Contributi e Opinioni 3 Dicembre 2020 16:34

CIMO-FESMED: «No ad emendamenti che limitano l’autonomia prescrittiva dei medici»

«Nel mentre le strutture ospedaliere sono in affanno ed i medici cercano di assicurare la migliore assistenza ospedaliera possibile ai pazienti ricoverati, si continua a ricorrere al solito strumento della Legge di Bilancio per iniziative che riguardano le professioni sanitarie e che nulla hanno a che vedere con il Bilancio dello Stato»

CIMO-FESMED: «No ad emendamenti che limitano l’autonomia prescrittiva dei medici»

«Nel mentre le strutture ospedaliere sono in affanno ed i medici cercano di assicurare la migliore assistenza ospedaliera possibile ai pazienti ricoverati, si continua a ricorrere al solito strumento della Legge di Bilancio per iniziative che riguardano le professioni sanitarie e che nulla hanno a che vedere con il Bilancio dello Stato». Così, in una nota, la federazione CIMO-FESMED.

«Di fatto, attraverso l’emendamento n. 83031 al D.L. della Camera dei Deputati (Legge di Bilancio 2021), si ipotizza l’istituzione di una nuova tipologia di unità operativa complessa, quella di farmacologia ospedaliera, da allocare all’interno dei dipartimenti dei servizi o delle direzioni sanitarie degli ospedali».

«Tale emendamento – continua la nota –, oltre a creare un inutile doppione rispetto alle attività istituzionali già garantite della farmacia ospedaliera, rischia di ingenerare conflitti di competenza tra professionisti proprio in una fase emergenziale che, certamente, non giova al nostro SSN».

Allo stesso tempo «l’istituzione di una nuova unità complessa determina, per vincoli di legge, la contestuale rimozione di altra unità complessa magari riguardante l’area clinica o chirurgica, magari dotata di ambulatori e posti letto e magari diretta erogatrice di offerta sanitaria rispetto ad un ruolo gestionale di appropriatezza e sicurezza, ruolo peraltro già assicurato da strutture presenti in ospedale».

La federazione CIMO-FESMED, dunque, «non condivide tale iniziativa parlamentare soprattutto perché verrebbe gravemente limitata l’autonomia prescrittiva del medico spostando, ancora una volta, l’indirizzo delle strutture sanitarie, verso aspetti gestionali ed economicistici e non certamente clinici nella cura dei pazienti».

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