settori considerati danno lavoro a circa 125.000 persone a cui va aggiunto l’indotto”.

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