Ancora contagi per coronavirus in Cina: secondo il vice ministro della Commissione nazionale per la salute Li Bin, i casi accertati in tutto il Paese hanno superato quota 400 e le vittime sono salite a 9. In aumento anche i casi fuori dalla Cina, con il virus che è stato intercettato per la prima volta […]
Ancora contagi per coronavirus in Cina: secondo il vice ministro della Commissione nazionale per la salute Li Bin, i casi accertati in tutto il Paese hanno superato quota 400 e le vittime sono salite a 9. In aumento anche i casi fuori dalla Cina, con il virus che è stato intercettato per la prima volta anche in Australia, a Macao e negli Stati Uniti, nello stato di Washington. Quest’ultimo era appena tornato da Wuhan, il focolaio dove si è diffuso il virus, ed è stato isolato.
In merito a questi ultimi avvenimenti, l’appello di Marcello Tavio, Presidente SIMIT, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, e Direttore dell’Unità Operativa di Malattie Infettive degli Ospedali Riuniti di Ancona
“Le nostre conoscenze in merito all’epidemia di polmonite da nuovo Coronavirus in Cina sono in piena evoluzione. In particolare, in soli tre giorni, dal 17 ad oggi., sono stati documentati 154 nuovi casi, di cui 14 in personale sanitario ospedaliero. Questo incremento di casi dimostra da un lato che le autorità sanitarie locali hanno proceduto ad un’analisi molto più approfondita della situazione; e dall’altro (il che è meno rassicurante) che l’epidemia si trova in una scala più estesa della dimensione locale in cui si riteneva fosse confinata all’inizio di questo mese di gennaio.
Il fatto che siano stati documentati casi numerosi anche in ambito sanitario, evidenzia quello che si temeva fin dall’inizio, ovvero che la possibilità di trasmissione interumana del virus è cosa certa. Tutto questo però non significa che l’epidemia sia fuori controllo o che abbia già assunto proporzioni tali da costituire un pericolo per il resto del mondo, e quindi, per l’Italia. A questo proposito giova segnalare che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha in programma per oggi 22 gennaio una riunione del comitato di crisi proprio per valutare se sussistano gli estremi per un allarme globale (il cosiddetto Public Health Emergency of International Concern)”.
“La conoscenza approfondita del virus, la prevenzione e il monitoraggio delle infezioni con la sorveglianza dei contatti sono misure cruciali per evitare la diffusione su larga scala del virus – aggiunge il Prof. Claudio Mastroianni, Vice Presidente SIMIT. – E’ importante identificare rapidamente i casi sospetti e mettere in atto quelle misure di coordinamento integrato che hanno permesso di controllare altre recenti epidemie. È fondamentale seguire le raccomandazioni suggerite dalle autorità sanitarie e non creare allarmismi eccessivi nella popolazione che possono avere anche un impatto anche peggiore, considerando che in base alle stime disponibili il tasso di letalità della nuova infezione da Coronavirus sembra inferiore all’1% e quindi più basso della SARS”.
“La SIMIT è pronta a mettere a disposizione delle istituzioni, in primis Ministero della Salute, ISS e SSR, sia l’esperienza accumulata nella gestione di altri precedenti emergenze (SARS, Ebola e Zika virus) che la propria rete di strutture infettivologiche capillarmente diffuse su tutto il territorio nazionale – conclude il Presidente SIMIT Tavio. – Questa collaudata rete di strutture e di professionisti costituisce una sicura risorsa sia come referente tecnico e culturale nei confronti della società civile, che come primo fondamentale filtro di valutazione sul campo di casi probabili o sospetti nel pieno rispetto dei requisiti di competenza e sicurezza richiesti. A tal fine, Simit ha attivato una specifica unità di crisi che si adoperi per l’immediata elaborazione di protocolli dedicati e li renda disponibili in ogni sua struttura nel momento stesso in cui il Ministero della Salute di concerto o meno con OMS decida di attivare l’allarme globale”.