Nutri e Previeni 29 Gennaio 2016 14:58

Obesità: le nuove teorie sulla “dipendenza da cibo”

L’obesità è divenuta negli ultimi decenni uno dei problemi maggiori per la sanità pubblica a livello mondiale con un enorme impatto economico e sociale derivato dalle numerose patologie ad essa correlate. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima, infatti, un numero di circa 600 milioni di adulti obesi nel mondo occidentale. L’obesità va considerata come un disordine […]

Obesità: le nuove teorie sulla “dipendenza da cibo”
Serena Guidotti Biologa Nutrizionista

Serena Guidotti
Biologa Nutrizionista

L’obesità è divenuta negli ultimi decenni uno dei problemi maggiori per la sanità pubblica a livello mondiale con un enorme impatto economico e sociale derivato dalle numerose patologie ad essa correlate. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima, infatti, un numero di circa 600 milioni di adulti obesi nel mondo occidentale.

L’obesità va considerata come un disordine multi-eziologico e da recenti studi sta emergendo sempre di più la componente neuroendocrina della patologia. Considerare l’obesità come una “dipendenza dal cibo” è un approccio del tutto nuovo che sta emergendo nell’ambiente scientifico. Recenti studi, infatti, hanno dimostrato che i cibi più appetitosi e ad elevato contenuto calorico hanno un enorme potenziale nell’innesco di processi di dipendenza, con conseguente perdita del controllo di un corretto comportamento alimentare. L’abuso di cibo, inoltre, attiva risposte del sistema dopaminergico, in maniera del tutto simile a quanto accade nelle dipendenze da sostanze stupefacenti.

Le teorie della dipendenza da cibo indicano che alcuni cibi altamente processati potrebbero causare dipendenza e, in alcuni casi, obesità e disordini alimentari. Si è dimostrato, infatti, che soggetti che consumano in modo compulsivo grandi quantità di cibo prediligono alcuni macronutrienti come grassi, proteine e zuccheri raffinati rispetto a soggetti con un normale comportamento alimentare. La regolazione omeostatica della fame e della sazietà avviene grazie a molecole come la ghrelina, la leptina e l’insulina, le quali possono influenzare il sistema dopaminergico; in condizioni di abuso di cibi raffinati e “binge eating” questo sistema è ampiamente coinvolto.

Le industrie alimentari producono cibi altamente processati ricchi di zucchero, sale e grassi saturi che rendono il prodotto altamente appetibile, spingendo i consumatori ad assumere dosi sempre crescenti di quel prodotto. Tale meccanismo innesca processi di compulsività e dipendenza nei confronti del cibo, responsabili di disordini alimentari e obesità. C’è da precisare, però, che non tutti coloro i quali si espongono a tali cibi divengono obesi.

La scelta dei cibi è molto importante in un’ottica di prevenzione dell’obesità. Ridurre il consumo di cibi industriali e aumentare il consumo di frutta, verdura, cereali, legumi, carne bianca e pesce, riduce quindi, non solo la possibilità di andare incontro a dipendenza da cibo, ma anche il rischio di sviluppare sovrappeso, obesità e malattie ad essi connesse.

Di Serena Guidotti

BIBLIOGRAFIA
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