Nutri e Previeni 3 Luglio 2015 11:06

Obesità, il male che accorcia la vita

Obesità, il male che accorcia la vita

shutterstock_187633952L’obesità accorcia la vita in media di 10 anni e provoca 57.000 decessi l’anno in Italia, 1.000 a settimana e 150 al giorno. Questi i numeri emersi dall’Italian Barometer Diabetes Forum in corso a Roma. E le Regioni italiane affrontano il problema in modo non uniforme e poco efficace. “Il picco della percentuale di obesi sul totale della popolazione”, spiega Michele Carruba direttore del Centro studi e ricerche sull’obesità dell’Università di Milano, “è fra 60 e 65 anni, ma tra i 65 e i 70 si dimezzano, perché non diventano vecchi”.

“Il 41% dei decessi per malattie cardiache, infatti, sono attribuibili all’obesità così come il 28% dei decessi per tumore. Solo un calo dell’1% della prevalenza di obesità – aggiunge – sarebbe sufficiente a prevenire fino a tre milioni di casi di diabete, malattie cardiovascolari e tumori”. Consapevoli dell’impatto economico del problema sulle casse pubbliche, in tutte le Regioni italiane, negli ultimi anni sono stati avviati interventi di prevenzione contro l’obesità, ma nei fatti i risultati concreti ancora non si vedono. In base ad uno studio pubblicato a maggio nello European Journal of Public Health, spiega Walter Ricciardi, direttore del Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Università Cattolica di Roma e Commissario dell’Istituto Superiore di Sanità, “emerge grande eterogeneità e poca incisività. Alcuni progetti sono fatti bene ma rimasti su carta, altri hanno fatto interventi ma non li hanno valutati”.

Il futuro non appare roseo agli occhi degli esperti. “Nel nostro Paese si fa ancora troppo poco. Il 10% della popolazione è obeso e il 4% in sovrappeso, ma entro 15 anni, sommate, interesseranno circa il 70% degli italiani”, spiega Paolo Sbraccia, presidente della Società italiana dell’obesità. “Di qui – conclude – l’importanza della Milan Declaration, firmata all’Expo dai massimi esponenti delle società scientifiche per l’obesità che formano la European Association for the Study of Obesity (EASO) per spingere le istituzioni ad agire”.

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