Contributi e Opinioni 2 Maggio 2019 13:20

Depressione da stress, una molecola anti-neuroinfiammazione può controllare il disturbo

«Oggi il coinvolgimento del processo neuroinfiammatorio è dimostrato tanto nelle malattie neurodegenerative che nelle patologie neuropsichiatriche», spiega Salvatore Cuzzocrea, professore ordinario di Farmacologia all’Università di Messina

Depressione da stress, una molecola anti-neuroinfiammazione può controllare il disturbo

Esaurimento, spossatezza, sovraffaticamento e tensione: in una sola parola ‘stress’ che, se non trattato in modo adeguato, rischia di farci cadere in depressione. Uno stress grave e ccio terapeutico per controllare e contrastare i processi neuroinfiammatori? «Un importante ruolo di modulazione della neuroinfammazione è svolto dal sistema endocannabinoide. PEALut (palmitoiletanolamide co-ultramicronizzata con Luteolina), un ultramicrocomposito che fonde l’attività antinfiammatoria della PEA con quella antiossidante della luteolina, è in grado di agire sulla neuroinfiammazione a favore della neuroprotezione e sul connesso stress ossidativo localizzato, alla base, secondo gli esperti, dell’insorgenza di importanti patologie del sistema nervoso centrale. La molecola modula l’interazione tra le cellule non neuronali disregolate, mastociti, microglia e astrociti, prevenendo il danno neuronale e ritardando l’esordio della patologia».persistente potrebbe infatti scatenare processi neuroinfiammatori e quindi lo sviluppo di disordini depressivi. Ma un’innovativa terapia anti-neuroinfiammazione, in grado di agire sul controllo delle alterazioni del sistema nervoso e del connesso stress ossidativo localizzato, promette risultati incoraggianti per contrastare le patologie di natura non solo neurodegenerativa ma anche neuropsichiatrica.

«Oggi il coinvolgimento del processo neuroinfiammatorio è dimostrato tanto nelle malattie neurodegenerative che nelle patologie neuropsichiatriche – spiega Salvatore Cuzzocrea, professore ordinario di Farmacologia all’Università di Messina – L’ipotesi è anche avallata dall’esistenza di un’elevata comorbidità della depressione con le malattie croniche, ad esempio quelle cardiache, condizioni in cui i processi neuroinfiammatori sono noti giocare un ruolo fondamentale. In particolare, studi hanno dimostrato che nei pazienti affetti da schizofrenia, disturbo bipolare e depressione maggiore, che comportano una maggiore compromissione e gravità in ambito psichiatrico, esiste un’alterazione generale dei parametri neuroinfiammatori sia in relazione alla patologia sia rispetto alla sintomatologia e alle caratteristiche morfofunzionali del cervello».

LEGGI: SONDAGGIO EURODAP, IL 2019 PORTA ANSIA E PAURA. L’ANNO INIZIA SENZA ENERGIE PER LA METÀ DEGLI ITALIANI

«Le alterate risposte neuroinfiammatorie presenti nella depressione maggiore possono essere scatenate non solo da stimoli patogeni ma anche dai processi conseguenti a grave o persistente stress – prosegue l’esperto – C’è ormai un generale consenso nel ritenere lo stress psicosociale un fattore precipitante la comparsa della sintomatologia depressiva. Inoltre, fattori psicosessuali possono creare un’attivazione cronica dello stress con attivazione del sistema immunitario, iperproduzione di citochine pro-infiammatorie, dolore psicoemotivo con somatizzazioni, e depressione. Stimoli infiammatori e stress possono, dunque, attivare processi di disregolazione di fattori trofici, causando depressione, malattie cardiache, diabete e depressione post-stroke, condizioni che presentano un’elevata comorbidità con la depressione maggiore».

Sebbene la depressione maggiore non possa essere annoverata tra le malattie primariamente neuroinfiammatorie, lo sviluppo di nuove terapie o di adiuvanti alle terapie esistenti non possono non tener conto della presenza dei processi infiammatori tra le caratteristiche fondamentali della malattia. «In particolare – afferma Cuzzocrea – potrebbero essere promettenti terapie volte a normalizzare l’attività delle cellule immunitarie che pilotano i processi neuroinfiammatori, come i mastociti e la microglia e a regolare i livelli di fattori trofici, prevenendo i danni neuronali e promovendo l’omeostasi intersistemica che è alla base della corretta percezione degli stimoli stressogeni e del dolore secondario all’infiammazione».

Qual è allora l’approccio terapeutico per controllare e contrastare i processi neuroinfiammatori? «Un importante ruolo di modulazione della neuroinfammazione è svolto dal sistema endocannabinoide. PEALut (palmitoiletanolamide co-ultramicronizzata con Luteolina), un ultramicrocomposito che fonde l’attività antinfiammatoria della PEA con quella antiossidante della luteolina, è in grado di agire sulla neuroinfiammazione a favore della neuroprotezione e sul connesso stress ossidativo localizzato, alla base, secondo gli esperti, dell’insorgenza di importanti patologie del sistema nervoso centrale. La molecola modula l’interazione tra le cellule non neuronali disregolate, mastociti, microglia e astrociti, prevenendo il danno neuronale e ritardando l’esordio della patologia».

Articoli correlati
Depressione, un labirinto da cui si può uscire
Accendere ancora una volta i riflettori sulla depressione. Non solo “male dell’anima”, ma una patologia complessa da affrontare sotto molti punti di vista. SWG, con il supporto di Johnson & Johnson Innovative Medicine, ha svolto un’indagine su pazienti e caregiver e l’ha presentata oggi a Milano nel corso dell’evento “Nel labirinto della depressione, è ora di fare chiarezza”
Depressione: gli italiani la conoscono, la temono, ma non la considerano una malattia
In Italia sono 3,5 milioni le persone con una diagnosi di disturbi depressivi. Eppure, tre nostri concittadini su quattro sono ancora convinti che la depressione non sia una malattia. Ma ne conosco i sintomi e ne temono le conseguenze. È questo il quadro che emerge da un’indagine SWG, condotta con il supporto di Johnson & Johnson Innovative Medicine in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale
Il segreto di una vita felice? Dormire! Perdere anche un’ora di sonno butta giù l’umore
Fare le ore piccole potrebbe presto diventare un'opzione poco entusiasmante. Un gruppo di ricercatori della University of East Anglia ha scoperto che dormire meno del solito, anche solo di un'ora, fa sentire le persone meno positive e felici. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Psychological Bulletin
La neuroscienziata Arianna Di Stadio: “Proteggiamo il cervello con l’alimentazione”
Il nostro cervello può essere protetto dall'invecchiamento grazie all'alimentazione. A spiegarlo è Arianna di Stadio, attualmente docente di Otorinolaringoiatria all’Università di Catania e ricercatore onorario all’UCL Queen Square Neurology di Londra, intervistata da Sanità Informazione
Più di 4 ore al giorno sullo smartphone mette la salute degli adolescenti a rischio
Gli adolescenti che utilizzano lo smartphone per più di 4 ore al giorno hanno un rischio maggiore di sviluppare disturbi di salute mentale o di fare uso di sostanze pericolose. A far emergere questa preoccupante associazione è stato uno studio coreano pubblicato su Plos One
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Advocacy e Associazioni

Diabete: visita al fondo dell’occhio fuori dai Lea. Fand: “Si faccia un passo indietro”

Fare fronte, con un opportuno passo indietro, alla uscita della visita al fondo dell’occhio dai Lea e reinserirla quanto prima per evitare il grave impatto che questa decisione potrà aver...
Salute

Ricetta cartacea addio: dal 1° gennaio 2025 previste solo quelle elettroniche

Ora, salvo le eccezioni ancora consentite durante questa fase transitoria, saranno 488mila i medici e gli odontoiatri che prescriveranno le ricette in formato elettronico
di I.F.
Advocacy e Associazioni

Fibromialgia, le Associazioni pazienti in Senato: “Inserimento nei Lea e istituzione di PDTA tra le principali richieste”

AISF ODV E CFU: “Ribadite le richieste di modifica al disegno di legge per soddisfare realmente i bisogni dei pazienti con fibromialgia”
Salute

Obesità, una Commissione Globale propone una revisione della diagnosi: “Ecco quando l’eccesso di peso è patologia”

La Commissione sull’Obesità Clinica raccomanda un nuovo approccio, con più sfumature, nel quale vengono usate in aggiunta al BMI anche delle misure del grasso corporeo – ad e...
di I.F.