Nutri e Previeni 16 Dicembre 2015 09:10

Obesità: di padre in figlio

Obesità: di padre in figlio

shutterstock_102593666Che l’obesità sia una malattia ereditabile in linea paterna non è una novità dato che è dimostrato che i figli di padri obesi presentano una maggiore tendenza all’obesità. Tuttavia quale sia il contributo dei fattori ambientali nell’influenzare le modificazioni epigenetiche nei genitori che, a loro volta, aumentano il rischio dei figli di diventare obesi, non è ancora del tutto chiaro.  Forse i futuri genitori possono, però, fare qualcosa per prevenire l’obesità e salvaguardare anche la salute dei propri figli.

In proposito un nuovo studio pubblicato sulla rivista Cell Metabolism ha proposto una possibile spiegazione del perché i figli di padri obesi sono a loro volta più predisposti all’obesità. I ricercatori dell’Università di Copenaghen sono partiti dall’ipotesi che il sovrappeso dei padri al momento del concepimento possa favorire l’espressione delle caratteristiche epigenetiche relative al rischio di sviluppare l’obesità nella prole. Ebbene questa ipotesi è stata confermata. Lo studio ha, infatti, dimostrato che gli spermatozoi degli uomini magri e obesi, quando posti a confronto, possiedono segnali epigenetici diversi, nelle regioni del Dna associate al controllo dell’appetito. L’epigenetica riguarda, di fatto, le modificazioni dell’espressione dei geni che non interessano la sequenza del Dna, ma le funzioni dei geni. In questo caso particolare, dunque, i segnali epigenetici diversi tra i soggetti magri e gli obesi, starebbero a significare un migliore o peggiore controllo dell’appetito a livello centrale.

In una fase successiva dello studio, i ricercatori hanno monitorato 6 uomini sottoposti alla chirurgia per la perdita di peso (chirurgia bariatrica) per verificare in che misura l’intervento chirurgico, con la successiva perdita di peso, potesse aver interessato i segnali epigenetici dei loro spermatozoi. Le caratteristiche dello sperma di questi soggetti sono state monitorate prima, durante e dopo l’intervento e ne sono emersi circa 5.000 cambiamenti strutturali. Si è così dimostrato che vi era una alterata metilazione, quindi una diversa espressione, a carico dei geni coinvolti nel controllo dell’appetito. L’ipotesi formulata a questo punto dagli scienziati è che l’evoluzione abbia selezionato questo comportamento del Dna per favorire l’accumulo di grasso, e quindi di energia, in epoche passate in cui questo costituiva un fattore positivo per la sopravvivenza. Oggi, però, l’eccessivo accumulo di grasso è diventato un problema rilevante, dal momento che rappresenta un fattore di rischio per diverse patologie metaboliche e cardiovascolari.

“La nostra ricerca potrebbe portare a cambiare in particolare il comportamento preconcepimento del padre”, afferma l’autore senior dello studio Romain Barrès, professore associato presso l’Università di Copenaghen. “E’ risaputo che quando una donna è incinta dovrebbe prendersi cura di sé stessa, nutrirsi correttamente, non aumentare troppo di peso, non bere alcolici, evitare il fumo e il contatto con le sostanze inquinanti ma, se il coinvolgimento del Dna dello sperma fosse confermato, allora le raccomandazioni preconcepimento potrebbero essere valide anche per gli uomini”.

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