C’è un inquinamento subdolo e di cui non siamo consapevoli ma che sta rivelando profondi effetti sulla salute umana. Il fatto è che la modernità ha avuto un effetto collaterale: abbiamo infatti quasi cancellato la notte. Viviamo in città ed ambienti perennemente illuminati. Peccato che l’uomo come gli altri esseri viventi abbia bisogno anche del […]
C’è un inquinamento subdolo e di cui non siamo consapevoli ma che sta rivelando profondi effetti sulla salute umana. Il fatto è che la modernità ha avuto un effetto collaterale: abbiamo infatti quasi cancellato la notte. Viviamo in città ed ambienti perennemente illuminati. Peccato che l’uomo come gli altri esseri viventi abbia bisogno anche del buio e non solo per dormire. Il buio ha tantissime funzioni e quando la luce si spegne entrano in azione ormoni e sostanze preziose. «Serve ad equilibrare i ritmi ormonali, scanditi proprio dall’alternanza buio/luce – spiega il Professor Gianluca Scuderi, Associato di Oftalmologia all’Università La Sapienza e responsabile dell’Unità di Oculistica dell’Ospedale Sant’Andrea di Roma – ma serve anche ad attivare la cosiddetta ghiandola pineale, un piccolo organo situato nel cervello che regola la melatonina, l’ormone del riposo. E di dormire abbiamo bisogno perché proprio durante il sonno entrano in azione una serie di sostanze spazzine che eliminano le cellule vecchie o malate. L’occhio poi è un vero e proprio organo bersaglio della luce, basti pensare che al suo interno esistono dei recettori che rispondono all’alternanza luce/buio».
Nell’ultimo secolo abbiamo forzato sempre di più questi ritmi, rubando ore alla notte con una produttività quasi continua, tanto che la carenza di sonno in alcuni paesi è diventata una vera e propria emergenza per i suoi effetti sulla salute.
Il ritmo giorno-notte e quello sonno-veglia è l’ormai famoso ritmo circadiano e nei mammiferi, uomini inclusi, è regolato dal nucleo soprachiasmatico dell’ipotalamo e da altri orologi periferici regolato dalla melatonina (e non solo), già citato ormone prodotto dalla ghiandola pineale.
La luce influisce su questo orologio interno grazie a particolari cellule della retina: si chiamano cellule ganglionari che producono melanopsina, una proteina prodotta all’interno della retina e sono sensibili proprio alla luce blu. La stimolazione di questo ormone da parte della luce blu blocca la produzione di melatonina con una conseguenza importante: dormire meno e peggio. Ma altera anche la produzione di cortisolo (con aumento dello stress), degli estrogeni e della serotonina (che ha un ruolo nella regolazione dell’umore).
Tanto per comprendere l’importanza del buio in natura abbiamo chiesto a Lisa Signorile, biologa e autrice del libro ‘L’orologiaio miope’: «La luce artificiale impatta praticamente su qualunque forma di vita notturna, per molti motivi. Nei pipistrelli ad esempio il segnale per emergere dai posatoi diurni è l’intensità della luce, con la luce artificiale questo segnale è perso, ed era importante come comportamento antipredatorio. Le raganelle arboree invece non cantano se c’è luce, e se non cantano non si riproducono. Considerando che le popolazioni di anfibi sono già messe seriamente a rischio dalla epidemia in corso del fungo chitridio, un calo riproduttivo dovuto alla luce artificiale è un problema. E anche gli uccelli migratori hanno i loro problemi: alcuni migrano di notte e sono ben documentate morie di massa per impatto contro edifici illuminati, un disturbo dato dal fatto che queste specie si orientano anche con segnali astronomici come luna e stelle e si sono evoluti per avere sotto di se una superficie nera». Gli effetti della luce, sia localizzata che diffusa, possono essere fatali, come capita per le testuggini e le procellarie che usano il buio naturale e il cielo stellato per orientarsi.
Ma la luce e le fonti luminose non sono state create uguali: «Le vecchie lampadine ad incandescenza emanavano luce gialla e rossa, calda – continua Scuderi – oggi la fanno da padrone le luci blu, fredde, nella porzione da 380 a 450 nanometri. Sono luci a LED o OLED che emettono sorgenti di luce puntiforme ad elevata intensità. Non sono solo le lampadine, ma anche quelle emesse dagli schermi di smartphone e tablet che ci accompagnano tutto il giorno. Ma è cambiata anche la fruizione della luce: se prima leggevamo un libro con una lampada alle spalle per illuminare le pagine, oggi la luce blu colpisce direttamente la retina in un giorno infinito».
Se guardiamo la terra da un satellite il pianeta sembra immerso in una bolla di luce: come in un utero lattiginoso dalla terra non vediamo più il cielo e le stelle. L’80 per cento della popolazione mondiale e il 99 per cento della popolazione statunitense ed europea vivono sotto a un cielo inquinato da luci artificiali. La Via Lattea dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’umanità, è invisibile a oltre un terzo dell’umanità, incluso il 60 per cento degli europei e l’80 per cento dei nord americani. I Paesi meno interessati dal fenomeno sono il Ciad, Repubblica Centrafricana e il Madagascar, dove più di tre quarti degli abitanti vivono in condizioni di cielo incontaminato. Mentre il Paese più illuminato, detenendo così un primato negativo, è Singapore, dove l’intera popolazione vive sotto cieli così luminosi che l’occhio non è in grado di adattarsi completamente alla visione notturna.
Studi epidemiologici mostrano che le alterazioni del nostro orologio biologico sono collegate all’aumento di sindrome metabolica, malattie cardiovascolari, danni cognitivi, invecchiamento precoce e di alcuni tipi di cancro come quello al seno, alla prostata e del colon retto e del peggioramento di patologie preesistenti. Le nuove fonti luminose quindi possono avere effetti molto importanti su organi e apparati. Li ha illustrati anche un recente report della American Medical Association (AMA) “Human and Environmental Effects of Light Emitting Diode Community Lighting”, in cui si afferma che esistono implicazioni significative dovute alla transizione a livello mondiale alla luce a LED come tecnologia di illuminazione esterna.
«Un eccesso di luce blu ha un effetto tossico in particolare sull’occhio con un aumento dello stress ossidativo e danni diretti che aumentano il rischio di cataratta e degenerazione maculare con meccanismi dose dipendenti sulle cellule oculari – prosegue Scuderi –. Questo porterà nei prossimi decenni ad un aumento nel numero delle malattie oculari ma soprattutto in una loro insorgenza più precoce. Quello che possiamo fare è limitare l’esposizione agli schermi al LED specialmente la sera e prima di dormire e dotare le lenti dei nostri occhiali da vista di un filtro per la luce blu».