«Ancora oggi, a 30 anni dalla legge 257 del 1992, che ne abolì l’uso in Italia, l’amianto resta una minaccia concreta, non solo verso le persone ma anche riguardo all’ambiente. Serve un maggiore coordinamento tra Governo ed Enti locali e un coinvolgimento più attivo di chi opera in ambito sanitario, investendo nuove risorse sul fronte […]
«Ancora oggi, a 30 anni dalla legge 257 del 1992, che ne abolì l’uso in Italia, l’amianto resta una minaccia concreta, non solo verso le persone ma anche riguardo all’ambiente. Serve un maggiore coordinamento tra Governo ed Enti locali e un coinvolgimento più attivo di chi opera in ambito sanitario, investendo nuove risorse sul fronte della ricerca e sostenendo con strumenti adeguati chi lavora sul territorio». Così Barbara Cittadini, presidente di Aiop, l’Associazione italiana ospedalità privata, in merito al trentennale della legge sull’amianto, anniversario che, aggiunge, «deve essere l’occasione non solo per fare il punto della situazione, ma anche per mettere in campo progettualità e iniziative, non ultima quella di una formazione professionale adeguata, in grado di contrastare con sempre più efficacia le conseguenze della diffusione dell’amianto».
Secondo l’ONA, l’Osservatorio Nazionale Amianto, sono ancora 40 milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto presenti sul territorio italiano e dagli ultimi dati del 2021 risultano circa 2mila casi di mesotelioma, mentre quelli di asbestosi sono circa 600. Quelli di tumore al polmone, infine, sono circa 4mila.
«Concordiamo con i buoni propositi espressi dal ministro della Salute Roberto Speranza – sottolinea Cittadini – e ci auguriamo un impegno reale nel contrasto di tutti i rischi che l’esposizione alle fibre di amianto comporta. Un impegno che deve riguardare anche altri Paesi nel mondo, visto che il 75 per cento di essi non ha ancora una legge come quella italiana» conclude.