«Come rappresentanti delle 22mila ostetriche italiane torniamo a chiedere con determinazione il riconoscimento di pubblico ufficiale per le professioni sanitarie, compresa la nostra Categoria». Queste le richieste delle componenti del Comitato Centrale della Federazione Nazionale degli Ordini della Professione di Ostetrica in merito al “no” della ministra della Salute, Giulia Grillo, al riconoscimento dello status […]
«Come rappresentanti delle 22mila ostetriche italiane torniamo a chiedere con determinazione il riconoscimento di pubblico ufficiale per le professioni sanitarie, compresa la nostra Categoria». Queste le richieste delle componenti del Comitato Centrale della Federazione Nazionale degli Ordini della Professione di Ostetrica in merito al “no” della ministra della Salute, Giulia Grillo, al riconoscimento dello status di pubblico ufficiale a medici e personale sanitario per contrastare il fenomeno delle aggressioni in sanità.
«Come già evidenziato, affinché il Ddl antiviolenza sugli operatori sanitari sia davvero efficace è indispensabile che vi sia tale riconoscimento – continua il comitato centrale FNOPO – . Solo così, infatti, vi può essere la denuncia d’ufficio per azioni la cui recrudescenza sembra diventare inarrestabile. Si tratta di episodi gravi perché mettono a rischio non solo l’incolumità di chi lavora in tali strutture, ma anche degli assistiti ai quali potrebbe non essere offerta sempre una adeguata assistenza a causa della paura degli operatori di subire violenze. Lo stesso timore che spesso non fa denunciare».
«Per tale motivo – prosegue la FNOPO – l’inasprimento non può essere considerato un valido strumento di deterrenza. Inoltre, così come giustamente evidenziato dal segretario nazionale FIMMG, Silvestro Scotti, non si comprende in che modo riconoscere anche a noi professioni sanitarie tale status possa comportare degli aggravi. Secondo noi, invece, si tratta di un atto doveroso da parte dello Stato attraverso il quale fornire uno strumento per la protezione di categorie professionali che sono state lasciate per troppo tempo da sole, vulnerabili e diventate un facile bersaglio di azioni che vanno perseguite e condannate».
Senza ulteriori indugi – conclude il Comitato centrale FNOPO – si passi ai fatti dando concretezza a un atto che potrà dare il via a un nuovo corso».